Indelebile.~ Fasma
*Drinn Drinn*
Perché ancora esiste quel l'essere maligno?
Sono le 6.05 e la seconda sveglia che sta scomparendo nel casino sul mio comodino sta strillando, come un'aracnofobica alle prese con un ragno. La prima sveglia aveva suonato 5 minuti prima, dal mio orologio. È ora di alzarsi. La mia compagna di stanza ancora dorme, devo fare piano, non voglio disturbarla un'altra volta, ha già poco tempo per rilassarsi, almeno il sonno lasciamoglielo incontaminato. Che sogno strano che ho fatto, il vecchio pedofilo della città continua a tormentarmi. Devo trovare qualcosa da mettermi. Farà caldo? Freddo? Pioverà? Sole? Questo cambiamento climatico è assurdo. E la gente ha ancora il coraggio di dire che la crisi ambientale non esiste. Ho trovato i miei pantaloni neri. Di lunedì mattina i pantaloni larghi di cotone sono il massimo. Canottiera, felpa e giacca di pelle. Infilo tutto con più calma possibile, evitando ogni rumore. Metto il diario ed il libro che sto leggendo nello zaino. Peccato che fossero sul comodino, quello di prima, sì. E con il libro mi porto dietro anche la lampada, che, come al solito, si apre in due ed il coperchio incomincia a rimbalzare in giro per la stanza, finendo sotto a letto. Okay, devo uscire prima di distruggere tutto. Prendo lo zaino ed esco. Prima cosa fatta. Ora tocca alla seconda tappa: il bagno. Ottimo. È ora di lavare via il trucco di due giorni fa, è veramente improponibile. Cotone, struccate e via, si comincia. E i capelli? Mamma mia, per fortuna esiste il gel. Mani, pettine e via anche questa. Oggi non mi trucco. Posso andare a fare colazione finalmente. "Buongiorno" ho la voce impastata. "Oh, buongiorno" "'giorno". Ivan e Giada sono già in piedi. "Mi sono svegliato troppo tardi per fare la sbobba, scusa" "tranquillo, no problem". Pane e nutella obbligatoriamente inzuppato nel latte freddo. Ho dimenticato le cuffie. E si ritorna in camera. Scendo a mettermi le scarpe e a prendere tabacco, portafogli e telefono. Ho dimenticato il pranzo. E ai sale ancora. Ho tutto?
Esco dall'appartamento con Giada, fuori è buio pesto. G. incomincia a parlare, ma sono troppo presa dal drum che sto cercando di girare nell'oscurità della mattina. Ma è possibile? Come diamine faccio a girarlo se non vedo un cazzo!? "Accendiamo la luce prima di schiacciare il ginkgo, ecco ci sono frutti dappertutto." " Si va, brava, fammi un po' di luce che non vedo niente". Finalmente ragazza... Mi accendo la paglia. Quanto è bella la prima sigaretta della giornata? Cazzo, la panchina è bagnata, che mazzo, pioggia di merda. "Che bello, piove" G. aveva lo sguardo perso di una lettrice assorta nel libro. "Si, se sei chiusa in casa sotto alle coperte è bella". "Speriamo che questa volta l'autista ci veda, certo che potevano farla un po' più visibile la fermata, in mezzo agli alberi sta". Grazie a Dio il bus si è fermato, odio la pioggia. "Ultima fermata, Stazione" ma perché piove? Ma per quale stupido motivo sta piovendo? Mi perdo nei video di Lipari sulla gestualità meridionale. In effetti, qui mi prendono tutti per il culo per il mio gesticolare, i miei modi di dire. Non sono del sud, ma avendo un migliore amico romano e i parenti in tutto il mondo alcuni modi di fare sono diventati degli automatismi, qualunque persona io stia frequentando. È arrivato il treno. Finalmente lascio questo paese così malinconico. Le porte si chiudono dietro di me e con loro anche la stanchezza mattutina. L'adrenalina si sveglia nel momento in cui lascio Capolago. E nella mia testa si fanno spazio altri pensieri..../// le frasi in corsivo sono dialoghi nella mia testa, tra me e me
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Ad un passo dalla catastrofe
Short StoryUna dimensione mia esistita, dove rifugiarsi.