XV

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Non riesco a giustificare a pieno le azioni che compii dopo che mi venne dato lo scettro, così come non riesco a comprendere cosa mi spingeva ad essere così ossessionato dalla guerra e dagli umani, ma so che ero riuscito ad ottenere il Tesseract in breve tempo, certo senza non poche vittime.
Continuavo a sorridere, osservando il mio elaborato e sentendomi fiero di quel che stavo facendo, anche se non ne comprendevo il motivo. Ero felice di cosa, esattamente? A cosa mi avrebbe portato tutto quello? Perché mai avrei dovuto dai la -falsa- gemma dello spazio ad un titano che conoscevo appena?
Non avevo risposte alle mie domande, né tanto meno la forza di porgermele veramente, come se fosse solo un pensiero fuggiasco che non avrebbe cambiato assolutamente nulla, della stessa importanza di cosa avevo mangiato a colazione.

«Mio signore,» mi chiamò una voce giovanile uno di quei giorni, risvegliandomi per un istante da quello strato di trance e facendomi cercare con lo sguardo da dove provenisse, anche se non vedevo nessuno attorno a me «Cosa diavolo state facendo? Perché... Perché?»

«Dove sei?» chiesi, senza smettere di cercare con gli occhi e provando a ricordare di chi fosse quella voce «Chi sei? Mostrati e non nasconderti nell'ombra»

«C-come "chi sono?"» chiese di rimando lui. Sembrava sorpreso, turbato... Ferito «S-sono qui, padrone. Sono proprio davanti a voi!»

Sbattei le palpebre più volte, continuando a cercare dove fosse colui che stava parlando ma non riuscendo a scorgere nessuno. Ero solo, completamente solo.
Gli agenti che erano sotto al mio controllo se n'erano andati proprio qualche minuto fa, e io ne avevo approfittato per cercare un attimo di pace e potermi rilassare, quindi non poteva trattarsi di nessuno che lavorasse per me.
Eppure, da una parte ero certo di conoscerlo... Chiunque fosse colui che mi reclamava.

«V-va bene, è-è c-chiaro che non riuscite più a vedermi. Non... Non so perché, ma posso provare a...»

Senza che ci fu il bisogno di terminare la frase un portale si aprì davanti a me, mostrando dall'altra parte un appartamento dallo stile barocco e del fuoco verde che scoppiettava nel camino, mentre una forza invisibile alle mie spalle mi spingeva verso di esso.
Attraversai quella breccia, senza neache volerlo veramente, se dovevo essere sincero, ma non appena lasciai Midgard qualcosa nella mia mente scattò, facendomi ripensare immediatamente a J e portandomi a voltarmi di scatto, così da rendendomi conto che era stato lui a spingermi.

Incrociammo per un attimo i nostri sguardi, notando che il suo era offuscato da un velo di lacrime e il viso reso più pallido dalla divisa nera e spessa che indossava, quasi fossero degli abiti da battaglia.

«J,» lo chiamai, vedendolo trattenere il respiro quando il suo nome toccò le mie labbra «Cosa... Cosa hai fatto? Dove siamo?»

«Eravate controllato» rispose freddamente lui, abbassando il capo e iniziando a giocare con uno dei pugnali che teneva alla cintura, dove tante altre armi erano fissate «Qualcuno stava giocando con la vostra mente, Thanos, forse, quindi ho dovuto portarvi in un altro Fandom per interrompere il contatto. Non pensavo fosse possibile con la copia-della-copia di una delle gemme, ma a quanto pare sono più bravi di quanto credessi»

«Copia-della-copia?»

Lui annuì, portando una mano in avanti e facendo apparire uno scrigno in cristallo, dal materiale tanto trasparente che si poteva benissimo vedere cosa vi fosse al suo interno, anche se era la mente a non volerlo accettare fino in fondo.

«Sono...» mormorai, aggrottando le sopracciglia e prendendo in mano il contenitore

«Tante gemme della mente, esatto» rispose lui, mentre io continuavo a fissare le decine di pietre giallognole contenute «Ne ho altre tante per spazio, realtà, potere, anima e tempo. Le ho create quando Maestro Fu ci annoiava con le sue chiacchere, ma alcune le ho perse ed evidentemente l'ex guardiano gli sta dando la caccia. Vabbè, io avevo intenzione di venderle, ma dettagli»

THE GOD OF FANDOM// le originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora