Prima parte - Prologo

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Tutto era assolutamente sotto controllo! Kevin non era in mostruoso ritardo, non aveva macchiato la camicia immacolata con il caffè di Starbucks ed era pronto a soddisfare qualsiasi richiesta stramba della sua nuova e prestigiosissima cliente!

Giunse al Ritz trafelato, due minuti dopo l'orario previsto per l'incontro.

Un avvenimento del genere era per lui inaccettabile, infatti arrivava sempre con almeno dieci minuti di anticipo ad ogni appuntamento, che si trattasse o meno di lavoro. Il ritardo è una forma di maleducazione e Kevin si faceva un punto d'onore di essere tra le persone più educate del pianeta.

Una volta entrato nella hall dell'hotel si diresse sicuro al ristorante, dove sapeva di essere atteso da Diana Cormack e da tutto il suo entourage: madre, sorelle e una piccola colonia di oche starnazzanti meglio conosciute come "le amiche della sposa"! Nessun uomo sarebbe stato in grado di affrontare una prova simile senza riportare almeno una ferita sul campo di battaglia, ma Kevin Alexander non era un uomo come tutti gli altri! Kevin aveva l'asso nella manica. Kevin era bello e gay ... e tutti sanno che le donne adorano i ragazzi belli e gay!

Giunto nella sala si guardò intorno alla ricerca della gallina dalle uova d'oro e delle sue accompagnatrici. Non fu difficile individuarle, splendevano... o meglio, accecavano letteralmente! Bellissime, tutte. Fresche di trucco e "parrucco", adorne di gioielli il cui valore, molto probabilmente, faceva invidia a quello di un attico in un lussuoso condominio di Manhattan. Il gruppo era assortito di bionde, more e di una rossa che spiccava nel mucchio dando un tocco di colore sgargiante. Tutte vestite all'ultima moda e odorose di profumi costosi e ... dollari.

Kevin tirò un respiro profondo e si stampò sul viso il suo proverbiale sorriso, candido e perfetto. Si avvicinò al tavolo e immediatamente calò il silenzio.

Bello e gay ... tramortite!

«Buongiorno. Chiedo scusa per il ritardo, purtroppo ho avuto un piccolo incidente da Starbucks.» disse indicando con rammarico la macchia di caffè sulla propria camicia. Tutte sospirarono dispiaciute.

Regola numero uno: trasforma un inconveniente in un punto di forza. Fatto!

Prima di tutto salutò la mamma della sposa, dilungandosi in complimenti fasulli quanto le labbra della donna. Dettagli!

Regola numero due: la mamma della sposa è colei che, durante il matrimonio, decide tutto. TUTTO!

È lei la donna che bisogna conquistare, non la sposa. Un cenno della mamma e il grande circo si blocca. Una smorfia appena percettibile e la tua testa viene offerta in sacrificio agli dei!

La mamma della sposa è la dea suprema del matrimonio!

Poi, ovviamente, c'è la sposa: stesso taglio e colore di capelli della mamma, stessi occhi, stessa corporatura, praticamente un clone, con qualche chilo in meno di silicone e botox ... forse.

Diana era l'ereditiera per eccellenza, il luogo comune delle ragazze belle, ricche e viziate. Tre parole che, messe insieme, facevano lievitare il conto in banca di Kevin in modo esponenziale! Tutto dipendeva dalla sua capacità di soddisfare ogni più piccola richiesta della sposa... pardon, della mamma della sposa!

Conclusi i convenevoli sedette tra due amiche - future damigelle; di fronte a sé aveva Diana e sua madre, Victoria. Era pronto per l'elenco di richieste impossibili da realizzare nel presente e su questo pianeta. Suo il compito di renderle fattibili ora e non nell'anno quattromilatrecentoventisei!

«Kevin.» esordì seria la madre della sposa.

«Victoria.» ribatté lui mentre un brivido gelido gli correva lungo la schiena. La guardò palesando una sicurezza che, in quel momento, era ben lungi dal possedere, con un'espressione di pacata compostezza per la quale avrebbe meritato un Oscar!

«Su una cosa non scenderò a patti con te.» Lei lo guardò dritto negli occhi color cioccolato. La tensione nella sala era tanta che sembrava di assistere ad un summit per scongiurare una guerra globale.

«Mi dica pure Victoria.» Livello sicurezza tono di voce: cento su cento! And the winner is ... Kevin Alexander!

«Il cibo per il matrimonio di Diana ...»

Da notare la sottigliezza non trascurabile di questa frase: "Il cibo per il matrimonio di Diana."

Non "il cibo per il matrimonio di Diana con il povero Cristo che se l'accolla"!

Lo sposo è un ammennicolo del quale ai matrimoni si potrebbe fare benissimo a meno. È semplicemente uno vestito diversamente, ma poco, rispetto agli altri uomini presenti alla cerimonia. Questi, per alcuni istanti, farà presenza di fianco alla sposa - solo perché ella avrà bisogno di un dito al quale infilare una fede anonima - e poi sparirà tra gli invitati, ricomparendo come per magia per tenerle lo strascico, quando, bisognosa di aiuto, vorrà salire sull'auto a sua disposizione.

«Il cibo per il matrimonio ...?» la esortò a continuare Kevin.

«Dovrà essere cucinato esclusivamente da Hunter Chadwick.»

Kevin sbatté le palpebre incredulo, certo al novantanove virgola novantanove per cento di aver capito male.

«Hunter Chadwick?» ripeté lui.

Victoria annuì imitata dalla figlia. Kevin guardò prima una poi l'altra.

«Hunter Chadwick lo chef? Il proprietario della catena di ristoranti "Evil Hunter" sparsi in tutto il mondo?» sottolineò preoccupato.

«Proprio lui.» confermò Victoria facendogli fermare il cuore che difficilmente sarebbe tornato a battere. Ok, poteva farne a meno, era ancora vivo!

«Credo non cucini più neanche nei suoi ristoranti, come pensa potrei convincerlo a cucinare per un matrimonio?» domandò Kevin perplesso.

«Oh, questo fa parte dei suoi compiti.» lo informò Victoria con un frivolo tono di ovvietà.

Ecco perché aveva voluto incontrarlo con tanto anticipo rispetto al matrimonio! Aveva una richiesta praticamente impossibile da veder realizzata! Strega malefica!

Kevin sorrise, ancora persuaso di convincerla a desistere.

«Vedrò di fare del mio meglio. Intanto posso consigliarle vari nomi da prendere in considerazione nel caso in cui il signor Chadwick fosse troppo impegnato per poter accettare il lavoro?» gli venne quasi da ridere pensando a ciò che aveva appena detto. Hunter Chadwick che doveva decidere se accettare o meno un lavoro! Quello il lavoro lo forniva a centinaia di persone sparse per il mondo, altroché!

«Forse non sono stata abbastanza chiara Kevin. Non voglio alternative già sfruttate dall'intero jet set di New York, io voglio l'esclusività per mia figlia, e l'esclusività in cucina ha un solo nome: Hunter Chadwick. Se lui non dovesse accettare, lei non sarà il nostro wedding planner.»

Kevin frenò appena in tempo un'imprecazione.

«Proposta d'ingaggio?» chiese come se avesse già convinto Hunter Chadwick ad accettare di cucinare per un evento qualunque come un matrimonio!

«Non c'è limite di budget. Il padre di Diana è disposto a sborsare qualunque cifra pur di far felice la sua bambina.»

Regola numero tre: decide la mamma, paga il papà. Che mondo meraviglioso e incomprensibile!

Victoria si alzò, immediatamente imitata da tutte le altre e Kevin la seguì.

«Ora dobbiamo andare. Alcune amiche ci attendono al Country Club per una raccolta fondi.»

"Di caffè?! Strega malefica!" pensò Kevin sorridendo ed espletando di nuovo il rito dei saluti.

«Attendo con ansia sue notizie Kevin caro.» la donna gli sorrise e invitò tutte le ochette starnazzanti a seguirla. Lo lasciarono solo e disperato.

Il sorriso scomparve dal suo volto, si lasciò andare sulla sedia poggiando i gomiti sul tavolo e prendendosi la testa tra le mani. Fanculo al galateo!

«Signore?» Kevin sollevò la testa incrociando lo sguardo di uno dei camerieri.

«Si?»

«Il conto.»

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