Falling Blossom

Terza parte

"Sì sono io"
Ero così emozionata che non mi accorsi che aveva sbagliato la pronuncia del mio nome.
Quel suo sguardo così gentile mi faceva sentire a mio agio, anche non conoscendola.

"Spero che il viaggio sia stato tranquillo"
Si rivolse a me come se stesse parlando ad una bambina che si era appena persa.
Non mi diede fastidio, probabilmente era così.

Mi ripresi, probabilmente avevo davvero lo sguardo perso, ma era la prima volta che sentivo così tante emozioni insieme.
Effettivamente non è da me fare così.
"Comunque il mio nome si pronuncia Alis non Alice"
Le dissi subito per non creare disagio dopo.
"E si, il viaggio è andato molto bene, grazie per avermelo chiesto"
Mi affrettai a rispondere alla sua domanda, sorridendole.
Il vento continuava a soffiare sui nostri visi, era una brezza davvero rilassante, ma se non ce ne fossimo andate subito probabilmente ci saremmo ammalate entrambe.

"Ok Alis- accentuò il mio nome per far vedere che aveva capito come si pronunciasse- sei pronta per vedere l'appartamento? L'ho pulita per bene prima del tuo arrivo. Non che fosse sporca, ma per sicurezza andava fatto"
Disse mettendosi in mostra in modo per lo più ironico e sorridendo in modo allegro.
Ora era lei a sembrare una bambina.
La trovai fin da subito divertente e in gamba. Mi sentivo a mio agio con lei, solitamente ho bisogno di tempo prima di prendere confidenza con qualcuno di nuovo.

Mi limitai ad annuire e seguirla fino alla macchina.

Durante il tragitto in macchina parlammo del più e del meno.
Mi raccontò del suo laviro e che l'appartamento era il suo e che vivere sola era diventato un po' noioso, e per questo ha deciso di avere una coinquilina.
Aggiunse poi che aveva 21 anni. Era poco più grande di me.
Le raccontai qualcosina di me, che ero lì per finire gli studi e che non vedevo l'ora di andare via di casa.
Lei sorrise e continuò a guidare tranquilla per le strade della grande Seoul.

Arrivate a casa la prima cosa che disse prima di farmi entrare fu "Fai come se fossi a casa tua"
Li per li la presi a ridere, ma mi resi conto che finché Avril non mi avrebbe cacciata dall'appartamento, quella sarebbe stata davvero anche casa mia.
Sorrisi e notai quanto fosse bella la casa, la disposizione in cui avevano messo gli arredi faceva sembrare la casa molto più grande di quella che era già.
Non c'era angolo non utilizzato o vuoto, tutto era perfetto.
Era l'idea di casa perfetta.

Dopo aver fatto il giro del salotto, mi fece vedere il resto.
La cucina era un po' più piccola rispetto al salotto, ma anche lì era tutto molto piacevole, tutta la casa aveva gli arredi di un color panna che rendeva la casa fresca e illuminata.
Passammo per il bagno, la sua camera e infine la mia.
Anche li il bianco dominava.
Riuscivo già ad immaginarla riempita delle mie cose, dai libri ai vinili.

"Ti lascio sistemare le tue cose, appena hai finito mi trovi in camera mia. Se ti va stasera potremmo andare mangiare qualcosa fuori"
Mi disse avviandosi verso la porta per poi chiuderla appena uscita dalla stanza.

Mi buttai sul letto, era davvero comodissimo. Sapevo che mi sarei ambientata subito.

Dopo aver sistemato tutto ed essermi cambiata per stare più fresca, andai a bussare alla porta della camera di Avril, non sapevo effettivamente cosa dirle, ma magari avrebbe trovato lei un argomento di cui parlare.
Mi disse di entrare, ed entrai.
Camera sua era particolare, mi persi a guardare ogni dettaglio che aveva in camera.
Tra sue foto da piccola, ai libri di psicologia dell'università.
Iniziammo a parlare e decidemmo di andare a mangiare qualcosa fuori, e si optò per il sushi.

Arrivate al ristorante, fuori ad aspettarci c'erano un amico di Avril e un suo ex, di cui mi disse solo dopo che ne era ancora innamorata, e con la scusa di dover incominciare a fare nuove conoscenze me lo presentò, così che lei potesse attaccare di nuovo battone con lui.

"Alice, loro sono Lèon e Tyler"
Disse Avril in un tono entusiasta, come se mi stesse presentando due dei suoi attori preferiti.

"Alice, piacere mio"
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