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Mi alzai, dopo aver passato un'ora seduta sul pavimento freddo del bagno. Non riuscivo a piangere, né a batter ciglio. Però volevo urlare, e distruggere qualsiasi cosa accanto a me, ma prima che lo facessi, lo schermo del cellulare si era illuminato.
Jen-
Ti aspetto alla stazione dei treni, mi raccomando puntuale..

Fra poche ore, io e la mia principessa, ce ne saremmo  andate da tutto e tutti. Da chi ci odiava, nonostante non avessimo fatto nulla per farci odiare, dal dolore, dalla paura, dalla sofferenza, dal male, dalle persone. Due ragazze destinate a vivere morendo ogni giorno.
Preparai il mio zaino, con le cose più essenziali. Rubai tanti soldi ai miei genitori.
Non avrei mai pensato di riuscire a fare una cosa simile, portavo rispetto ai miei,  ma dovevo andarmene subito prima che le cose avrebbero ancora peggiorato.
Mi scese una lacrima appena pensai al dolore che avrebbero provato. Sopratutto a quello che avrebbe provato mia madre. Ma io oramai, io non potevo farci niente.
Presi il cellulare e lo zaino pieno di cose, scesi le scale lentamente, senza far rumore. Arrivata all'entrata soffermai gli occhi quadro di famiglia. Guardai solo mia madre, una delle due persone più importanti della mia vita. Con l'indice percossi tutto il suo viso. La madre perfetta, l'amavo da morire. Le lacrime scesero sempre di piu, senza fermarsi. Non avrei mai pensato di lasciarla così. Mai.
Spensi la luce fioca, e girai la chiave. Feci un paio di sopiri mentre la mia mano tremante, stringeva forte la maniglia della porta. Guardai a terra, e poi me ne andai da quella casa. L'avrei lasciata per sempre.

Arrivata alla stazione vidi Jennifer davanti ai binari, e in me scoppiò un miscuglio di emozioni, come ogni volta che la vedevo.
Andai verso di lei e la salutai con un abbraccio. Il suo profumo alla fragola riempì le mie narici, avrei voluto respirarlo per sempre. "Tra quanto arriva il treno?" Le domandai guardandola dritta negli occhi. Un misto tra il celeste ed il bianco, gli amici la chiamavano occhi di ghiaccio. "Fa cinque minuti di ritardo" rispose prendendo e stringendo la mia mano. Era calda, era come toccare un termosifone. Mi faceva sentire sempre al sicuro, sempre.
Due settimane passate in giro, andando a feste in diversi quartieri, a ubriacarci, a mangiare schifezze. Ma sopratutto potevamo stare insieme senza che qualcuno o qualcosa ci dividesse. Sua madre ora non poteva più fare niente, oramai Jennifer apparteneva a me, e lei doveva farsene una ragione. Dopo che non la faceva uscire di casa, dopo che le toglieva il cellulare, non poteva pretendere che io e Jennifer non ci saremmo mai più viste o parlate. Non avvrebbe mai vinto questa battaglia, riuscendo a dividerci. L'omofobia della madre purtroppo ci faceva brutti scherzi.
Così eccoci qua, scappate di casa solamente per vivere un amore piu forte di qualsiasi altra cosa. Eravamo innamorate, ossessionate, l'una dall'altra. Si può definire un amore morboso dal punto di vista psicologico. Ma a noi due non interessava, volevamo amarci fino ad impazzire.

Girando in diversi bar, vedemmo in televisione, precisamente al telegiornale, una madre disperata che piangeva. Era mia madre. Una scena che non avrei mai voluto vedere, una scena che mi aveva spezzato il cuore. Al quel punto mi resi conto della cazzata che avevo fatto, ma quando lei mi abbracciò, scomparve tutto. La strinsi e guardai dritta la televisione piangendo silenziosamente. Sia a me che a mia madre, le stesse lacrime di dolore ci bagnavano il viso. Denunciavano la mia scomparsa.
"Scusa mamma, scusa per tutto" ripetevo nella mia testa.

Presi Jennifer per mano, e la portai al ponte delle torri. Un ponte alto, molto alto. Ci sedemmo entrambe sul margine del ponte. Presi la sua mano e la strinsi, sapevo che sarebbero arrivati.

"Scendete lentamente e venite verso di noi. Non vi faremo del male, andrà tutto bene, fidatevi di noi." Ripeteva il poliziotto dietro di noi. Io e jennifer scendemmo dal muretto, poi la guardai e lei mi guardò.  Sapevo cosa dire.
" Voi non sapete nulla di noi. Voi non sapete niente di cosa si prova a sentir soffrire ogni giorno  la persona che ami. Quante volte ho provato a convincermi che questo amore ci stava uccidendo, a entrambe. Ma era troppo forte, cosi forte che nemmeno la morte sarà in grando di dividerlo. Lacrime,dolore,solitudine tutti i giorni. " Jennifer si appoggiò sulla mia spalla e cominciò a piangere. "Lei e' il motivo per cui io continuo a vivere, e sua madre me la vuole portare via. Ma questo non accadrà mai. E non esiste morte più dolorosa di quello che lei stava passando emotivamente per colpa di sua madre. Tutti questi anni abbiamo combattuto per vederci di nascosto, tutti questi anni abbiamo sofferto. Ora e' il momento di farla finita." Io e jennifer ci alzammo in piedi sul muretto. Un passo, e sarebbe stato l'inizio di una nuova vita.
Dietro di noi c'era la mia famiglia, la sua, e la polizia.
La guardai e le presi la mano, lei mi sorrise con gli occhi lucidi e il volto bagnato dalle lacrime. "Ti amo Jen" le dissi. "Ti amo Amy".

Suicide smile.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora