"Ogni cosa a suo tempo". Così si apprende -con le dovute operazioni di parafrasi- nella Sacra Bibbia. Fermiamoci un attimo a scomporre l'enunciato nei suoi elementi fondamentali per poi mettere in evidenza il suo comun denominatore, proprio come faremmo con un'espressione aritmetica. "Cosa" e "tempo", bastano queste due brevi parole per entrare nello spirito di questa frase vecchia come il mondo.
Prendiamo per primo il termine "cosa" e analizziamolo nelle sue sfumature. I suoi significati hanno attinenza con la vita nell'uomo. Siamo circondati da "cose": concrete o astratte che siano, possiamo comunque immaginarle nella nostra testa e dare loro un significato per noi e per gli altri. Le "cose" esistono, ma non siamo sempre noi a crearcele: quello che facciamo è di esprimerle ed interpretarle per dare un senso alla nostra esistenza.
"Cosa" è un termine di cui abusiamo per indicare praticamente tutto quello che sfugge ad una determinazione precisa: "dammi questa cosa", "devo dirti una cosa", "cose che capitano" sono tutti esempi di come sia indefinita la comunicazione interpersonale. Come questo carattere di indefinitezza delle parole che pronunciamo si manifesta nei nostri enunciati, così anche noi stessi -nella nostra dimensione emozionale e sociale- siamo condizionati dall'incertezza. Quando comunichiamo, siamo in grado di stabilire che cosa vogliamo comunicare -perlomeno nella nostra mente- e a chi -quando proferiamo parola, scegliamo sempre un interlocutore-, tuttavia non sempre sappiamo come comunicare.
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Tempo d'amare
Non-FictionEsiste in natura un limite alla capacità di provare e dare amore? Può il cuore battere a ritmo del tempo perpetuo nell'immensità dello spazio infinito? In poche parole provo a dare una risposta, più filosofica che scientifica.