"Il freddo delle notti di Dicembre..."

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Il freddo delle notti di dicembre incominciava a farsi strada fra gli spifferi di quella piccola e scura camera . Era la prima volta che dormivo da lei, I suoi erano in settimana bianca e lei li avrebbe raggiunti il giorno dopo. Tutta la serata era stata qualcosa di speciale, dal leggerle le favole davanti al fuoco al mangiare cinese tirandoci gli spaghetti alle verdure...fino ad ora.

Sapevo che non voleva altro da me che tenermi stretta sotto il piumone e 'sniffare' I miei capelli al cocco ma sentivo che aveva un programma diverso per quella serata ma che sentendo I miei discorsi si era trattenuta... Ero pronta a concedermi così tanto a una persona? Non dico che non l'amassi e neanche che fossi una verginella impaurita, lei lo era ma io avevo già sperimentato con dei ragazzi cercando di alleviare quel dolore che ormai dentro da troppo tempo. Eppure in tutti quei rapporti non avevo fatto altro che abbassarmi I pantaloni e far godere il morto di figa di turno ma ora, ora avrei dato davvero la mia anima a lei e non sapevo se potevo fidarmi. E se l'avesse gettata subito dopo? Dentro di me però sapevo che non sarebbe andata così, solo il fatto che si trattenne mi fece capire che lei mi amava, mi amava davvero. Il suo casio segnò la mezzanotte e come su un burrone con di fronte l'oblio e dietro un modo in fiamme mi buttai.

Lei dormiva già come un piccolo orsetto, il mio piccolo orsetto da combattimento; così le accarezzai I capelli e sussurandole nell'orecchio parole da film incomiciai a sfilarle la maglietta. Era calda, profumava d'erba tagliata e quel rasta, wow, quel rasta mi faceva impazzire. Le mie mani vagavano da sole sul suo corpo bagnato come se conoscessero la strada, conoscevano la strada.

Si sveglio e mi guardò, non c'era più bisogno di parole. Si sedette contro il muro e mi prese in braccio, incominciò a baciarmi il collo, entrò dentro di me come non fece mai nessun altro. Quello non era sesso, era fare l'amore, era confondere I propri corpi, uno dentro l'altro, arrivare in paradiso in un unico corpo e tornare indietro mano nella mano...

Assaggiai tutto di lei, tutto aveva un sapore indefinibilmente speciale, perché era lei, era la ragazza che avevo desiderato dal suo primo sguardo, era la ragazza che avevo imparato ad amare, che mi aveva amata quando io non riuscivo a farlo...Era la mia compagna d'avventure.

Entrai dentro di lei e scivolò su di me come seta fra le dita, bagnata d'acqua santa quanto io l'ero d'acqua maledetta,  I suoi gemiti erano I più dolci che avessi mai sentito. Non volevo farle male ma volevo mostrarle il paradiso, portarla fuori dall'inferno del nostro mondo, farle vivere un sogno, un sogno che per me era lei. Aveva tenuto gli occhi chiusi tutto il tempo finché non glieli bacia. Aveva lo sguardo di una bambina che ha appena ricevuto la lettera da Hogwarts e guardandomi come se fossi una dea sussurrò: 'tu sei il mio paradiso'. Fu li che per la prima volta mi sentii davvero bella, davvero orgogliosa di me stessa. Non potevo resistere a quegli occhi così intensi, duri eppure per me così dolci, stavo per dirle quanto l'amavo quando mi baciò. 'Lo so, ti amo anch'io.' sussurrò fra i gemiti. E poi così come ci si addormenta, arrivò la sua anima selvaggia da cacciatrice e li persi il senso di ogni cosa. Sapevo solo di essere sotto di lei ricoperta di lacrime e non aveva paura delle mie cicatrici, baciò ogni centimetro della custodia del mio animo, di quell corpo che odiavo per ore e ore, fino ad addormentarci così, in un mare di lacrime e paure per quello che avrebbe detto il mondo vedendoci insieme. Vedendo una come me con una come lei. Ma questo, per la gioia delle male lingue non sarebbe mai successo. Così mi svegliai e tornai al mio posto.

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