Prologo

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Blanket guardò la propria immagine riflessa nello specchio e fece un respiro profondo, sentendo il cuore un po' troppo accelerato e l'ansia impadronirsi di lui. Sapeva di poter evitare tutte quelle sensazioni negative semplicemente preparando la valigia e lasciando di nuovo la propria città natale, così come aveva fatto quindici anni prima, senza voltarsi indietro e senza in seguito rimettere piede in quel posto dove aveva più ricordi negativi che positivi. Passò una mano sullo specchio che si era appannato di nuovo e fissò le iridi color mogano, sforzandosi di mettere su un'espressione risoluta, convincendosi di essere lì per un motivo ben preciso: il riscatto!

Un sorriso compiaciuto gli comparve sulle belle labbra, sentendo il coraggio e la sicurezza impadronirsi di lui. Non era più il ragazzino spaurito, brufoloso e con l'apparecchio ai denti che era stato vittima di scherzi maligni da parte dei compagni del liceo che si apprestava di nuovo a incontrare dopo tanti anni dal diploma. Ora era un uomo di successo, che aveva costruito una carriera solida nell'amministrazione di un'azienda di Los Angeles.

Ritrovata la propria sicurezza entrò nel box doccia e si lasciò accarezzare dall'acqua calda, rilassando i muscoli e ripetendosi che sarebbe andato tutto a meraviglia: quella sera avrebbe avuto il proprio riscatto, poi sarebbe tornato felice alla vita di sempre che amava tanto.

Blanket alzò gli occhi sullo striscione sul quale c'erano stampate le parole "Benvenuta, Classe 2003!". Fece una lieve smorfia trovando eccessivi tutti quei palloncini colorati, sicuro che quelle decorazioni così appariscenti fossero opera di colei che ai tempi del liceo era stata la presidentessa del comitato degli alunni per l'organizzazione di ogni festa, e del suo seguito starnazzante di amiche che al loro passaggio lasciavano una scia nauseante dello stesso profumo, obbligatorio tra le appartenenti al "Club delle Rose". Di ragazze intelligenti ne aveva conosciute tante durante la sua carriera scolastica, ma le Lady delle Rose proprio non facevano parte di quel gruppo. Il loro unico scopo era apparire, comandare, scopare... ma non con chiunque, ovviamente!

Se i ragazzi prescelti non erano come minimo capitani o presidenti di qualcosa d'importante, le cosce rimanevano ben serrate.

Blanket sorrise al ricordo di quante volte ognuna di loro aveva perso la verginità con questo o quell'altro. Se la memoria non lo ingannava, la stessa regina madre aveva millantato in giro di aver consumato la propria prima volta almeno sei volte; peccato che tutti sapessero che non era più vergine dall'età di quattordici anni quando, appena al primo liceo, si era concessa con entusiasmo al vice-capitano della squadra di baseball, prossimo diplomando e "felicemente" fidanzato con una delle atlete della squadra di softball, la quale aveva quasi modificato per sempre i connotati alla suddetta regina, non appena era venuta a conoscenza del misfatto!

Blanket non riuscì a trattenere una risatina di soddisfazione, anche se poi, da quel momento in avanti, la regina si era trasformata nel suo incubo peggiore.

Tirò un respiro profondo ed entrò nella sua ex scuola, pronto ad affrontare chiunque a testa alta. Il lungo e largo corridoio era illuminato e decorato con una miriade di palloncini e festoni; su di esso si affacciavano varie porte che nascondevano gli uffici della presidenza, la biblioteca e la mensa; mentre, in fondo, la grande porta rossa della palestra era spalancata e da lì giungeva il vociare e la musica tenuta a un certo volume. Proprio di lato ad essa era sistemato un tavolo dietro il quale due ragazze, probabilmente dell'ultimo anno di liceo, distribuivano le etichette con su scritti i nomi degli invitati.

Blanket si avvicinò e sorrise alle due giovani.

«Buonasera. Sono Blanket Morgan.»

Quella alla quale si era rivolto scorse una lunga lista che teneva di fronte a sé e annuì per poi sorridergli.

«Benvenuto, signor Morgan» mentre lo accoglieva, la sua amica scriveva il nome su una delle etichette per consegnarla all'altro.

«Aran Sweeney» disse intanto qualcuno che si era avvicinato.

Al suono di quel nome, Blanket si irrigidì come una statua di marmo e pregò con tutto se stesso che quella ragazzina facesse in fretta: quanto diavolo ci voleva a scrivere un dannato nome?!

«Ecco a lei. Buon divertimento!» gli sorrise infine la giovane porgendogli l'etichetta adesiva.

Blanket la afferrò velocemente e con passo spedito entrò nella palestra appiccicando il proprio nome sul taschino della giacca blu notte e all'ultima moda, che indossava su un paio di pantaloni dello stesso colore e una camicia bianca. Aveva bisogno di qualche secondo per riprendere il controllo, prima di essere in grado di...

«Blanket Morgan!» trillò una voce che lo fece trasalire, nonostante la musica fosse a un volume piuttosto alto.

"Merda, no!" esclamò il suo cervello mentre si stampava in faccia un sorriso tirato e di circostanza, fissando la donna dai lunghi e fluenti capelli scuri che gli andava incontro ancheggiando su un paio di tacchi a spillo vertiginosi, strizzata in un abito color rubino. Non appena raggiunto, lo sorprese abbracciandolo: la regina madre non portava più il profumo alle rose, ma eccedeva comunque con quello nuovo, tramortendo chi aveva la malaugurata sfortuna di capitarle troppo vicino!

«Come stai?» gli domandò tenendo entrambe le mani sulle sue spalle e guardandolo dritto negli occhi.

"Questa donna è fuori di testa! Ma si ricorda chi sono?" pensò destabilizzato da quel comportamento.

«Quanto sei carino! Hai tolto l'apparecchio!»

«Sì, circa quindici anni fa» rispose accennando un sorriso ironico. «Tu invece non sei cambiata molto» mentì spudoratamente: il botulino le aveva modificato il viso che da giovane, nonostante tutto, aveva sempre ammirato per la delicata bellezza.

«Come sei carino!» ripeté lei dando dimostrazione che aveva aumentato un po' tutto, tranne il quoziente intellettivo. «Vieni, andiamo dagli altri, saranno impazienti di rivederti!»

Blanket ne dubitava fortemente, ma si lasciò prendere sotto braccio e portare verso un gruppo eterogeneo di persone che parlavano intorno a vari tavoli, bevendo i cocktail che venivano serviti a un bar sistemato per l'occasione in un angolo della palestra, mentre al centro era stato lasciato un ampio spazio per permettere a tutti di ballare.

«Guardate un po' chi ho trovato!» esclamò la regina attirando l'attenzione dei vecchi compagni di liceo.

Blanket li riconobbe tutti, nonostante alcuni di loro fossero cambiati molto. Qualcuno era ingrassato, qualcun altro dimagrito. Un paio avevano quasi del tutto perso i capelli, altri ne avevano cambiato il colore.

«Ehi, non sei più il ranocchio spaesato e con l'apparecchio ai denti!» esclamò colui che era stato capitano della squadra di basket per tre anni.

«Gli anni passano per tutti» ribatté Blanket senza perdere il sorriso, nonostante fosse infastidito dal fatto che l'altro avesse usato il soprannome che gli avevano appioppato ai tempi della scuola in senso dispregiativo.

«Buonasera a tutti.»

Di nuovo quella voce e non solo Blanket tornò improvvisamente invisibile agli occhi degli altri, ma ogni fibra del corpo cominciò a fremere. Approfittò del fatto che il nuovo arrivato avesse attirato su di sé tutta l'attenzione e si eclissò raggiungendo il bar, sperando servissero anche super alcolici.

In un primo momento aveva temuto di incontrare di nuovo i suoi ex compagni di classe, ma adesso non si sentiva più inferiore a nessuno, per questo aveva deciso di partecipare a quella riunione, mettendo anche in conto che avrebbe rivisto lui. La persona che più lo aveva ferito tra tutti. Perché puoi anche sopportare le battutine maligne da parte di chi non tieni in considerazione, ma sentirle uscire dalla bocca della persona della quale sei innamorato fa davvero male. Soprattutto se a quella persona hai donato la parte più importante di te, nella speranza che potesse essere un bel ricordo. Perché se le Lady delle Rose avevano perso la loro verginità innumerevoli volte, a Blanket era successo una sola volta: con Aran Sweeney, il suo primo amore.

PASTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora