l'inizio- cap 1

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slizabte pov.

driin driiin
un altra giornata e appena iniziata.
mi alzo dal letto dopo aver dato una botta alla sveglia e averla rotta in frantumi facendola cadere per terra, con una forza di 35 e una accelerazione di 40 kilometri al secondo. un altra giornata come le altre.
mi alzo a fatica, e difficile riuscire ad andare avanti con le mie tredici costole rotte e il femore del braccio spezzato in due. indovinate a causa di chi?
-ELIZABET, VIENI SUBITO WUI BRUTTA PITTANELLA- ecco, la voce di mio zio rimbomba per tutta la casa di vetro entrando nel mio delicato orecchio.
mi stringo nelle coperte e mi metto a piangere dolci lacrime amare escono dai miei occhi puro azzurro verde un po giallo, con sfumature arancioni e blu. ecco che mi stava chiamando.
ormai vivo a casa di mio zio ricco in una villa di 27 piani, solo noi due. la solitudine si fa sentire feroce. infatti mio zio si sente da solo gli piace sempre insultarmi e farmi fare tutti i lavori di casa dopo la morte di mia zia mia madre mio padre mia sorella e mio fratello in un incidente stradale mentre andavano in vacanza a napoli. ancora a ripensarci mi vengono i brividi.
brividi freddi si uniscono a lacrime calde mentre metto i piedi per terra, alzandomi finalmente dal letto, e sussurrando: - a a a a a a a arrivo zio-
mio zio entra arrabbiato dalla porta, prendendola a pugni e rompendola di nuovo. -TI HO SEMPRE  DETTO DI PARLARE A VOCE PIU6 ALTA- urla. poi mi prende per i miei finissimi capeli lisci lunghi biondi un po su l'arancione e mi lancia sul muro, lasciando una crepa e riaprendo le mie vecchie ferite. faceva male.
-VAI A PULIRE TUTTE LE CAMERE DELLA CASA O NIENTE PRANSO OGGI- urla. poi se ne va. io mi alzo tremando non mi sento più le gambe: oggi dovevo anche andare a scuola, vivo nella modesta cittadina di New York city in provinca di L.A., ma non l'o mai vista veramente perché non mi fa mai uscire di casa se non per fare la spesa o andare a volte a scuola infatti non conosco bene i miei compagni di classe, ma meglio così, nessuno vorrebbe fare amicizia con una ragazza così brutta come me. alzo il mio corpo di un metro e dieci e metto le mie scarpe adidsa nere a strisce verdi numero 27, ho i piedini un po piccoli perché stare con mio zio ha causato il rallentamento dei piedi un trauma cranico e una frattura al seno. metto il mio reggiseno sesta coppa d mi guardo allo specchio e piango perché oddio sono proprio brutta, mio zio ha ragione quando dice che sono la feccia dell'umanità.
lego i miei capelli in una cipolla scombinata con un pennello eh già, avete capito mi piace disegnare, una volta a tre mesi sono riuscita a fare una copia della mona lisa quasi uguale ma avevo dimenticato di fare le sopracciglia quindi mio zio mi ha picchiata molto. ora disegno ancora ma li faccio di nascosto: il mio sogno è scappare da L.A. per andare finalmente a vivere a las vegas e divenare una pittrice.

l'avventra di ElizabetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora