IL PRIMO RESPIRO E IL PRIMO DOLORE

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Il mio primo respiro il 31 agosto del 1972 e mi piace pensare che sia stata una giornata di sole, ho provato a cercare com'era il meteo ma gli archivi arrivano fino al 1973, mia madre "Titina" mi dice sempre che sono nato sull'uscio dell'ospedale, voi mi direte come mai, be io ero il sesto figlio, e bene si il sesto figlio, all'epoca la TV non era cosi importante, le famiglie erano diverse più unite ci si parlava a tavola, la sera si stava a casa davanti al focolare, e diciamocela tutta mio padre "Francesco per tutti Ciccio", si è dato da fare. Si sono fermati all'arrivo dell'ultimo Gianni nel '74.

Il mio nome Massimo, non era un nome presente nella mia genealogia della mia famiglia, e mi direte chissene, ma essendo il sesto i miei genitori avevano chiamato i primi quattro come i miei nonni, quindi Grazia come mia nonna paterna, Maria come mia nonna materna, Giuseppe come mio nonno paterno e Luigi come mio nonno materno, e poi gli ultimi tre mia sorella Adriano in onore di Adriano Celentano, Massimo come Massimo Ranieri e poi l'ultimo Gianni come Gianni Morandi, che fantasia che hanno avuto mi direte voi ma secondo sono stati bravi ci hanno chiamati come i loro cantanti preferiti.

Titina e Ciccio sono di umile origini di un paesino in provincia di Potenza dove sono nati e cresciuti, e dove si sono sposati all'inizio degli anni '60. Non avendo tante possibilità in quel piccolo paese si trasferiscono in Svizzera per sbarcare il lunario, ci sono stati per quasi cinque anni, poi il richiamo della terra natia ha preso il sopravvento e sono ritornati in quel piccolo paesino tra le montagne. Nel 1970 ci fu la svolta i miei ormai avevano presa la decisione di migrare di nuovo e la loro genitori destinazione era l'Australia, ma durante i preparativi e l'attesa della documentazione gli fu offerta la possibilità di gestire un albergo qui a Potenza, e cosi non partimmo più per Melbourne.

I miei genitori hanno sempre fatto come tutti, i genitori a quel tempo, molti sacrifici, mia mamma " una donna molto molto forte" si occupava dell'albergo, faceva le pulizie preparava la colazione pranzo e cena per noi e tutti gli ospiti, mentre mio padre "un uomo eccezionale" lavorare come muratore.

I primi anni, come per tutti i bambini, sono trascorsi belli e spensierati i primi ricordi sono della scuola elementare, allora in via del Popolo, la preparazione del primo giorno di scuola con il grembiule blu ero bellissimo ero felice.

Il ricordo più vivido dei miei primi anno è al matrimonio di mia Zia nel '79, io fece da paggetto insieme a mia cugina Magda, ero uno splendore bello ma davvero bello, in ristorante immerso nella natura pieno di verde un giorno indimenticabile.

Da piccolo l'estete le passavamo dai nonni materni Maria e Luigi nonni splendidi nonna era una donna bravissima e dolcissima nonno ero un po' severo ma giusto e ci volevano un mondo di bene come noi del resto a loro, a fine esteta narrava si tutti a caccia di ginestre per fare il fuoco, si il fuoco, in onore della Madonna del Monte Saraceno che si festeggia il 7 settembre che è la festa più importante dell'anno, una volta arrivata la Madonna in paese la festa aveva inizio con la processione per tutti i rioni e in ogni rione quindi accendeva il falò, questo perché si doveva far ri fortuna la processione il più allungo possibile, perché una credenza popolare racconta che nel rione dove la Madonna sostasse di più avrebbe avuto tanta alla prossima processione, tutti ma proprio tutti si dannavano l'anima affinché la processione possa fermare il più allungo possibile, ora a distanza di anni in quel rione non penso si faccia ancora il falò.

A quei tempi i miei genitori non ci portava a scuola ma andavamo tutti e sette insieme e ritornavamo sempre insieme. Il mio primo giorno di scuola elementare incontrai il mio maestro Nicoletti un uomo altissimo penso all'incirca di 2.00 mt, guardai e non riuscivo a guardare la sua faccia per quanto alto lui fosse. La scuola come l'abbiamo vissuta noi non è per nulla paragonabile a quella attuale, infatti all'epoca quando ti comportavi male i maestri ti mettevano in punizione, quelle del mio maestro erano solo due, la prima era una bacchettata sulla mano l'altra era all'angolo in ginocchio sui ceci, oggi sarebbe in galera, ma era cosi all'epoca e diciamocela tutta non era cosi tanto male, oggi invece e tutto diverso nelle scuole non comandano più i maestri oi professori ma bensì i genitori e gli alunni .

Un giorno che non si potrà mai dimenticare è quel maledetto 23 novembre 1980 alle ore 19.34 un terremoto di magnitudo 6.9 con una durata di 90 secondi ,che non finivano mai, cambiò le nostre vite per sempre nel bene e nel male, io avevo solo 8 anni, era domenica ero in giro a passeggiare in via Pretoria e cosi dal nulla vidi massi, calcinacci, le case cadere la gente scappare a destra e manca e io fermo li davanti alla Trinità e non sapeva cosa succedeva, ero spaventato piangevo i miei genitori non erano in città, mi vede un cliente dell' albergo, il suo nome Vincenzo, mi prese per mano e ci avviamo verso casa ma giunti lì non trovammo più nulla solo macerie. La casa la nostra casa non c'era più non riuscivo a ritrovarmi con i miei fratelli e sorelle poi un po' alla volta tutti, per fortuna, arrivarono. Mio fratello Luigi arrivato con la tonaca da chierichetto ancora addosso e dei miei genitori nemmeno l'ombra. Mamma e papà erano andati al paese ed erano di ritorno quando anche loro dovettero fare i conti con il sisma erano in macchina e giunti alla periferia della città si iniziarono a rendere conto della distruzione che ci era stata stata e non oso trovato quello che stavano provando in quei momenti, visto che non avevano la possibilità di arrivare subito a casa perché le strade erano affollate di persone e non si passava, furono costrutti a lasciare la macchina carica di porte, e avviarsi a piedi per quasi 4 km, per poterci raggiungere.

La prima notte come le successive notti le trascorremmo in nove in una fiat 128 famigliare, oggi station wagon, di colore blu, ormai non trovava più nulla, l'albergo la casa dove ci dovevamo trasferirsi acquisita, mia mamma disperata mio padre che cercava di farci forza ma davvero eravamo in una molto molto brutta, dopo qualche giorno mio zio Giovanni, fratello di mio padre, ci fece andare da lui e cosi ci trasferimmo con quel poco che riuscimmo a trovare in una baracca fatta di zinco dove si trovavamo in 13.

Con quello che che era successo la vita cambia per tutti, con le scuole chiuse gli amici lontani, non è stato facile ma almeno noi non dovevamo piangere qualcuno che non era riuscito a salvarsi, non facevamo altro che stare tra di noi.

Intanto il freddo si avvicinava sempre di più e noi viviamo, sempre in quella baracca, poi una sera alla tv durante il telegiornale regionale di rai 3 arrivò la notizia che una chiesa in Sicilia, di un che non ricordo il nome è mi per spiacevole questo, face una colletta per regalarci una roulotte e la cosa strana che l'indomani mio padre e mio zio si recarono per prendere la roulotte e gli dissero che l'avevano già data ad un altro, ma dico io ma se era per noi a chi l'hanno data sicuramente a qualcuno più importante di noi, io spero che ne avesse più bisogno di noi ma davvero ne dubito.

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