Insieme, per sempre

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Wheein, quel martedì pomeriggio, era seduta nella sala prove e aveva da poco preso il cellulare in mano: fino a qualche minuto prima si stava esercitando con una nuova coreografia che, appena perfezionata, avrebbe postato sul canale YouTube del gruppo di cui faceva parte, e in quel momento aveva deciso di prendersi qualche minuto di pausa.

Aveva già cancellato i messaggi di amici e parenti, quindi era passata a controllare i social, e lì notò molti commenti dei netizens su di lei: molti le auguravano di guarire al più presto e di riprendersi durante il suo periodo di pausa dovuto a problemi di ansia, ma gli altri erano pieni di un odio ingiustificato nei suoi confronti. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo,  ma andare a leggere i commenti negativi fu tanto istintivo quanto doloroso.

Molti post accusavano Wheein di essere una debole, una persona incapace di badare a se stessa e per questo totalmente inutile, tanto che, secondo alcuni, sarebbe addirittura dovuta uscire dal gruppo. Ovviamente, tra un commento e l'altro, c'erano anche delle parole gentili nei suoi confronti, ma gli insulti e gli aggressivi inviti a lasciare il gruppo erano pugni al petto, tanto che presto la ragazza si ritrovò a piangere.

"Wheein, che hai fatto?" Chiese Moonbyul entrando in sala prove con la tuta e i capelli bianchi, con un'accennata ricrescita bruna, raccolti in uno chignon disordinato, ma quando vide la compagna corse da lei e, dopo averle tolto il telefono dalle mani e aver letto i vari commenti, chiese: "Che diavolo stai facendo?"                                                                                                                        Wheein provò a rispondere, ma i singhiozzi furono più forti e le impedirono di parlare.                    A quel punto la più alta si abbassò all'altezza di Wheein, tese le braccia e la strinse forte,  permettendo alla più piccola di sfogarsi in tutta libertà.

Dopo una decina di minuti, Moonbyul si allontanò leggermente da Wheein, le prese il viso tra le mani e asciugò le lacrime ancora attaccate alle guance morbide e paffute della minore. La ragazza fece dei respiri profondi per calmarsi, mentre la più grande prendeva la parola: "Non voglio rimproverarti, ma nella tua condizione non avresti dovuto leggere quei commenti. Sai benissimo che le parole sono più affilate delle spade, e ora tu sei come un soldato senza armatura".                                                                                                                                                                          "Mi dispiace, unnie, mi dispiace tanto,  per tutto: non volevo stare così e soprattutto non volevo leggere quelle cose, ma è stato più forte di me".

"Che si può dire: il fascino del male". Intervenne Solar, rivolgendo un piccolo sorriso di conforto all'amica, e in seguito Hwasa borbottò innervosita: "Questa è l'ultima volta che si permettono di dire schifezze del genere, non se ne può più! Di noi hanno criticato tutto, ci manca solo che critichino i nostri dialetti! Questa è la buona volta che gliene dico quattro, così avranno almeno qualcosa di cui parlare, ma sono sicura che non ne avranno il coraggio".

Wheein ridacchiò: "Tu hai già sconvolto mezza Corea, per non dire tutta, quindi cos'altro vuoi fare?" Hwasa le sorrise: "Immagina quello che vuoi, ma la mia idea è ancora più esplosiva.  Faremo vedere una volta per tutte a quel branco di idioti cosa vuol dire essere le Mamamoo".

"E lo faremo insieme". Aggiunse Solar, alla quale si unì Moonbyul: "Tutte e quattro insieme, per sempre". Il gruppo si chiuse in un abbraccio e tutte furono convinte della stessa identica cosa: se il destino le aveva fatte incontrare, allora loro avrebbero superato ogni difficoltà e lo avrebbero fatto rigorosamente insieme.  

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