Parte Seconda

81 5 203
                                    

31 Dicembre 2681, 23:30

«Che serata di merda.» si udì sbottare acido Paulo dal suo letto intanto che chiudeva con uno scatto il suo portatile.

Nessuno ebbe nulla da ribattere o da rimproverare per i termini usati, d'altronde aveva perfettamente ragione: questa era davvero una serata di merda.

Oggi era il trentun dicembre e mancava almeno mezz'ora all'inizio del nuovo anno.

Nei piani di sotto quasi tutti gli Eroi erano nel pieno dei festeggiamenti di capodanno, si riusciva a sentire la musica fino a qui e la confusione di certo era tale da poter permettere agli Ultra minorenni di bere alcolici senza venire beccati dagli adulti. Lo so perché io e Gab l'avevamo fatto l'anno senza essere minimamente visti dai nostri Tutori. Hanno un sapore decisamente amaro, insolito.

Noi invece avevamo passato tutta la sera in camera nostra a fare fondamentalmente niente. Ciascuno aveva preferito passare il proprio tempo in attività singole rivolgendoci a malapena la parola; c'era chi giocava col proprio computer o game boy, chi si metteva lo smalto, chi giocherellava con un pugnale, chi costruiva braccialetti, chi studiava, chi guardava fuori dalla finestra, chi studiava o chi, come me, era impegnato in un solitario nel proprio letto. Decisamente non quel che si dice una serata movimentata e divertente.

Senza dubbio il capodanno più brutto e triste della mia vita e non c'era neppure bisogno di chiedersi il perché di un'atmosfera così cupa e grigia.

Del nostro gruppetto mancava soltanto un'unica persona.

«Avremmo dovuto cercarlo di più» mormorò Nguyen qualche secondo dopo mentre si passava sulle ultime unghie libere dello smalto viola scuro. Per tutta la serata non aveva fatto altro che mettersi e togliersi continuamente diversi tipi di smalto che possedeva mantenendolo giusto per la corretta quantità di tempo perché si asciugasse. Quello doveva essere il sesto colore che usava.

Seduto proprio accanto a lei, con la schiena appoggiata alla testiera del letto di Fahed (quello vuoto al momento era occupato da Ida, Cate e Deka), alla frase della sua ragazza, José sbuffò con fare seccato. Fece roteare in aria un'ultima volta il coltello con cui stava pigramente giocando riprendendolo poi al volo con disinvoltura, poco dopo l'arma prese a mutare il suo aspetto tornando ad assumere la sua forma originale, cioè quello di un bastoncino grande quando un pugnale.

Era questo in cui consisteva la sua abilità: modificare la forma e la struttura di qualsiasi oggetto tenesse in mano in un altro a patto che entrambi condividessero le stesse dimensioni e José ne conoscesse l'aspetto.

«Ne abbiamo già parlato Yen.» le disse con voce ferma guardandola dritta in faccia.

«E se invece fossimo riusciti a trovarlo?» ribatté Nguyen con un tono di voce più alto, ora il suo sguardo non era più rivolto alle sue unghie colorate ma su quello di José fissandolo piena di rabbia e di dolore.

Probabilmente tali emozioni non erano davvero indirizzate a lui ma per tutta la situazione generale.

Dal punto in cui mi trovavo riuscivo a intravedere i suoi occhi divenire lucidi finché una lacrima solitaria non le scivolò lungo la guancia.

La maggior parte di noi interruppe quanto stava facendo, me compreso, e volgemmo la nostra attenzione alla coppietta; Cate spense il suo gameboy, Sadieh sollevò il viso dal braccialetto che stava costruendo, Ida smise di affilare il suo coltello e Deka abbassò le cuffie dalle orecchie. Per quanto riguardava me, mi limitai a spostare lo sguardo lasciando il solitario nel punto in cui ero arrivato in questo momento.

Solo Adri e Fahed rimasero perlopiù indifferenti, la prima a scrutare la notte scura fuori dalla finestra mentre il secondo con la schiena piegata sulla scrivania intento a leggere un tomo gigantesca. O studiare, con lui potevano essere entrambe le cose.

BlueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora