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Piccole possibilità
Ti stai affacciando su un mare di possibilità.(Massimo Gramellini)

Il rumore dei suoi piedi sugli scalini echeggia per tutta la dimora dei Weasley, finché non decide di fermarsi davanti alla camera delle ragazze. Quell'improvviso silenzio avverte Ron, sdraiato sul letto un piano più in alto, di salvare la vita al suo migliore amico – è sopravvissuto a Lord Voldemort, non ha senso sprecare la sua esistenza per una chiacchierata con Hermione Granger.

"Non entrare, fidati" dice in un sussurro, impaurito che lei lo possa sentire dall'altra parte della porta. Harry alza un sopracciglio, esprimendo un certo grado di confusione. Incrocia le braccia al petto e inclina la testa verso l'alto, "Sono stato via appena due ore, cosa diavolo puoi aver combinato?"

Ron si rimette dritto, mentre le sue orecchie cominciano a diventare di un colore scarlatto, "Io? Questa volta non ho fatto niente, sono innocente." Il rosso si accorge presto che quella risposta non ha soddisfatto Harry, così scrolla il capo e prende coraggio, "Bill, è Bill che l'ha fatta diventare così."

"Così come?" S'affretta a chiedere il Prescelto, sconsolato.

Le mani di Ron si alzano e si abbassano, sembra che stiano cercando di recuperare pezzi di parole nell'aria, ma dalla bocca del ragazzo non esce nemmeno un sussurro. Come può descrivere una cosa simile? Forse non basterebbe raccontarlo, servirebbe vederlo e allora che Harry, se tanto ci tiene, vada in quella maledetta stanza. "Oh, è tutta colpa di Ginny," decide alla fine di dire, abbandonando l'idea di dare una forma a quello che è nella camera delle ragazze, "e tu che ti ostini a dire che è una santa, ma è solo perché non sai ancora cosa voglia dire vivere con lei e con questo non dico che non approvo il vostro fidanzamento, non che io sia contento se la lasci perché se la lasci lei è pur sempre mia sorella, ma insomma questa volta poteva ecco... poteva essere meno Ginny."

"Non era colpa di Bill?" Harry si appoggia al muro dietro di lui, decidendo di ignorare la metà del discorso appena pronunciato dall'altro.

Ron inclina il capo e sembra pensarci su per un attimo, "Credo che la colpa sia di mamma e papà..." conclude pensieroso, staccandosi dal corrimano e tornando a passo lento in camera da letto, lasciando Harry da solo. Questo prende un lungo respiro, prima di allontanarsi dalla parete e allungare una mano verso la maniglia della camera delle ragazze, finché un ennesimo sussurro non lo raggiunge da lontano. Quando si gira, il volto di Charlie sta sporgendo da una porta semiaperta, "Non ho la minima idea di chi sia il colpevole, ma se entri dentro e la risvegli, sarà tutta colpa tua, non azzardati ad entrare."

È quasi ironico che nessuno abbia potuto pensare che la colpa sia di Hermione, invece. Perché la colpa è sua, non di Molly e Arthur che hanno dato vita a troppi figli, non di Ginny che ha ordinato l'ultimo numero di "Il settimanale delle streghe" o di Bill, per quanto sia duro ammetterlo. È persino pronta a dire che non è colpa nemmeno del quiz che si trova a pagina trentasei. Di certo, immagina, ci sono un sacco di streghe e maghi che sognano di compilare un giochino come quello e non ha intenzione di biasimarli perché anche lei, ai suoi tempi, ha trovato un tipo di amore simile nella figura di Allock.

Così la colpa ricade tutta su Hermione, semplicemente perché una piccola parte irrazionale del suo cervello, quella che si accende in simultanea quando il suo sguardo si incrocia con quello di uno dei Weasley in cucina o nelle altre stanze della Tana, ha avuto la meglio sulla sua parte razionale. In fondo, s'è detta poi, la percentuale che venga fuori proprio quella risposta è così bassa che non c'è pericolo, in fondo è solo un caso su nove. In fondo, ha continuato poi aprendo per la terza volta la pagina trentasei e nascondendo meglio la rivista sulle gambe per evitare che qualcuno si accorgesse di lei, quel quiz non vuol dire niente.

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