13 Aprile 2012, Müllingar, Ireland.

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Ti tengo stretta contro il mio corpo e ti strattono, scostandoti le ciocche dei tuoi bellissimi capelli ricci, bagnati dal sudore, dal volto. Sei quasi completamente immobile e non riesco a capire se quei movimenti appena percepibili sono segni di vita oppure solo la conseguenza del mio continuo muoverti.
Tu sei qui - e stai morendo - ed io non so neanche più dov'è che sono andato a finire.
Hai gli occhi quasi chiusi e le palpebre ti tremano, ed io non riesco a guardare più in giù del tuo mento, non riesco a vedere come ti sei combinata, a che punto ti ha portata la tua strana avversione per il mondo.
"No, no, As non dormire, non dormire cazzo!" Urlo portando una mano sul tuo volto, cercando di mantenerti gli occhi aperti. "Rimani sveglia, parlami!" La mia voce è rotta e stanca e mi gira la testa.
La tv nell'altra stanza era ancora aperta e, per ironia della sorte, in quel momento stavano trasmettendo la tua canzone preferita su MTV. Tenevo quel tuo corpo diciottenne fra le braccia e non riuscivo a pensare a nulla tranne che a strattonarti per farti dare segni di vita. "N-nì" mormori a labbra socchiuse. Stai diventando viola e a me bruciano gli occhi. Devo resistere, devo tenerti.
"Sono qui, sono qui As, parlami!" Comincio a piangere mentre ti urlo quelle parole, e tu muovi gli angoli della bocca quasi come volessi sorridere senza che le tue forze gliene dessero l'opportunità. E "Cazzo.." Mormoro mentre lo sguardo mi ricade sul tuo braccio sinistro, sanguinante.
Un intero minuto di silenzio mentre io, con la testa poggiata al lavandino di quel bagno ed il volto inondato dalle lacrime, tremo sentendo il tuo corpo muoversi in preda agli spasmi, fra le braccia.
"Mi ricordo quando ti ho baciata per la prima volta, ti prego As ricordalo anche tu, parlami, te lo ricordi vero?" Ti chiedo dondolando avanti ed indietro, guardandoti in volto: quei tuoi lineamenti occidentali tipici di un'italiana sono contorti in un'espressione di dolore ed io non so proprio dove cercare il coraggio di continuare a parlare, mentre quelle lacrime potevo anche bermele. Pieghi gli angoli della bocca ed in quel momento il mio cuore fa un tonfo ed ho perso per sempre anche quello, e se non mi rendo utile perderò anche te.
"Certo che te lo ricordi" sorrido fra quelle stupide lacrime che mi fanno sentire più debole di quanto il tuo corpo inerte già non faccia, mentre allungo una mano per prendere la prima asciugamano più vicina e premerla su quelle ferite più profonde. "Ti ricordi tutto, tu. Scommetto che ti ricordi anche quando ti ho promesso che non me ne sarei mai andato, mai e poi mai" singhiozzo mentre la testa pesante mi cade in avanti e non riesco a respirare tante sono le lacrime. "Io non ti lascio, As, e tu nemmeno devi" mormoro guardandoti, mentre premo l'asciugamano sulla tua pelle, e guardo il tuo volto che pian piano si rilassa. "Ti prego, As, non lasciarmi. Ti prego, prometto che ti farò piacere tutto questo mondo di merda, e se proprio ti fa così schifo ti porterò su un'altro pianeta dove saremo solo io e te, e potremmo avere la nostra famiglia, e prenderemo quella razza di cane che ti piace così tanto e della quale ora mi sfugge il nome" urlo scalciando con i piedi e sbattendo la testa al marmo del lavandino al quale sono appoggiato mentre ti sento diventare sempre più fredda, sotto le mani, e vedo il tuo corpo tremare. Lo prendo come un sollievo questo tremolio, perché ancora sei qui.
Hai ancora la forza di sorridere, e questo quello che mi ammazza: hai sempre avuto la forza di stampartelo in faccia quel cazzo di sorriso anche quando ti sentivi così sbagliata da voler perfino sparire, e motivo per sorridere non ne avevi.
Ed io ti prometto che davvero mi farò in quattro per farti stare bene ma tu ora non lasciarmi, As, non lasciarmi e vedrai che tutto andrà bene. Adesso io chiudo gli occhi e quando li riapro voglio vederti sorridere, con gli occhi aperti, As, voglio vederti viva. Capito? Voglio vederti bella come lo sei anche ora mentre mi baci e mi dici che sono la tua ancora. E scusami se non sono riuscito a tenerti ferma, non me lo perdonerò mai, davvero. Però adesso io li chiudo gli occhi, davvero, invece tu aprili, però.
Apri quest'occhi marroni e fammeli vedere ancora ed ancora per il resto dei miei giorni, che magari a te non piacciono perché sono troppo semplici ma io li amo proprio per questo, davvero. E le cicatrici le copriamo, ti vestirò io al mattino se proprio tu non vuoi vederle, e se non basta insegnami come si usano tutti quei trucchi che per una volta ti serviranno a qualcosa, e te le coprirò io. Ma ora svegliati, alzati e facciamo l'amore, che te li riempio io tutti quei vuoti e te li bacio io tutti quegli squarci.
Ed io li chiudo gli occhi. Ma non ho la forza di riaprirli. Non voglio riaprirli più, non li riaprirò, non senza di te.
Ed è per questo che rimango fermo, immobile, come fossi morto, quando aprono la porta di casa mia - casa nostra - ed entrano spediti verso il bagno. Ti trascinano via dalle mie braccia ed io mi sento più morto che vivo, mentre continuo a sbattere la testa contro il lavandino e mantengo gli occhi serrati. Non urlo, ho già detto abbastanza prima.
Poi li apro quei maledetti occhi che tu amavi da impazzire e vedo i dottori che ti sollevano e ti trasportano via da quella casa ed io non riesco a muovere un muscolo, nemmeno ad aprire la bocca per dire di non toccarmi, che devo morire lì perché sono stato incapace di salvarti. E quando i miei amici varcano la soglia di quel maledetto bagno, i miei occhi traboccano di nuovo ma nemmeno un muscolo mi si muove, neanche per riflesso.
"Niall" Louis corre da me e mi blocca la testa prima che potessi sbatterla ancora contro quel marmo bianco, e questa volta sarebbe stato un bel colpo. Anche lui piange. Tu gli sei sempre stata molto simpatica, ti adorava, come anche gli altri tre. Mi abbraccia e sussulto poiché sono abituato al contatto del tuo corpo maledettamente freddo, e sentire il suo calore mi fa piangere e comincio a dimenarmi, ma non per divincolarmi dalla sua presa, anzi. Mi dimeno per dare sfogo a quello che le lacrime non riescono a dimostrare. Mi aggrappo alle spalle magre di Louis che mi aiuta ad alzarmi e mi abbraccia così forte che posso sentire il suo cuore battere sul mio petto. Il tuo non lo sentivo.
"Se ne sta andando, Louis" urlo stringendo la sua felpa della Vans nei pugni. Mi sentivo piccolo, pur essendo più alto di lui, aggrappato come un bambino a quel corpo così gracile che mi ricordava il tuo ma che in quel momento non avrei potuto mai odiare. "Se ne sta andando, Louis" ripeto e sento le ginocchia cedere, prima che uno spasmo mi percorra tutto il corpo.
Harry mi guarda con gli occhi lucidi, non mi ha mai visto così e avrebbe preferito non vedermi mai. Mi volta le spalle e si copre la faccia con una mano mentre vedo le sue spalle alzarsi ed abbassarsi a sussulti, singhiozza.
Hai fatto piangere perfino Zayn, e Liam trema come una foglia, oppure sono io e non me ne rendo nemmeno conto.
Qui tutti ti amano, As, tutti quanti. Louis mi accarezza i capelli biondi ed io non smetto di piangere.
Oggi avevo pensato di portarti al Lago e di chiederti di viaggiare insieme. Avevo comprato i biglietti per andare a Parigi e poi in America per vedere le città più belle. I biglietti li ho ancora in tasca, si saranno piegati, proprio come me sul corpo di Louis. Ma tu non puoi andartene, non oggi, non senza che io ti chieda di viaggiare con me, non senza che ti regali un cane, oppure una paperella, oppure un pulcino, che so che ti piacciono tanto. E dico "piacciono" e non "piacevano" perché non puoi andar via così, non prima che io ti chieda di sposarti, non prima che io ti veda vestita di bianco e ti aspetti all'altare, non mi importa che non sei cattolica. Non puoi andar via senza che io ti protegga la notte dal buio e dai tuoni, senza che io ti aiuti a fare la spesa ed a decidere cosa mettere al compleanno di uno dei miei migliori amici. Non posso lasciarti andare senza averti fatto vedere quei posti che descrivevi a quattordici anni sui tuoi diari senza nemmeno averli visitati, quando mi scrivevi poesie ed io ancora non ti conoscevo. Non posso lasciarti andare via senza che tu mi viva accanto. Quindi torna indietro, rifacciamo tutto, dimmi che è solo un brutto scherzo, che ti perdono, che ci passo sopra, non importa. Mi importa solo che tu torni, che varchi quella soglia e rida per le condizioni in cui troverai me ed i miei amici.
Scappo dalle mani di Louis e corro fuori da casa, davanti l'ambulanza che stava per chiudersi e con l'affanno e le lacrime che sembrano cascate, urlo: "Torna perché non ti ho vissuta abbastanza", e posso giurare di vederti sorridere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 28, 2015 ⏰

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