Looking for happiness

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L'infermiere Zayn Malik faceva sempre il turno della notte, quello che finisce alle sei. Per tornare a casa aveva un lungo tragitto, che compiva in bici nella bella stagione, in metro nei mesi piovosi e invernali.

Arrivava a casa tra le sei e tre quarti e le sette, cioè alle volte un po' prima alle volte un po' dopo che suonasse la sveglia della moglie, Gigi.

Spesso i due rumori: il suono della sveglia e il pesante passo di lui che entrava si sovrapponevano nella mente di Gigi, raggiungendola in fondo al sonno, il sonno compatto della mattina presto che lei cercava di spremere ancora per qualche secondo con il viso affondato nel cuscino. L'odore di lavanda le inondava le narici tanto forte da farla tossire. Poi di scatto si tirava su dal letto e infilava le braccia nella vestaglia di seta, i lunghi capelli biondi sugli occhi color ghiaccio.

Entrava in cucina così, dove Zayn stava tirando fuori dallo zaino i fogli da fa compilare alla moglie e il termos che conteneva caffè caldo, ormai raffreddato e vuoto. Aveva già acceso i fornelli e aveva messo su una teiera regalatagli dai suoi migliori amici.

Appena lui la guardava a Gigi veniva da passarsi una mano sui capelli, da spalancare a forza gli occhi, come si vergognasse un po' di questa prima immagine che il marito aveva di lei, con i capelli spettinati e la faccia mezz'addormentata. Quando due hanno dormito insieme, come per loro accadeva nei weekend, è un'altra cosa, ci si ritrova al mattino a svegliarsi entrambi dallo stesso sonno, si è alla pari.

Alle volte invece era lui che entrava in camera per svegliarla, con una tazza di te nero, un minuto prima che la sveglia suonasse; allora tutto era più naturale, la smorfia di stanchezza si trasformava in una smorfia di dolcezza, le braccia nude si alzavano per cingere il collo di lui e trascinarlo a letto per riposarsi altri due minuti insieme. Come agli inizi, quando lei non era ancora dottoressa ma solo una semplice infermiera. Ma a Zayn non dispiaceva, anzi; era felice che la moglie avesse fatto "un salto in graduatoria" ,così lo chiamava lui.

"Amore, sono tornata. Ho una buona notizia da darti." Aveva detto Gigi cercando il marito nelle varie stanze della casa non molto grande. Sembrava fatta a misura per loro due, stanze mdi dimensioni ristrette con lo stretto necessario.

"Zayn? Dove sei?" Aveva chiamato ancora. Il marito sbucò dietro di lei lasciandole un bacio sotto l'orecchio, abbracciandola e levandole il cappotto per poggiarlo sull'appendiabiti all'ingresso.

"Dimmi G." Si erano seduti sul divanetto di paglia in cucina e avevano chiacchierato.

"Adesso sono dottoressa!" Aveva urlato, si erano baciati e abbracciati e poi avevano festeggiato con un bicchiere di rosso dalla cantina.

Gli diceva: "Che tempo che fa?" E lui attaccava il suo solito broncio mezzo ironico, raccontava tutta la sua nottata partendo dalla fine: il percorso in metro, il tempo trovato uscendo dall'ospedale, diverso da quello che c'era quando era entrato la sera prima, i pazienti, le voci che correvano in reparto, e così via.

A quell'ora, la casa era sempre molto fredda, ma Gigi s'era tutta spogliata, un po' rabbrividendo e si lavava nel bagno. Dietro arrivava lui, più con calma, si spogliava e si lavava anche lui, lentamente, e si toglieva l'odore di ospedale di dosso. Così stando tutti e due intorno allo stesso lavandino rettangolare, senza maglia, dandosi delle spinte ogni tanto, togliendosi di mano il sapone, il dentifricio, e continuando a dire le cose che avevano da dirsi, c'era il momento della confidenza, e alle volte, magari aiutandosi a vicenda a strofinarsi la schiena, s'insinuava una carezza, e si trovavano abbracciati.

Tutt'a un tratto Gigi diceva:" Che ora è già? Devo scappare a lavoro!" E correva a infilarsi dei pantaloni comodi , tutto in fredda, prendendo velocemente il camice stirato, con la spazzola tra i capelli biondi e l'elastico tra le labbra intenta a farsi una coda medio alta per stare comoda a lavoro. Zayn la seguiva, accendeva una sigaretta, e la guardava stando sullo stipite della porta, e ogni volta sembrava un po' impacciato, di dover stare lì senza poter fare nulla. Gigi era pronta, infilava il cappotto nel corridoio, univano le loro labbra in un bacio, apriva la porta e già la si sentiva correre giù per le scale.

Zayn restava solo.

Seguiva il rumore dei tacchi della moglie giù per i gradini, e quando non la sentiva più continuava a seguirla con il pensiero, il camminare veloce per il cortile, la porta scricchiolante del portone, il marciapiede fino alla fermata sotterranea della metro. Vedendola sparire verso il centro della Terra chiudeva la finestra e si rintanava nel letto.

Il letto era come l'aveva lasciato Gigi alzandosi, ma dalla parte sua, di Zayn, era quasi intatto, come fosse stato rifatto allora. Lui si coricava dalla propria parte solo nei weekend, o quando i suoi turni coincidevano con quelli della moglie. Nel resto dei giorni quando la situazione era come i giorni dispari lui dormiva a sinistra, al suo, posto, ma allungava una gamba in là, dov'era rimasto il calore di sua moglie, poi ci allungava anche l'altra gamba, e così poco a poco si spostava tutto dalla parte di Gigi, in quella nicchia di tepore che conservava ancora la forma longilinea del corpo di lei, e affondava il viso nel suo cuscino, nel suo profumo, cocco ed una punta di mirtilli, e s'addormentava.

Quando Gigi tornava, la sera, Zayn già da un po' girava per le stanze: aveva acceso il camino e messo a cucinare qualcosa. Certi lavori li faceva lui, come rifare il letto, spazzare un po', fare la lavatrice. Gigi poi trovava tutto malfatto, ma lui a dir la verità non ci metteva nessun impegno in più: quello che lui faceva era solo una specie di rituale per aspettare lei, quasi un venirle incontro pur restando tra le mura di casa, mentre fuori si accendevano le luci e lei passava per i negozi in mezzo a quelle persone che anch'esse tornavano da lavoro.

Alla fine sentiva il rumore coordinato dei suoi passi sulle scale, molto diverso da quello della mattina, adesso più appesantito, perché Gigi saliva stanca dalla giornata di lavoro, dopo aver provato e/o curato decine di pazienti, con le buste della spesa.

Zayn usciva dalla porta, le prendeva di mano i pesi, entravano parlando e baciandosi. Lei si buttava sul divano grigio-azzurro, senza togliersi la giacca, intanto che lui sistemava la roba sugli scaffali. Poi: "Muoviamoci" Lei diceva, e s'alzava, si toglieva la giacca e si metteva abiti per stare in casa. Cominciavano a preparare da mangiare: un primo ben caldo e un po' di verdure per il secondo, poi metteva su la moca per il caffè che si portava lui a lavoro e preparava l'impasto per fare i pancake quando sarebbe tornato.

Gigi un po' sfaccendava un po' si sedeva sul pouf guardando i programmi della TV. Lui la raggiungeva posizionandosi sul tappeto ai suoi piedi. Parlavano e si innamoravano sempre di più l'un dell'altro.

Erano quelli i momenti belli delle giornate, loro due che si coccolavano senza litigare o parlar di lavoro. Erano pochi questi momenti, però se li godevano a pieno, cogliendo sempre l'occasione di unire le loro labbra in un semplice tocco o far incastrare i loro corpi in un abbraccio.

Proprio come in quel momento, abbracciati davanti al camino mentre un reality suonava sullo schermo luminoso. Alle volte però, parlando, arrivavano sul punto di urtarsi, di dirsi qualche parola brutta per via della discussioni che normalmente si creavano, ma non ci facevano molto caso, ne si arrabbiavano, perché lo sapevano che poi avrebbero fatto pace e avrebbero riso solo guardandosi negli occhi.

Apparecchiata la tavola, messa tutta la roba pronta a portata di mano per non doversi più alzare , allora c'era il momento del rimpianto che prendeva tutti e due d'avere così poco tempo per stare insieme, e quasi non riuscivano a mangiare, dalla voglia di star lì a tenersi per mano e baciarsi.

Ma non era ancora passata tutta la cena e lui era già dietro la bicicletta a vedere se ogni cosa era in ordine.

S'abbracciavano.

Zayn sembrava che solo all'ora capisse com'era morbida e calda la sua sposa. Ma si caricava in spallo lo zaino e raggiungeva la bici sul pianerottolo. Gigi lavava i piatti, riguardava la casa da cima a fondo, le cose che aveva fatto il marito, scuotendo il capo con un sorriso.

Ora lui correva le strade buie, tre i lampioni della viva Londra, forse era già arrivato data la vicinanza. Gigi andava a letto e spegneva la luce. Dalla propria parte, coricata, strisciava un piede verso il posto di suo marito, per cercare il calore di lui, ma ogni volta s'accorgeva che dove dormiva lei era più caldo, segno che anche Zayn aveva dormito lì, e ne provava una grande tenerezza.

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