XVI. NUOVO MONDO

34 4 0
                                    

Il suo risveglio durò una decina d'anni: In quel periodo, nel mondo si svilupparono gli evoluti.

Ma Shindou Jonah non poteva saperlo nella letargica gabbia che l'aveva avvolto.

Egli riaprì gli occhi lentamente, un passo alla volta, mentre il mondo intorno a se veniva plasmato dal suo stesso ridestarsi.

Ma fu la prima apertura di palpebre ad aver creato un devastante terremoto, tanto da modificare il DNA degli esseri umani.

Quindi creando gli stessi evoluti, i quali iniziarono a rendersi conto dei loro poteri.

Il tutto, in un mondo ormai semi rovinato dal sisma, con molte città crollate, per una landa a dir poco desolata.

JONAH: "Hnnng..."

Il bozzolo, si aprì.

Il ragazzo cadde a terra, stanco dopo secoli di sonno a causa dei muscoli atrofizzati.

JONAH: "Aaaaghh... arrgg..."

La vista era appannata.
Le corde vocali non riuscivano ad emettere il benché minimo filo di voce.
A stento, si trascinò sul terreno.

Solo dopo qualche giorno, riuscì quasi a rimettersi in piedi, riacquistando le forze di un tempo.

Fino a rendersi conto, dell'amara verità.

JONAH: "Sono... vivo???"

Era convinto di essersi suicidato.
Ma era più vivo che mai.

JONAH: "No... perché?? PERCHÉ???"

Diede un pugno al muro, frantumando gran parte della parete in mille pezzi: Si accorse che la sua potenza era davvero spropositata, ancor più di quando era un Gifted.

JONAH: "Mitsuki..."

E come ovvio che sia, il suo pensiero andò all'amata ragazza, la cui tomba era stata inghiottita dal terremoto.

La sua rabbia, non fece che colmarsi di ora in ora, mentre le sue forze aumentavano a dismisura: Era ormai una sola cosa con la sua spada Hecarcinomiun. Non poteva più evocarla, ma aveva ereditato la magnifica potenza che la contraddistingueva.

JONAH: "Non c'è nessuno qui?"

Solo desolazione ed un territorio radioattivo mortale, tranne che per lui.

Decise quindi di esplorare i dintorni, o quanto meno ciò che era rimasto; spiccò un balzo in alto, dalla quale riuscì a scorgere in lontananza un piccolo insediamento.

Non comprendeva il perché di una tale ed evidentemente desolazione, ma in cuor suo sapeva di non trovarsi più nel suo "tempo".

Aveva percepito lo scorrere degli anni, nel coma alla quale aveva ceduto pensando di essersi suicidato con Hecarcinomiun.

JONAH: "Devo capire..."

Si avvicinò quindi a quell'avamposto, fatto di roulotte e casupole costruite con mezzi di fortuna: Sembravano nomadi.

Nomadi ben armati di fucili a canne mozze.

NOMADE: "Oh? E tu chi sei, damerino?"

Subito si presentarono ostili a Jonah, che indossava la sua elegante camicia in giacca e cravatta.

Non era preoccupato, se non per la data su di un vecchio calendario ingiallito, ben oltre il 2200.

JONAH: "Quanto... ho dormito??"
NOMADE: "Ah? Sei un pazzo o cosa? Vabbè, poco importa! Prendiamoci tutto quello che ha!"

GIFT - LONE MAN EDITIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora