Joel sbadigliò per la milionesima volta, poi sorseggiò il caffè che aveva comprato andando al parco. Se ne stava appoggiato alla propria auto con fare annoiato, teneva la mano libera infilata in una tasca dei jeans e con gli occhiali da sole schermava gli occhi assonnati, figli di una notte brava che gli aveva permesso di dormire sì e no un paio d'ore. Avrebbe volentieri prolungato la permanenza a letto, ma purtroppo, in un momento di profonda tenerezza, aveva promesso alla figlia della sua migliore amica che sarebbe andato alla sua prima partita di calcio della nuova stagione, e lui manteneva sempre le promesse fatte alla dolce Hailee.
Proprio mentre sbadigliava per l'ennesima volta, senza curarsi minimamente di coprire la bocca con la mano, giunsero finalmente le due donne che stava aspettando da ormai venti minuti.
«Alla buonora!» protestò, prendendosi l'abbraccio della piccolina.
«Sei venuto, zio Joel!» disse con entusiasmo.
«Ma certo, scoiattolino, per nulla al mondo mi sarei perso la prima partita della stagione!»
«Corri dalle tue compagne, tesoro, sei già in ritardo» la esortò la madre, per poi salutare l'amico con un bacio sulla guancia. Dopodiché lo prese sottobraccio e gli rubò il caffè, bevendone un sorso generoso, mentre con calma raggiungevano gli spalti di legno sistemati lungo i lati più lunghi del campo da gioco.
«Grazie per essere venuto, Hailee ci teneva tantissimo» disse lei, restituendogli il caffè, ma l'altro gli fece segno di tenerlo.
«Non l'avrei mai delusa... anche se odio il calcio» osservò infastidito. «Cosa c'è di divertente nel guardare delle persone rincorrere un pallone?»
«E cosa c'è di divertente nel guardare dei ragazzi che sollevano pesi in palestra?» ribatté lei.
Joel la guardò al di sopra degli occhiali da sole e l'amica ridacchiò.
«Forse non è divertente, ma molto, molto eccitante» ribatté lui.
«Ok, te lo concedo.»
Non appena raggiunti gli spalti, Annis salutò altri genitori che conosceva, mentre Joel si sedeva e girovagava un po' su internet per ammazzare il tempo e scacciare la noia. Dopo qualche minuto gli giunse un messaggio e impiegò un po' a ricordare chi fosse quel Lee che lo ringraziava della splendida serata, augurandosi di poterlo rivedere al più presto. Non sprecò del tempo neanche a rispondere, cancellò la chat e bloccò il numero. Non intratteneva rapporti amichevoli con chi aveva ottenuto il suo numero – e qualcos'altro! – mentre era ubriaco.
Poco dopo venne raggiunto da Annis, la quale si sedette sospirando. «Odio le pubbliche relazioni! La maggior parte di queste mamme di sicuro sparlano alle mie spalle perché sono una madre single e comunque sono costretta a fare la carina con loro!»
«Perché?» le chiese Joel, continuando a guardare sul cellulare.
«Perché non voglio che Hailee venga isolata o, peggio ancora, bullizzata! Ho fatto tanto per farla entrare nella scuola che frequenta, non voglio rovinare tutto solo perché le madri di questi bambini sono stronz... ciaooo tesoro!» terminò la frase salutando, con fare affettato, una donna che le aveva rivolto un saluto da lontano. «Troia» borbottò poi, facendo ridacchiare Joel, il quale alzò solo un momento gli occhi.
«Porca puttana!» esclamò, togliendo poi gli occhiali da sole.
«Beh, adesso non esageriamo» lo ammonì l'amica.
«E quello chi è?» chiese, continuando a fissare un dio greco dai capelli scuri, in t-shirt e pantaloni di una tuta, che parlava con alcuni genitori.
«Chi?» chiese Annis, seguendo il suo sguardo. «Oh, quello? È Shwan, l'allenatore della nostra squadra. Carino, vero?»
«Carino?! Gesù, è uno schianto! Tua figlia ha quel fusto come allenatore e tu mi tieni all'oscuro?!» le disse a denti stretti con tono di rimprovero.
«Lo è da quest'anno, infatti la presenza delle mamme è aumentata come per magia» osservò ironica.
«Merda! Quindi è etero» ribatté Joel, guardandolo di nuovo, ammirando i succulenti bicipiti lasciati scoperti dalla maglia senza maniche.
«E io che ne so?!» rispose lei.
«Vado a indagare» dichiarò Joel alzandosi e dirigendosi verso il bell'allenatore. Annis neanche tentò di fermarlo, tanto non ci sarebbe riuscita!
«Salve» esordì Joel, non appena l'altro si fu liberato degli altri genitori petulanti.
Il dio greco stava per richiamare le sue giocatrici dal riscaldamento, ma rivolse il suo sguardo azzurro negli occhi color ambra dell'altro. «Salve» rispose, sfoderando un sorriso bianco e perfetto, che provocò la ola degli ormoni di Joel.
Quest'ultimo sorrise a sua volta. «Salve» ripeté. «Sono lo zio di Hailee, mi chiamo Joel» aggiunse, porgendogli una mano.
L'allenatore gliela strinse cordialmente. «Shwan, è un piacere conoscerla.»
«Diamoci pure del tu, in fondo mi vedrai molto spesso. Adoro il calcio e non mi perdo una sola partita della mia piccolina.»
«Ah sì? Fantastico» osservò l'altro, senza smettere di sorridere.
«Sono un tifoso sfegatato!» aggiunse.
«Bene, i tifosi attivi sono sempre d'aiuto per il morale.»
«Beh, io sono più un tifoso passivo, ma ci metto comunque del mio... mi impegno, ecco, e nessuno si è mai lamentato!»
L'altro si accigliò lievemente e il sorriso si affievolì, non capendo fino in fondo cosa stesse dicendo Joel. «Bene... ora devo richiamare le ragazze, tra poco inizia la partita.»
«Ma certo, fai pure! Io sarò sugli spalti a fare il tifo...»
«Passivo, giusto?»
«Esatto! In bocca al lupo!» detto ciò si allontanò di un paio di passi, per poi percorrerne uno a ritroso, in modo da potergli guardare il sedere con nonchalance.
Una volta di nuovo accanto ad Annis sospirò inforcando gli occhiali da sole. «Gay fino al midollo e sarà mio!» dichiarò.
«E se fosse già impegnato?»
«Non porta anelli.»
«E che vuol dire? Potrebbe comunque avere una relazione» insistette Annis.
Joel la guardò. «Nonfare l'uccello del malaugurio!» la ammonì, per poi guardare di nuovo versoShwan. «Al momento, l'unico uccello a cui voglio pensare è solo il suo»aggiunse in un mormorio che per fortuna sentì solo l'amica, la quale scoppiò aridere.
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MISTER LOVE
RomanceQuesta storia verrà pubblicata nei prossimi mesi in una raccolta su Amazon e Kobo.