Capitolo 1

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Il bianco mi circonda come se fossi immersa in una nuvola: i suoni mi giungono ovattati, attutiti e a stento comprensibili, come se il mio subconscio avesse deciso di esternarmi da ogni possibile minaccia.
Ecco che tutto ricomincia.
È un circolo vizioso.
Un infinito susseguirsi di immagini che sembra intenzionato a ripetersi, senza fine.
Ero certa che sarebbe tornato inesorabile e potente, a prendermi tutto ciò che possiedo e che sono, a fare sua la mia stessa vita; trasformandola nella proiezione di un film a cui io assisto solo come spettatrice e non come la protagonista che dovrei impersonare.
Non credo che qualcuno sappia comprendere come ci si senta ad essere impotenti, a non poter decidere nemmeno nella propria vita cosa fare e come comportarsi.
Il fautore di tutto ciò, la ragione che mi impedisce di trovare la voglia di alzarmi la mattina, ciò che ormai non solo possiede, comanda e vive la mia vita, ma che è la mia stessa esistenza: quello che per antonomasia viene chiamato sogno.
Il sogno per le persone comuni e la possibilità di sperimentare e sperare. È il luogo dove i desideri diventano realtà e dove tutto è possibile.

Nell'antichità il sogno era talmente sacro da essere personificato in un Dio, anzi in più Dei: Morpheus, Phobetor e Phantasos, figli della Notte e di Ipsos, il dio del sonno e fratello di Thanatos, il dio della morte.
Molte leggende parlano di esso, definendolo principalmente di due differenti tipologie: vero, da cui si sarebbero poi sviluppati i cosiddetti sogni premonitori, e quello ingannatore.
Gli Oneiroi, gli Dei sopracitati, inviavano doni, sotto forma di sogni, in favore degli Homines che consideravano giusti e che offrivano loro sacrifici. Mentre inviavano delle punizioni, sotto forma di incubi, a coloro che si dimostravano non degni oche erano ritenuti , in quel dato momento, colpevoli di qualche misfatto.
Questi Dei, per compiere queste azioni, si avvalevano delle facoltà di trasporto istantaneo di due storiche porte: la porta di corno per i sogni veri e quella d'avorio per quelli ingannevoli.
Ma c'è chi non sa che, oltre a Morpheus, Phobetor e Phantasos, la Notte generò una terza figlia, più potente dei suoi fratelli, che, per la sua superiorità, fu scaraventata giù dall'Olimpo nel mondo degli Homines. Tutt'oggi vive tra di loro, dopo aver assunto svariate forme nel corso dei millenni.

Mi chiedo solo cosa la piccola Isabelle Walters possa aver fatto agli Dei per farli adirare così tanto nei suoi confronti e concederle, rovinandole l' infanzia è trasformandola lentamente nella sua versione più adulta (ovvero io), quello che molti definirebbero un generoso dono concessomi dal fato, ma che io considero come la più grande delle mie disgrazie: la premonizione.

Io sono la Terza Figlia, Fautrice del Destino, la Donna delle Nebbie, colei che domina il futuro.
Molti uomini mi hanno affibbiato nel corso dei secoli, ma questo è quello con cui gli Homines sono soliti chiamarmi in questa epoca:

Israfil, dea del tempo.

Spazio autrice:

Scusate se mi intrometto.... Volevo solo chiarire un paio di cose:
1 questa storia è la seconda che pubblico quindi avrà un ritmo più lento ma comunque sempre cercando di essere costante.
2 La nostra Isabelle é la protagonista di questa storia, quando é lei "parla" il carattere è quello normale.
Poi c'è un'altra "personalità" che è Israfil e, quando è lei a esprimere la sua opinione su qualsiasi fatto, lo fa usando il corsivo sottolineato .
Inoltre, fra un ' opinione e l'altra, si hanno tre interlinea .

Spero di non avervi confuso troppo, spero che vi ci abitauiate e che la storia vi possa piacere ( perché finora io sono veramente contenta delle idee che ho per questo racconto).

A presto.
Vi voglio bene.
Vostra Ary

P. S.
Non fate caso al suono.... È uno dei nuovi aggiornamenti di wattpad e non so come toglierlo di lí ヘ(^_^)ヘ

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 24, 2015 ⏰

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