Il Rodiano

9 1 0
                                    

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...

Il Rodiano

Capitolo 1

Minas era un piccolo pianeta situato al confine dell'Orlo Esterno, talmente vicino alle Regioni Ignote da essere stato considerato, per millenni, uno dei suoi mondi. I suoi principali abitanti erano Rancor ed altre creature poco amichevoli, perciò non era stato colonizzato finché, sul finire dell'Alta Repubblica, alcuni esploratori accompagnati da Jedi del consiglio, avevano scoperto la presenza di giacimenti di minerali e metalli rari utilizzabili in molti modi.
In seguito alla scoperta, migliaia di coloni si erano insidiati sul pianeta e avevano ridotto le creature locali a più miti consigli a colpi di Blaster.
La famiglia di Malek, il clan Ortak, giunse da Rhodia con tutte le intenzioni di mettere radici su "quel sasso abbandonato dell'Orlo Esterno" e fare fortuna.
E così fu finché tre guerre non prosciugarono le miniere del clan; prima vennero i Separatisti, poi l'Impero Galattico e infine il Primo Ordine. E ognuno prese una parte di minerali e gemme con le buone e le cattive, anche se più spesso con le seconde.
Nel 35 dopo la battaglia di Yavin, il Primo Ordine venne definitivamente sconfitto - si diceva grazie ad una Jedi - e Minas tornò libero, ma a quale prezzo? Era diventato un luogo dominato dalla miseria, la paura e la violenza.
Malek era nato poco dopo la caduta dell'Impero ed aveva ereditato ciò che rimaneva dell'azienda di famiglia da suo padre, che a sua volta l'aveva ereditata dal suo e così via, con la differenza che l'ultimo proprietario ancora in vita aveva dovuto abbandonare la miniera ormai esaurita e darsi all'agricoltura. Tuttavia, le guerre che avevano devastato Minas avevano anche ridotto il terreno in uno stato terribile, e pareva impossibile farci crescere alcunché. Di allevare qualche creatura poi, neanche a parlarne.
Alla fine, Malek era stato costretto a vendere ogni cosa, persino la casa, e si era ridotto a vivere come un mendicante, facendo qualche lavoretto qua e là per il suo amico Kuryan, un Quarren un tempo ricchissimo che adesso gestiva un chiosco di cibo di dubbio aspetto, e gusto ancor più dubbio. I suoi fornitori erano alcuni esponenti degli immancabili cartelli criminali i quali, come parassiti, trovavano sempre il modo di arricchirsi, sfruttando tutto e tutti, soprattutto la povera gente.
Quel giorno, Malek stava mangiando una zuppa di larve, larve che parevano più vive che morte, ma era un omaggio del suo amico e non era il caso di fare lo schizzinoso.
Osservò il suo riflesso nel brodo fumante dentro la scodella: un individuo umanoide dalla pelle bluastra e verde, con gli immancabili occhi giganti simili ad un cielo stellato, le corte orecchie a punta, il muso allungato e due antenne sulla testa, insomma un Rodiano come tanti altri. Se la mia vita è questa, mi sento davvero inutile, pensò Malek continuando ad osservare il suo riflesso.
Non aveva nemmeno più gli occhi per piangere; era tutto così assurdo.
<<Sai, è una benedizione che non ci siano mai sposati con nessuna. Non che qualcuna vorrebbe due miserabili come noi, dico io!>> esclamò una voce roca e profonda, riportando il Rodiano alla realtà.
Malek osservò il tizio davanti a lui, la testa simile ad un calamaro rossiccio su un corpo umanoide, con due occhi spenti di un colore arancio pallido che lo fissavano annoiati: <<Come mai ti viene in mente questa cosa, adesso? E perché dovrebbe essere una fortuna?>>
Kuryan ridacchiò facendo vibrare i sottili tentacoli che costituivano la sua bocca: <<Perché non ci vuole nessuno! Non possiamo nemmeno andare con una prostituta dei bordelli più disastrati di questo buco di paese, in questo buco di pianeta. Figuriamoci avere una compagna! È triste, ma ci penso spesso perché deve essere bello... Voglio dire, immagina di tornare a casa e trovare la tua signora che ti aspetta, dico io.>>
Malek sospirò rumorosamente; anche lui avrebbe voluto una compagna, ma pareva difficile coltivare qualsiasi cosa su Minas, persino l'amore. Chi poteva scappava dal pianeta con i rari trasporti che ancora passavano da quelle tratte galattiche, oppure diventava un affiliato dei cartelli, viaggiando ovunque nello spazio infinito. E Malek sognava di vagare nel cosmo tanto quanto di trovare l'amore.
<<Ora che il Primo Ordine è stato sconfitto, secondo te rifonderanno la Repubblica per l'ennesima volta?>> domandò poco dopo Kuryan, mangiando una larva viva.
<<Anche se fosse, che cosa cambierebbe per noi altri? Te lo dico io: un bel niente!>> sbottò Malek; per tutta risposta, il Quarren bofonchiò qualcosa nella sua lingua madre e ricominciò a mangiare le larve, ignorando quasi completamente il brodo.
La famiglia di Kuryan era scappata da Mon Cala all'inizio delle Guerre dei Cloni, quando pareva che i Quarren e i Mon Calamari, l'altra razza di quel mondo completamente acquatico, si sarebbero sterminati a vicenda in una tremenda guerra senza quartiere. Gli antenati del cuoco si erano quindi rifugiati nel pianeta più lontano che avevano trovato, in cui, all'epoca, vi erano vasti oceani inesplorati. E qui avevano fatto la loro fortuna.
I conflitti e lo sfruttamento seguente di ogni angolo di Minas avevano impoverito anche i mari e così, per vivere, Kuryan aveva avviato la sua attuale attività sulla terra ferma, anche se abitava comunque nel cuore di una baia profonda dalle acque tuttora miracolosamente cristalline.
Ancora una volta, il flusso dei pensieri di Malek venne interrotto da una voce, ma non era quella profonda del suo amico, bensì una più squillante, anche se ovattata e metallica, la stessa che aveva udito migliaia di volte dai soldati con indosso ora l'elmo imperiale, ora quello del Primo Ordine. Perciò ebbe paura, una paura folle, e chinò istintivamente il capo, certo che anche Kuryan lo stesse imitando.
<<Scusate, parlate il Basic? Ho bisogno di informazioni.>> insistè la voce ovattata e metallica.
Le gambe di Malek tremavano come foglie, ma un pensiero si stava facendo strada nella sua mente; la sua vita non aveva alcun senso e quel bastardi, con le loro inutili guerre, gli avevano portato via tutto. Era giunto il momento che qualcuno desse loro una lezione, che desse l'esempio come avevano fatto prima i Ribelli e poi la Resistenza, grazie alle quali anche il loro mondo era stata liberato, sebbene troppo tardi.
Sollevò la testa di scatto, pronto a rispondere per le rime al soldato di chissà quale nuovo ordine dittatoriale, ma rimane alquanto perplesso; la donna dinanzi a loro, quasi sicuramente umana, indossava un'armatura rossa dagli inserti viola, con un elmo davvero particolare, soprattutto in virtù di una visiera a forma di "t". Un'antenna, o quello che pareva un'antenna, spiccava a lato del particolare elmo.
Dopo lo stupore iniziale, tuttavia, Malek si fece guardingo, perché la donna portava sulla schiena un fucile Blaster dall'aspetto minaccioso, e due pistole nelle fondine a lato della cintura, in cui si intravedevano anche alcune granate. Insomma, era armata fino ai denti.
<<Mi capite o no? O magari siete sordi? Vediamo se così va meglio!>> sbottò la donna togliendosi il casco.
Sotto una selva di capelli ricci e neri come la pece, Malek vide il volto di una ragazza molto giovane, poco più di una bambina - aveva lavorato spesso con gli umani ed aveva imparato a riconoscere le loro età - dalla pelle d'ebano e gli occhi scuri, ma vispi e luminosi. Un volto rassicurante, nonostante il suo armamentario facesse temere il peggio: <<Insomma, capite la mia lingua? Devo parlare a gesti?>> e quella prese veramente a gesticolare con le mani guantate.
Malek e Kuryan scoppiarono a ridere, perché era davvero buffa: <<Si, si! Capiamo il Basic. Perdonaci, ma ti abbiamo visto con tutta quella ferraglia addosso e temevano che fossi il soldato di un qualche esercito impegnato a sfruttare le risorse del nostro misero pianeta. A proposito, ormai tutte le risorse sono esaurite!>>
La ragazza sbuffò: <<Beh, non siete il solo pianeta ad aver subito guerre e sfruttamento. Io vengo da un pianeta in cui ci combattiamo tra di noi per risorse e territori da sempre... O meglio, combattevamo.>> una punta di amarezza parve trasparire dalla voce dell'umana.
<<Il tuo pianeta? Che gli è successo?>> domandò Kuryan curioso.
<<Il mio pianeta ha subito una serie di esplosioni e, probabilmente, adesso è un mondo morto. Certo, nel suo caso non è stata colpa della Morte Nera o qualcosa di simile, tipo la base Star killer o una pioggia di fuoco da incrociatori armati. No, no; è stato distrutto dall'ennesima guerra civile Mandaloriana! Bah!>> la donna scosse la testa.
<<Aspetta. Sei Mandaloriana? Questo spiega la tua armatura! Non ne vedevo una da una vita!
Mi dispiace per il tuo pianeta!>> disse Kuryan in tono triste.
Mandaloriana? Ma certo, Mandalore è quel pianeta di guerrieri di cui mi aveva parlato il nonno. Pare che già una volta, in passato, alcuni di loro fossero giunti su Minas, pensò Malek, che poi si rivolse alla ragazza:<<Dispiace anche a me.>>
L'altra fece un gesto plateale con la mano: <<Era piuttosto probabile che sarebbe finita così, prima o poi. Inutile piangere sul latte di Bantha versato, Bah! Magari, un giorno ci tornerò per vedere se si può ancora salvare, chissà.
Comunque, io sono Tee-Lora. Piacere di fare la vostra conoscenza.>>
Malek e Kuryan si presentarono a loro volta.
<<Visto che adesso siamo in confidenza, aiutereste questa povera cacciatrice di taglie a sbarcare il lunario? Ah, non vi avevo detto che caccio gentaglia varia per vivere e mi pagano per farlo? E anche piuttosto bene!
Se mi aiutate, potrei persino pensare di comprare il cibo da voi, per quanto mi sembri un po' troppo "vivo" per i miei gusti.>>
Malek sorrise. Che tipo, pensò. Quindi le disse: <<Io non sono esattamente alle dipendenze di Kuryan, perciò, più che comprare il cibo, potresti farmi un favore: portarmi il più possibile lontano da Minas. Avrai un'astronave, no?>>
<<Ehi!>> protestò il Quarren prima che Tee-Lora potesse rispondere, <<Se ti aiuto, preferisco che porti via anche me da questo buco! Non ce la faccio più a cucinare queste schifezze e devo pagare fin troppi crediti al cartello per lavorare! Mi restano le briciole e ci campo a fatica, bella! Non ne posso davvero più di questa vita, dico io!>>
La donna scosse la testa e sospiro rumorosamente: <<La mia astronave è abbastanza capiente e ci staremmo bene in tre, ma potrei aiutare voi se voi aiutate me in modo più incisivo.>>
Gli altri due la guardarono perplessi.
<<Voglio dire che le informazioni non sono una moneta di scambio sufficiente per portare le vostre chiappe flaccide sulla Lady Kryze. Se però mi aiutate a catturare il tizio che cerco, allora potrei seriamente prendere in considerazione l'idea di prendervi a bordo, come miei sottoposti, si capisce. Allora, che ne dite? Prendere o lasciare.>>
Malek e Kuryan si consultarono per alcuni istanti, mentre Tee-Lora afferrava qualcosa da una borsa legata alla cintura. Alla fine, i due amici presero una decisione: <<Chi non risica non rosica. Ci stiamo!>> esclamò infine il Rodiano.
La Mandaloriana sorrise e mostrò loro l'ologramma di taglia, cosa che lasciò i suoi due interlocutori perplessi per la terza volta quel giorno: <<Aspetta, la tua taglia è un droide minerario?>>
Sul volto di Tee-Lora apparve un sorriso enigmatico: <<È quello che fa credere a tutti, ma J-ok3 è uno dei peggiori assassini e criminali di tutto l'Orlo Esterno. Nella mia gilda, non si parla che di lui, ultimamente.>>
<<Un tempo, questo pianeta era pieno di quella ferraglia, ma adesso ne è rimasto solo uno attivo ed è di proprietà del tizio del cartello a cui pago il "diritto di esercizio", come lo chiamano loro. Gli ho visti insieme qualche giorno fa e sembrava che il droide fosse del tutto sottomesso, dico io.>> affermò Kuryan.
<<E sai dove posso trovare il tizio? A proposito, non ce l'ha un nome?>>
<<Si, è un Quarren come me che bazzica spesso un bordello per chiedere anche a loro il "diritto di esercizio". Ma pare ci vada diverse volte alla settimana perché si fa pagare in natura, se capisci cosa intendo.
Ed oggi dovrebbe essere laggiù. Magari ci troviamo pure il droide.
Quanto al nome, beh, sai è parecchio difficile da pronunciare nella vostra lingua, ma ha un  soprannome: lo  Sfregiato. E quando lo vedrai, capirai il perché, dico io.>>
<<Benissimo, allora andiamo a fare due chiacchiere con questo Sfregiato. Se dovesse fare storie, le mie bambine lo convinceranno a comportarsi bene.>> e nel dirlo, carezzò le sue pistole.
Poco dopo, lo strano terzetto si diresse verso il Bordelo, con lo scopo di "fare due chiacchiere" con lo Sfregiato e il suo droide.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 13, 2021 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Il RodianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora