Emma.
Mi è sempre piaciuto il tuo nome. Mi piace come suona in bocca a te. In quella degli altri è una parola come le altre. Corta. Trascurabile.
Leggi tanti libri. Li leggi lentamente, assaporando ogni parola, assorbendo ogni virgola. Fai le orecchiette alle pagine.
Scrivi lettere che non consegnerai mai. Non che tu abbia mai avuto l'intenzione di farlo. Le scrivi per il gusto di farlo. E le rileggi. Tante volte. Poi ti stanchi e le butti via. Non con superficialità. Lo fai perchè è quello che vuoi. Non fai mai nulla a caso. Ma probabilmente non lo sai nemmeno.
Io ti guardo tanto, di nascosto. Trovo sempre una scusa per occupare la sedia accanto a te. Ma poi tu ci appoggi le gambe e ti sdrai. E io rimango in piedi.
Vivi come se fossi in un film. Balli come se non te importasse della gente che ti squadra. Invece ti importa. Io li vedo certi sguardi. Poi i tuoi occhi incontrano i miei. Sorridi.
I tuoi occhi sono marroni. Al sole prendono il colore della canapa. Sono sempre socchiusi, mai aperti del tutto. Come se ti stessi godendo una visione che puoi vedere solo tu. Metti la matita. La metti male. Cerchi di correggerla ma peggiori solo la situazione. Sbuffi.
Il tuo odore mi piace. Se chiudo gli occhi è come essere in un campo di girasoli. Io però non sono mai stato in un campo di girasoli. Non so come odori.
E' sempre come se avessi fatto fuori 3 birre. Ma tu non bevi la birra. Hai più stile, ti piace il vino.
Hai una pessima grafia. La capisci solo tu. Scrivi a raffica, hai mille idee in testa. Poi ti blocchi. Getti la penna, appallottoli il foglio. Poi te ne penti e lo appiattisci di nuovo.
Ami l'autunno. Quando arriva ottobre ridi di più. Raccogli le foglie. Te le metti in testa, sui vestiti. E io ti guardo mentre il vento ti scompiglia i capelli. Mentre la pioggia ti inzuppa e tutti corrono via. Ma tu rimani. Apri la bocca, ingoi le gocce. Ti piace il sapore dell'aria. Vorrei che fosse sempre così. Ma poi arriva Gennaio. E tu passi il tempo come i carcerati, a contare i giorni che ti separano dal prossimo venticello autunnale.
Non hai tanti amici. Tutti ti conoscono. Ma rifiuti ogni invito. Non ti credi superiore e non stai cercando attenzioni. Lo fai perché in mezzo agli altri non sei a tuo agio. Lo fai perché sei Emma. E Emma è quel tipo di persona che si addormenta sulle panchine quando ha avuto una brutta giornata.
Sei un casino. Lo sai bene. Agli altri non importa. La maggior parte non ci ha mai fatto caso. E' un casino essere tuo amico. Starti accanto con la sigaretta in mano. Tu che mi bisbigli qualcosa. Il nostro dialogo finisce la. Qualche bisbiglio e poi il silenzio. Non è imbarazzante. Non sei un tipo logorroico. Comprendi meglio il buio della luce. E ti sta bene così.
Dicono che hai un carattere di merda. Tu ridi. Ne sei consapevole. Sei consapevole anche del fatto che è questo ad attirare gli altri. Chiunque vorrebbe essere al posto dell'ape che stai guardando così intensamente. Come se fosse l'unica cosa ad avere importanza. Chiunque. Ma tu tieni fuori tutti. Anche me.
Presti attenzione ai dettagli, più che all'insieme. Guardi i colori, non le figure. Ami le piccole cose, non le grandi parole.
Fotografi ogni cosa i tuoi occhi possano intravedere. Non importa che sia un paesaggio mozzafiato o una lattina vuota di Coca Cola. Tu sai vedere arte in qualunque cosa. Probabilmente perchè la vera arte sei tu.
Sei bella. Lo sai. O meglio, sai di piacere a tutti. Perchè io lo so che ogni sera studi il tuo corpo. Vomiti. Ti prendi a schiaffi. Accendi una sigaretta. La spegni subito. Ti si legge in faccia. Ma tutti intorno a te sono analfabeti.
Nessuno sa dove abiti. Nessuno ha mai visto i tuoi genitori. E' come se fossi solo un'ombra. Solo Emma.
Ed Emma non è il sole. O l'acqua. Né tantomeno la neve.
Emma è le 4 del mattino. E' la lampada abbandonata sulla scrivania. E' l'odore del tabacco e della salsedine. E' il rumore della pioggia che batte sull'ombrello e le goccioline sulla finestra. E' i lividi sulle ginocchia. E' il sapore delle lacrime. E' le calze spaiate. E' lo squillo del telefono fisso. E' il cardigan abbandonato sulla sedia da giorni. E' la schiuma del mare che ti accarezza le caviglie. E' l'armadio in disordine. E' il concetto di vita e di morte allo stesso tempo. E' il flash della macchina fotografica. E' il silenzioso respiro degli alberi. E' il cavatappi sul tavolo della cucina. E' le partite a carte quando non riesci a dormire. E' Plutone nel sistema solare.
Tu sei ciò che gli uomini non comprendono dell'umanità. Però esisti lo stesso. Perché sei, in qualche modo, lo squilibrio che tiene in piedi questo mondo.
Io ti vedo così. Chissà se tu vedi me.