PROLOGO

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Giada, vestita nel suo bel pigiamino rosso con apertura sul retro e con le calze antiscivolo grigie, era nel suo recinto per bambini colorato in soggiorno a giocare con le costruzioni: stava mettendo i blocchi uno sopra l'altro per formare una bella casetta. Era seduta sul tappeto da gioco decorato con quella che sembrava una mappa stilizzata di una città vista dall'alto, e sorrideva contenta da dietro il ciuccio che aveva in bocca.

Niente di strano, se non fosse per il fatto che Giada non era una bambina, ma una bella ragazza di ventiquattro anni, con lunghi capelli castano scuro molto mossi e occhi di un nocciola intenso. Non era molto alta, anzi, spesso a scuola era presa in giro per la sua bassa statura, con i compagni meno simpatici che la chiamavano "tappo" o "nano da giardino". In realtà non era COSÌ bassa, ma aveva avuto la sfiga negli anni del liceo di essere in una classe di stangone.

Mentre giocava felice, senza nessuna preoccupazione al mondo, la giovane sentì la necessità di andare in bagno. Quasi non ci badò, si limitò ad una scrollata di spalle e lasciò che la pipì fuoriuscisse e venisse così assorbita dallo spesso pannolino che aveva attorno alla vita. Fatta tutta, ridacchiò.

Giada era una ABDL, che fin da bambina aveva provato interesse per i pannolini e tutto ciò che vi era connesso. Era solo recentemente però che aveva dato il via libera al proprio interesse, quando aveva conosciuto una persona speciale, un ragazzo unico, suo coetaneo, come non ne aveva mai incontrati prima.

La ragazza aveva conosciuto Fabio quasi due anni prima, ad una festa. Il ragazzo si era subito fatto notare difendendola da un paio di bullette che si erano messe a prenderla in giro, al solito, per la sua statura. Quello che l'aveva colpita era stato il suo atteggiamento, da vero gentiluomo: con una fermezza tale da farle vacillare, aveva intimato loro di lasciarla in pace. Non aveva alzato la voce, né usato parole aggressive. Era rimasto calmo e pacato, e questo aveva avuto un forte effetto sulle due stronzette.

Avevano passato il resto della serata insieme, a parlare, e Giada era rimasta più colpita ad ogni secondo che era passato. Era un ragazzo onesto, raffinato e molto intelligente, e che sembrava non giudicare mai nessuno.

Finirono per iniziare a frequentarsi, da amici, cosa che erano e che sempre sarebbero stati. Non c'era mai stata una scintilla vera, tra loro, nessuno dei due desiderava una relazione con l'altro. Per un anno intero andarono avanti così, uscendo insieme alla sera, messaggiandosi e condividendo idee e progetti. Alla fine, passato un anno di amicizia, Giada aveva deciso di confidargli il proprio più recondito segreto, il suo desiderio sopito di essere trattata come una bambina. Gli disse che non avrebbe saputo da cosa quel desiderio nascesse, non aveva avuto una brutta infanzia o cose simili, ma che sarebbe stata contenta di provare qualche volta a realizzare le proprie fantasie.

A sorpresa, Fabio le sorrise e propose di aiutarla nel suo proposito: se lei lo avesse voluto, sarebbe diventato il suo papà (il termine che aveva inizialmente usato lei, "daddy", era stato accolto con una smorfia: Fabio detestava gli inglesismi e l'uso dell'inglese in frasi italiane, e la cosa più vicina, "papino", a quanto pareva gli ricordava la prostituzione) per un po', e se la cosa fosse piaciuta ad entrambi sarebbero potuti andare avanti.

Questo era successo un anno prima, e il fatto che Giada fosse a casa di Fabio a giocare con le costruzioni e se la fosse appena fatta addosso tutta contenta dovrebbe bastare a farvi capire come andarono le cose tra loro.

Fabio infatti si era dimostrato un papà eccellente, premuroso ma anche severo, che la riempiva di attenzioni e coccole ma non esitava a punirla quando si comportava male. Giada non avrebbe saputo immaginarsi più felice di così, era tutto ciò che aveva sempre desiderato. Solo lei che poteva comportarsi da bimba ed il suo papà.

Sentì la porta aprirsi, e il suo sorriso si allargò ulteriormente: Fabio era tornato.

Ma il sorriso si tramutò ben presto un'espressione confusa, allorché sentì la sua voce: "Dovrebbe essere nel suo recintino, vieni che te la faccio conoscere."

Fabio comparve sulla soglia della stanza, vestito con i suoi soliti abiti casual ma raffinati, che esaltavano la sua figura slanciata ed il suo fisico muscoloso, i capelli scuri corti e gli occhi marroni. La barba ed i baffi erano appena accennati e ben ordinati, come sempre.

Ma non era solo: con lui c'era una ragazza che sembrava avere la loro stessa età, piuttosto alta, con un corpo parecchio robusto che però sprizzava comunque femminilità da tutti i pori. Aveva anche un seno abbastanza prominente, ad occhio una quarta abbondante, a differenza di Giada che aveva una seconda. Era vestita in modo molto ordinario, con un paio di jeans lunghi ed un maglione bordeaux. I capelli, neri come ali di corvo e di media lunghezza, erano liscissimi e raccolti in una coda che le cadeva sulla spalla, mentre gli occhi erano di un azzurro particolarmente intenso, un contrasto netto con i capelli scuri. Un altro contrasto era dato dal trucco: le sue labbra, molto carnose, sfoggiavano un rossetto di un rosso chiaro e vivissimo, mentre le unghie erano smaltate di nero.

Giada la guardò con occhi sgranati. Perché quella ragazza era lì? E stava per vederla vestita da bambina!

La misteriosa ragazza rivolse a Giada un sorriso radioso, e disse "È carinissima."

"Lo è." confermò Fabio, sorridendo a propria volta.

La ragazza fece qualche passo avanti, ed arrivò al recintino. Si abbassò sulle ginocchia, per avere gli occhi alla stessa altezza di quelli sconvolti di Giada, e le disse "Ciao, tesoro. Tu sei Giada, vero? Il tuo papà mi ha parlato tanto di te, e sono veramente contenta di conoscerti."

Giada aprì e chiuse la bocca, come un pesce, incapace di spiccicare parola, e ciò ebbe l'effetto di far cadere a terra il ciuccio.

"Ehy, piccola, non essere maleducata. Saluta." intervenne Fabio.

Giada deglutì, poi in modo un po' esitante disse "Sì, sono Giada... piacere... posso sapere chi sei?"

"Ma certo, orsacchiotto." sorrise l'altra "Mi chiamo Francesca, sono da poco la ragazza di Fabio... e da oggi anche la tua mamma."

Non voglio la mamma!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora