5 - Voglio che l'amore pensi per me.

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Mancano due ore all'arrivo del ragazzo e credo che in tutta la mia vita non ho mai provato così tanta ansia. Per tutto il pomeriggio ho controllato casa più e più volte, sperando che nonostante non lo rappresentasse potesse trovarla piacevole. Presto maggiore attenzione alla camera degli ospiti: ho riservato per lui una camera accanto alla mia e grazie all'aiuto delle cameriere ho reso essa il più scura possibile. Ho tolto le tende e le lenzuola azzurrine, intonate con il resto della casa, sostituendole con qualcosa di nero ma che non stonassero con il resto dell'arredamento. 

Passo alla mia camera, la sistemo e cerco di renderla il più ordinata e profumata possibile, per qualsiasi evenienza. Successivamente, mi dedico a me per una buona oretta. Scelgo di indossare un jeans chiaro molto estivo, strappato sulle ginocchia; una camicetta bianca e leggera abbinata al mio pendente di perla. Mi sistemo i capelli castani, lisci e ben ordinati sul viso, divisi a metà della fronte. Il mio solito profumo, accessori e quando il mio occhio cade sull'orologio mi rendo conto che manca solo mezz'ora. Mezz'ora e incontro il mio amore di una vita. 

Mi presto a fare avanti e indietro nella camera, tante volte, sommerso dai miei stessi pensieri. Gli piacerà tutto ciò che ho preparato e pensato per lui? Starà bene qui? Starà bene assieme a me? Deluderò le sue aspettative, se ne ha? Dio dio, ma che faccio, mi sto mettendo ancora più pressione e non sono nemmeno pronto.

Mi siedo alla mia scrivania, dove davanti si trova uno specchio così da potermi truccare: metto un filo di eyeliner e un ombretto chiaro, assieme ad un po' di cipria. Mentre sto per mettere qualcosa anche sulle labbra, sento bussare alla porta. 

"Al? Sono io, Nikita"

Sento bene la sua voce, anche se ovattata dalla porta chiusa. Mi blocco. Panico. Metto a posto tutto ciò che stavo usando e vado davanti alla porta. E' davvero qui, a casa mia. Davanti a camera mia. Chiudo gli occhi, mentre metto la mano sulla maniglia. Faccio un bel respiro e un enorme sorriso subito prima di aprire la porta, in contemporanea con i miei occhi. Alzo la testa per guardarlo.

Mi perdo un paio di secondi nell'osservare la sua figura. Indossa una camicia di seta bianca e degli skinny neri, aggiunti di strappi e catene. Ha i capelli neri, bellissimi, tirati indietro dalla giusta quantità di gel e a causa di esso sono lucidi, come perfetti.  Una tinta particolare, in cui sopra vi è del rosso, che colpisce l'occhio in modo quasi prepotente.  E' bellissimo come ricordavo. Ha fatto un tatuaggio sul viso, tempo fa non lo aveva: immagino che fosse limitato dalle regole delle scuole del nostro Paese. Gli sta decisamente bene, su questo non c'è dubbio. I suoi occhi verdi sono sempre uguali, ma... rilassati. Faccio di nuovo un sorriso.

<<Ciao...>>, dico, un po' incantato dalla sua presenza davanti a me, mentre lo guardo negli occhi. Mi rendo conto di essere fermo a guardarlo e mi riprendo, facendo una leggerissima risata imbarazzata. Dio, non riesco a non essere così palese.

<<Oh ehm, entra pure.>> Mi sposto da un lato, così da poterlo lasciare passare e entrare. Ovviamente non aveva i bagagli, probabilmente le cameriere glieli avevano già portati in camera come li avevo detto di fare. Volevo anche farlo sentire un po' coccolato, nonostante la sua figura alta e massiccia non darebbe mai l'idea che sia qualcuno che ha bisogno o più banalmente vuole dell'affetto. Però, a me piace pensare che in fondo tutti abbiano bisogno di piccole cose per sentirsi amati.

Anche lui fa una leggera risata, credo sia divertito dal mio visibile imbarazzo. Ora che ci penso, non l'ho mai sentito ridere. Sorrido comunque, anche se nota il mio disagio, per la sua risata. Entra in camera.

<<Tutto okay?>>, dice mentre si guarda attorno e chiudo la porta alle nostre spalle. Le mie cameriere sono fin troppo chiaccherone. Le sue parole continuano a essere accompagnate da una risatina, credo lo faccia per prendermi un po' in giro; roteo gli occhi e faccio una piccola risatina a mia volta, senza prendermela. Credo sia semplicemente il suo modo di fare per parlare e mi va benissimo così. Successivamente si volta verso di me, appena io mi faccio un po' più avanti nella stanza, e mi sorride. Letteralmente, mi sciolgo, ma rispondo alla sua provocazione.

<<Anche io sono felice di vederti, Nikita>>. Rido e mi siedo nel mio letto, a gambe incrociate e più o meno al centro del materasso. Patto davanti a me per invitarlo ad accomodarsi, visto che rimane in piedi, da bravo educato. 

<<Vieni mister macho, non essere timido!>>, dico entusiasta mentre prendo un cuscino da dietro di me, e lo appoggio sulle mie gambe. Mi appoggio ad esso con i gomiti e mi poggio con il mento alle mie mani mentre guardo verso di lui e lo aspetto.

<<Arrivo allora.>>, dice piano, come se fosse... distratto? Non saprei definirlo. Si avvicina e si siede al bordo del letto mentre continua a girare la stanza con gli occhi, con la stessa attenzione che poi mette per osservare me quando si gira; alzo un angolo delle labbra in un altro sorriso.

<<Ti piace qui?>>, li domando, un po' timoroso che più guardi attorno a sè, più trovi dei difetti.<<Si, non è nel mio stile ma decisamente accogliente. E' molto da te, sai?>> dice con tono quasi ovvio, seguito da un altro tenero sorriso. Mi stringo appena nelle spalle.

<<E come sarebbe uno stile da me? Com'è che era?>>, un tono pensieroso si fa spazio nell'ultima parte della frase. Assottiglio gli occhi e mi alzo con il busto, ora appoggiando le mani sul materasso dietro di me.<<Patetico, no?>>, ridacchio, guardando di nuovo verso di lui. Anche io voglio giocarci un po'; sarò dolce ma non stupido.

<<Allora sei un patetico carino>>, dice a voce alta e decisa. Mi lascia davvero a bocca aperta e rosso in viso. Si sistema leggermente e passa la mano tra i suoi capelli per poi scuotere la testa, il suo solito gesto. Un suo complimento diretto non me lo aspettavo affatto, e  come potevo non arrossire se era proprio lui a farmi complimenti. Però continuo a guardarlo negli occhi, e faccio un sorriso.

<<Non sei cambiato di una virgola, eh?>>,dico riferendomi anche al suo gesto dei capelli; un piccolo vizio che aveva anche ai tempi della scuola. Tolgo il cuscino dalle mie gambe e lo metto al mio fianco, ora portando le ginocchia al mio petto, rette dalle braccia.

<<Dici? Io penso di si, sono più antipatico forse>>. Tesoro mio, se davvero sei più antipatico di come già eri, sono in un mare di guai. Nonostante il pensiero un po' scherzoso, ho ancora le guance arrossate per poco fa. Aspetto da sempre che stia anche solo nella mia stessa stanza e già questo, solo questo, mi manda in iperventilazione. 

Come se mi leggesse nel pensiero e volesse peggiorare la situazione, abbassa la testa verso di me e alza il mio viso.

<<Così va meglio, posso vedere queste.>>,dice piano mentre quasi mette la mano su una delle mie guance riferendosi alle lentiggini che caratterizzano le mie gote, ma si allontana subito, per poi fare un sospiro sonoro. Sono confuso.

Sento che c'è qualcosa che continua a bloccarlo. Fa una mossa carina o affettuosa come un impulso che ha, ma poco dopo realizza e sembra pentirsene, rassegnato.

Ci sono certi momenti in cui mi sento così lontano da lui, nonostante ora sia letteralmente al mio fianco. Che avesse delle barriere attorno al suo cuore lo avevo ben capito ma... come posso aiutare qualcuno che sembra non volere nemmeno ciò che magari dentro lui vuole? Vorrei liberarlo da ogni incertezza se ne ha, da ogni paura se sono il problema, da ogni peso.

Sarò ingenuo, sarò immaturo. Mi chiamavano così a scuola, i pochi che sapevano del mio innamoramento per lui, mentre continuavo a fargli dei doni a sua insaputa. Chiamatemi come vi pare, ma voglio che l'amore pensi per me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 21, 2022 ⏰

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