"IRENE SVEGLIA"
urla mia madre dalla cucina.
"Si mamma arrivo" dico assonnata stiracchiandomi alzando le braccia.
Mi alzo e mi avvicino allo specchio.
Ho un aspetto orribile.
Sarà meglio darmi una sistemata.
Ah oddio che stupida!
Ho dimenticato una cosa.
Non mi sono presentata.
Beh nulla di che ma lo dico lo stesso.
Mi chiamo Irene Rossi.
Sono una normalissima ragazza abitante del rione sanità.
Vivo in mezzo a persone che ogni mattina si svegliano per avere qualcosa in cambia dalla loro vita.
E io sono una di quelle.
Ho solamente 17 anni ma già vado a lavorare, diciamo mi occupo di piccoli lavoretti part time.
Ad esempio in questo periodo, lavoro in un bar sul lungomare, e devo dire che mi diverto particolarmente.
Il sabato sera organizzano discoteche e feste, e tipo a volte in quelle occasioni mi sento anche io di partecipare.
Ho gli occhi azzurri e i capelli biondi lisci lunghi, sono davvero belli perché li ho presi dalla mia bellissima nonna che adesso non c'è più, ma comunque mi fanno pensare che ci sia.
La mia corporatura è esile, definito "clessidra".I miei fianchi sono piccoli, ma fanno risaltare il sedere e il seno.
Perfetto direi.
E infine c'è da dire il carattere.
Sono molto impulsiva, testarda e sfacciata e sicura di me, non ho timore di dire le cose in faccia, anzi totalmente il contrario. Ma comunque nella quotidianità mi mantengo sempre su un carattere pacifista.
Non amo litigare, non mi è mai piaciuto, e non mi arrabbio quasi mai, ma quella volta che si tenta la mia pazienza, esplodo.
È una cosa un pò di tutti no?
Se c'è una cosa che mi distingue è che anche se sono napoletana, non parlo quasi mai questo dialetto, solo in casi eccezionali perché onestamente mi piace l'italiano, ci si comprende di più.Mamma: hey allora?
arriva mia mamma aprendo la porta.io: mamma arrivo dammi dieci minuti
accenno un sorrisoMamma: va bene amore
sorride per poi chiudere la porta.
Entro in bagno e mi butto sotto la doccia, lavando il mio corpo.
Quando esco mi vesto con un jeans nero e una maglia corta bianca.
Alzo i miei capelli in una coda alta e mi trucco con eyeliner e rossetto rosso.
Vado in cucina e trovo mia mamma e mio padre.io: buongiorno papà
Sorrido per poi dargli un bacio sulla guanciaPapà: buongiorno piccré
ricambia il bacio.io: io vado
Dico bevendo il latte di fretta per poi aprire la porta.Mamma: ma amore non mangi nulla?
chiede mia mamma preoccupata.
Mi avvicino a lei e l'abbraccio.io: non ti preoccupare, mangerò qualcosa per strada. Ti voglio bene
Dico dolcemente per poi staccarmi dall'abbraccio.Mamma: va bene amore mio, buon lavoro
Sorride.io: grazie mamma
sorrido per poi uscire dalla porta.
Mi avvio verso la solita fermata del bus e aspetto che venga.
Dopo 10 minuti la vedo arrivare.
Entro, pago, e mi siedo.
Per arrivare a Mergellina ci vogliono 30 minuti, nulla di più.
Nel bar sono sempre la prima sia ad aprire che chiudere, infatti la sera parlo sempre con mia madre al telefono, perché per prendere il bus per arrivare a casa, devo arrivare alla fermata ed è abbastanza lontano dal bar.
Quando arrivo fuori al bar trovo Mina la mia collega.
"Buongiorno Mina" sorrido dandogli un bacio sulla guancia.
"Buongiorno tesoro" sorride.
"Oggi che si fa?" Chiedo entrando con lei in bar, posando la borsa sul tavolo.
"Allora, inizia a servire quei due ragazzi là fuori" indica con la testa.
Mi giro e vedo due ragazzi seduti al tavolo fuori.
Sono entrambi bruni, con occhi dello stesso colore.
Hanno gli occhi neri e pelle olivastra.
Anche se sono seduti, si vede che sono i classici ragazzi di 1,90.
"Vado a chiedere le ordinazioni" dico sorridendo.
Esco e mi avvicino a loro.
"Buongiorno come posso servirvi?" Chiedo gentile.
"Puortc duij cafè" dice un ragazzo dagli occhi neri.
Forse il per favore a casa sua si è estinto prima che nascesse.
"Certo, volete qualcosa da mangiare, oppure rimaniamo così?" Chiedo.
"Agg itt sul duij cafè, si vulev cocc ata cos to dicev no?" Dice con sguardo autoritario.
Ma davvero è così maleducato?
Faccio solamente il mio lavoro e lui si degna anche di fare lo stronzo.
Ma chi li capisce mai questi uomini!
"Si è vero" dico senza ribattere.
Se ribattessi passerei OVVIAMENTE dalla parte del torto, perché il cliente ha sempre ragione.
Nei sogni!
"Eh menumal" dice per poi mettersi la canna alla bocca.
Entro nel bar molto arrabbiata e inizio a preparare il caffè.
"Che hai?" Chiede Mina
"Niente" dico sbattendo le cose con violenza.
"Irene" mi richiama.
La guardo per poi sbuffare.
"Quel ragazzo là fuori, è troppo maleducato per i miei gusti" dico nervosa.
"Perché cosa ti ha detto?" Chiede.
"Gli ho chiesto se volesse qualcosa da mangiare accompagnato al caffè, e lui mi ha risposto che se lo voleva, me lo diceva direttamente" dico sbuffando.
"E ti arrabbi per questo?" Dice.
"Ma me l'ha detto in modo antipatico, manco a chiedere per favore o grazie" dico.
Ma davvero fa anche lei?
"Eh vabbè dai pazienza" dice facendo spallucce.
"Si pazienza un corno, sono qui solamente da mezz'ora e già mi sento esasperata per colpa di quel prepotente" dico mettendo il caffè dentro le tazzine.
"Vabbè glieli porto un attimo" dico uscendo fuori.
"Ecco a voi" dico mettendo il caffè sul tavolo.
Mentre sto per andare via, la sua voce mi ferma.
"È amar" dice.
"Cosa?" Chiedo.
"Si sord? Agg itt ca è amar" dice nervoso.
Ma che maleducato!
Ma poi gli ho messo due cucchiai di zucchero.
"Se vuole gli posso mettere un altro po' di zucchero" dico con tono gentile e pacato, anche se vorrei riempirlo di schiaffi.
"No" dice.
"Mo faij nata vot" dice con tono autoritario.
Che cosa?
Ma davvero fa?
"un po' di zucchero basta, la prego faccia fare a me" dico cercando di togliergli la tazza dalle mani, ma lui la stringe.
"Agg itt ca me fa natu cafè" ringhia vicino ai miei occhi.
"Ciro e jamm c fa" dice il ragazzo vicino a lui.
Si chiama Ciro?
Solo il nome dovevo sapere e abbiamo completato.
"Statt zitt tu" dice guardandolo.
"O m faij natu cafè oppur ciò dic o mast tuoij, c facimm?" Ringhia sottovoce.
"Gli faccio un altro caffè" dico staccandomi in modo violento.
Ma che prepotente!
Maleducato.
Stronzo
Idiota che non sei altro!
Buffone.
Entro nel bar molto arrabbiata e poso la tazzina con violenza nel lavandino.
"C succer?" Dice Mina.
"Quel prepotente là fuori vuole un altro caffè" dico non guardandola.
"Un po' zucchero non gli bastava?" Chiede.
"Ma dai non ci avevo pensato!" Dico prendendola in giro.
"Gliel'ho detto e tutto quello che ha saputo dire era che se non gli facevo un altro caffè, lo diceva a Stefano il titolare. Mi ha minacciata" dico arrabbiata.
È uno sconosciuto e mi faccio minacciare?
Ma che razza di persone ci sono al mondo?
"E dai magari stava scherzando! Mammamia Irene come sei pesante!" Dice Mina roteando gli occhi.
Adesso ci si mette anche lei?
Eh no.
"Ah io pesante? Chi è quella ragazza che dopo aver finito di litigare, vuole ribattere di nuovo 2 ore dopo? Tu Mina tu" dico arrabbiata.
Ride.
Ma cosa ha da ridere.
"Comunque vado a portargli di nuovo il caffè" dico uscendo velocemente.
"Ecco il secondo caffè" dico
Lo porta alla bocca e assaggia un po'.
Come se si fosse bagnato solamente le labbra.
"Mhh" dice roteando la bocca come se l'avesse gustato.
"È buon ma può fa i meglij" dice guardandomi.
Non lo rispondo ed entro dentro.
Mi butto a peso morto sui divanetti.
"Gli è piaciuto?" Arriva mina.
"A quanto pare" dico ridendo di poco.
"Ragazze allora? Perché vi siete fermate? Su dai a lavoro" viene Stefano..
"Si scusaci Stefano" mi alzo dal divanetto e mi metto dietro al bancone.
Improvvisamente vedo i ragazzi entrare, e Stefano si avvicina a loro.
"Buongiorno Ciro e Pietro" si stringono la mano.
"Buongiorno Stefano, comunque sient controll nu poc chella uaglion. È troppo scostumat pe gust mij" dice guardandomi.
Cosa?
io sarei la scostumata?
"Cosa?" Urlo di poco.
"Irene calmati" dice Mina mantenendomi dal braccio.
"No calma un cavolo. Ma davvero facciamo? Ascolti è stato lei che mi ha minacciata dicendo che se non gli avessi fatto un altro caffè, gliel'avrebbe detto a Stefano" dico arrabbiata
"Per quale motivo l'avrebbe detto a me?" Dice Stefano.
"Perché il caffè era amaro, e io gli volevo mettere solo un po' di zucchero, ma il signorino ha voluto che ne preparassi un altro" dico nervosa.
"E poi questo non tollera la mia mancanza di rispetto adesso. Prima sono stata davvero molto educata e pacata nei suoi confronti, solo perché il cliente ha sempre ragione non vuol dire che dovete farci passare a noi sempre dalla parte del torto." Sbraito.
Il ragazzo che poi si chiama Ciro, mi guarda con rabbia.
Ah lui è arrabbiato.
Si giusto!
"Pié jammuncenn, buongiorn è stat nu piacer" stringe la mano a Stefano con un sorriso per poi guardare me male.
"Irene" dice il titolare.
"No signor Stefano, se vuole rimproverarmi non glielo permetterò. Giuro è stato lui ad essere prepotente nei miei confronti" dico.
"Ti credo" dice solamente.
Cosa?
Veramente?
"Cos? Davv? Sta bene?" Dico
Lui ride
"Si sto bene Irene. Ti credo ho detto. Io lo conosco a quel ragazzo, si chiama Ciro e il ragazzo a fianco si chiamava Pietro. Sono figli di un boss camorrista" dice facendomi rimanere paralizzata.
Figli di un boss di camorra?
Non ho parole.
"Ah" dico solamente.
"Non ti preoccupare" dice per poi andare via.
Mi giro e Mina mi vede con la bocca aperta.
"Chiudi la bocca sta per entrare un calabrone." Dice svegliandomi dal sonno.
"Allora perché sei rimasta scioccata?" Dice Mina.
"Non so in realtà. Sono rimasta stranita per un momento ad essermi ribellata così tanto nei suoi confronti" dico con voce rilassata.
"Perché? Ma sta tranquilla dai!" Dice sorridendo.
"Mh si hai ragione, forse è solo lo stress" dico continuando a lavorare.
Mi ha fatto strano sapere che erano figli di un camorrista.
Si sa come si dice, loro si fanno rispettare e io stamattina ho fatto il contrario.
Non che adesso abbia paura di loro, ma comunque ha creato un me una sorta di disagio.
Spero solo sia il troppo lavoro!
Perché sicuramente sarà così.
Insomma dovevo dire le cose come stanno, voleva farmi licenziare.
Questo lavoro fa guadagnare a me e anche alla mia famiglia.
Non potevo perderlo a causa di un ragazzo arrogante.
Non voglio mettere in pericolo me e la mia famiglia.
Loro sono tutto!