Prologo

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La solitudine si poteva avvertire a chilometri di distanza. Aveva trovato un punto nel bosco senza alberi e in quello spazio di terra, Amaya ci si era sdraiata.

Non aveva contatti fisici con un umano da mesi e questo la rendeva terribilmente infelice.

Da piccola bramava sempre la solitudine, non vedeva l'ora dì lasciare quella casa che perennemente brulicava di gente per stare un po' da sola; ma, quando la comunità dove abitava fu rasa al suolo, non era assolutamente preparata per vivere tutto ciò.

Il cielo a mano a mano diventava sempre più scuro e lei lo fissava; fissava tutte le nuvole, le stelle che a mano a mano cominciavano a vedersi e infine la luna.

Aveva perso la percezione del tempo. Forse, si era pure addormentata mentre guardava il cielo.

Continuava a rimproverarsi nella sua mente, poiché in queste ore non era rimasta con i sensi in allerta, ma era tutta colpa sua se non riusciva a tenere gli occhi aperti.

Non dormiva da giorni, la sua insonnia stava peggiorando visibilmente.

Si sentiva costantemente osservata e questo le incuteva un terrore assurdo. Suggestione? O non si era immaginata nulla ed era tutto vero?

Ad ogni ora del giorno, Amaya aveva paura. Non si sentiva al sicuro nemmeno a casa sua.

Era diventata sempre più paranoica col passare degli anni, ma mai come in quel periodo lo era stata.

Sperava dì star solamente sognando e che tra poco si sarebbe risvegliata dal suo incubo; ma, sapeva bene che quella era la nuda e cruda realtà.

Dopo esser rimasta sdraiata un altro paio dì minuti, il tempo dì dare uno stop ai suoi pensieri, si alzò ed ammirò la luna. Quella notte, era quasi totalmente piena e ciò le infondeva sicurezza.

Sapeva come fare per tornare a casa, poiché il percorso era impresso nella sua mente.

Camminò per una ventina di minuti, prima di ritrovare casa sua, sempre se casa si poteva chiamare. Probabilmente un tempo fu abitata, ma adesso cadeva a pezzi.

La casa era situata ai confini del bosco, il che era un fattore conveniente, poiché sarebbe stato più facile non farsi notare.

Un tempo abitavano pure i suoi genitori con lei, ma un giorno partirono per cercare viveri e non tornarono più.

Esatto, una volta al mese Amaya partiva regolarmente, proprio come facevano i suoi genitori, alla ricerca di cibo e acqua.

Era sempre la stessa routine ed Amaya ci si era abituata, forse fin troppo.

Non ne poteva più di vivere così, tant'è che non si preoccupava più di cercare di passare inosservata negli spostamenti, al contrario di com'era solita fare.

Quando entrò in casa, sospirò di sollievo; si sentiva un po' più al sicuro in quelle mura.

Oltrepassò il piccolo divanetto posto davanti alla porta di ingresso e cominciò a dirigersi verso le scale che portavano al piano di sopra.

Diede un'occhiata alla cucina, ma si arrestò di colpo: qualcuno era entrato in casa sua. Si accorse di star tremando.

Si avvicinò al tavolo, sul quale aveva intravisto un oggetto estraneo. Ci trovò una busta per lettere, che sicuramente sua non era; la aprì velocemente e prese il foglio all'interno.

Divorava le parole di quella lettera, mentre il peso della consapevolezza sprofondava su di lei: non aveva altre scelte.

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