28; non andare

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@svevaippolitti

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svevaippolitti scatti super rubati.

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8 Luglio 2021

Spostai lo sguardo perso, dal pavimento piastrellato dello spogliatoio, a Federico, che mi guardava, allacciando svogliatamente la sua nuova camicia bianca firmata Armani.
Lo raggiunsi, accompagnata dal sottofondo piacevole dei miei tacchi, che a tempo facevano eccheggiare nella stanza il tipico rumore.
«Faccio io» sorrisi sbiecamente, raggiungendo con le dita il colletto perfettamente stirato. «Grazie» sussurrò sistemandosi gli orli sui polsi.
«Come sto?» mi chiese subito dopo, ricevendo in risposta un mio mugolio di consenso.
Finii di allacciare il primo bottone e cominciai con il secondo, cercando di non soffermarmi troppo sui pensieri che vagavano in quel momento nella mia testa.. impresa che fallì miseramente.
Infatti, la mia dose giornaliera di paranoie, quel giorno più abbondante del solito, mi si presentò davanti, e la spina collegante cervello e corpo si staccò di punto in bianco.
Solo poco dopo realizzai di non avere il controllo su dove il mio sguardo aveva deciso di cadere.
Nicolò era distratto ma non tanto quanto me; percepivo il suo sovraccarico di pensieri, le pupille dilatate, la sventatezza nelle sue mani, che, impegnate ad allacciare la cintura in pelle, si muovevano velocemente, quasi senza neanche prestare attenzione;
Stetti lì, a guardarlo, incantata, e ci misi pure qualche secondo per capire che
si era accorto dei miei occhi indiscreti.
L'accenno di sorriso che mi rivolese infine, fece rallentare le mie mani impegnate, che ancora non avevano terminato di abbottonare la camicia del quattordici.
Abbassai la testa, cercando di ritrovare il ritmo originario.
«Fatto» dissi facendo scivolare i palmi sul petto del moro. «Grazie»
Le labbra di Fede si appoggiarono sulle mie, schiudendosi in un casto bacio, prima di seguire gli altri, anche loro tirati a lucido.
Rimasi lì in piedi, con la testa china a torturarmi le pellicine delle unghie.
«Sveva, - la voce di Nicolò sbucò da dietro la porta,- siamo pronti» aggiunse con fare indifferente.
Mi avvicinai con cautela, mormorando un "ci sono", per poi seguirlo lungo il corridoio che portava in campo.
«Ci andrai?» spezzò quel silenzio insopportabile. «Dove?» non potei fare a meno di chiedere, ritenendo impossibile l'ipotesi che potesse sapere di Parigi.
«Non andarci, ti prego» incontrò volutamente i miei occhi.
Non feci nemmeno in tempo a comprendere le sue parole che, il biondo, aprì la porta, intimandomi di uscire per prima.

Knocked Out; Nicolò Barella e Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora