Una luce. Una luce bianca. Cercai di muovere una mano, un piede, una qualsiasi parte del mio corpo, ma senza successo. La luce bianca continuava a brillare davanti a me, era di un bianco particolare, uno di quelli che ti attirano a sé con la loro magia. Ed eccolo, ecco il dolore che mi impediva di andare a letto tranquilla ogni singola sera. Sentii un formicolio invadere il mio corpo, concentrandosi sulla gabbia toracica. Mi opprimeva. Mi sentivo come schiacciata da qualcosa, tanto che iniziai a pregare con tutte le forze che avevo.
Stavo dormendo, ma il dolore era così reale.. Riuscivo a sentirlo, non stavo sognando.
Riuscii finalmente ad aprire gli occhi e avevo talmente paura che accesi la luce e feci respiri profondi per cercare di rallentare il battito del cuore. Come ogni volta, allungai la mano per raggiungere il telefono: dovevo pensare immediatamente a qualcos'altro, altrimenti sarei istantaneamente morta di infarto. Tutti i mesi la stessa storia, succedeva almeno una volta a settimana. Non riuscivo a spiegarmi da dove proveniva e perché proprio a me. Per di più, la questione iniziava ad inquietarmi il triplo, poiché il giorno prima mi ero finalmente decisa a consultare il mio medico di famiglia, che mi aveva assicurato di essere sana. Allora continuavo a domandarmi "Cos'è? Perché a me? Quale sarà la causa, se non una malattia?" Ma ormai era questione di abitudine e mi ero rassegnata a non trovare mai una risposta alle mie domande.
Non riuscendo più a dormire passai le ore successive completamente persa nei miei pensieri, quando uno spiraglio di luce mi riportò alla realtà facendomi notare che una nuova giornata stava per iniziare. Nuova per modo di dire, visto che tutti i giorni facevano parte di un ciclo continuo di monotonia: scuola, casa, amici, scuola, casa, amici e così via. Sono sempre stata una persona dalle grandi ambizioni, vedevo il mio futuro con chiarezza in ogni minimo dettaglio, non mi sarei mai accontentata di un lavoro classico e monotono, volevo fare della mia vita la mia più grande gioia. Sono sempre stata una persona molto riservata e indipendente anche se socievole e amichevole, adoravo la compagnia ma andando avanti sempre e comunque con le mie sole forze. Non mi affezionavo mai realmente a qualcuno, magari a causa dei miei problemi negli anni precedenti, magari sono nata così.
Vedevo il mio futuro quasi come in una sfera di cristallo, sapevo quello che volevo e sarei riuscita a raggiungere i miei obiettivi. Ma alla fine ne sarà valsa davvero la pena?
Scesi velocemente le scale, salutando mamma in fretta e furia. Appena chiusa la porta di casa, vidi Valentine che tutte le mattine mi aspettava per andare a scuola insieme.
"Sei di nuovo in ritardo! Muoviti!" mi disse iniziando rapidamente a camminare.
Vaentine era una ragazza semplice e gentile, onesta e con una marea di pregi. Il suo unico difetto era la permalosità, qualche volta litigavamo perché a questo si contrapponeva il mio orgoglio.
La conobbi cinque anni prima, subito dopo il mio incidente. Per casualità della vita, eravamo compagne di stanza in ospedale. Mi colpì da subito: passava molto tempo leggendo, cosa rara al giorno d'oggi e nessun ragazzo della nostra età venne a trovarla. Per questo motivo, molto spesso mi ritrovai a fissarla e a immaginare come potesse essere la sua vita. Passavo minuti interi a guardarla, fino a quando un giorno se ne accorse.
"Cos'hai tanto da guardare? Vuoi una foto?" mi disse lasciandomi totalmente spiazzata.
"N-no, scusa! Non volevo sembrare maleducata, è solo c-che..."
"Non mi interessano i tuoi motivi, smettila"
Ebbene si, questa è stata la prima conversazione con quella che sarebbe poi diventata la mia migliore amica. Dopo quell'episodio mi accorsi che anche lei provava ad inquadrarmi, forse cercando di comprendere le mie stranezze, spinta dalla curiosità di sapere di più della "ragazza dell'incidente". Ogni tanto cercavamo scuse banali per parlarci, piano piano creando discorsi e alla fine anche ridendo insieme e tenendoci compagnia. Anche dopo la sua dimissione dall'ospedale, quando la sua gamba era completamente gessata e l'osservazione poteva essere svolta da casa, continuava a venire tutti i giorni in quella stanza bianca e spoglia, semplicemente per trascorrere le ore chiacchierando. Val è stata la luce di cui avevo bisogno in quel momento difficile.
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Like a butterfly under the rain
FantasyNOTE: WORK IN PROGRESS - PRIMI 4 CAPITOLI IN REVISIONE Jennifer è una ragazza come tante, che vive la sua vita nella monotonia di giorni sempre uguali. O almeno fino a quando Dalen entra improvvisamente a far parte della sua vita, dovendo fare i con...