Mi accorgo che è appena sorto il sole dale prime luci dell'alba che penetrano dalla mia finestra ed illuminano la mia piccola camera, svegliandomi . Sono solita tardare un po' prima di realizzare che è appena iniziata una nuova giornata. Sgattaiolo in bagno, mi guardo allo specchio ancora assonnata, mi lavo la faccia e corro a piedi nudi verso la cucina tentata da un delizioso profumo di pancakes con burro. Vivo con mia madre, che sta servendo la colazione ed è tutta presa dalle sue faccende. È una donna meravigliosa che ha dedicato tutta la sua giovinezza a me poichè mio padre, che non ho mai conosciuto, l'ha abbandonata quando aveva solo 17 anni. Ha dovuto crescere in fretta e crescere me, dimenticando se stessa il più delle volte. È sempre felice e vede la vita con ottimismo, nonostante tutto. È un'arredatrice, non navighiamo nell'oro ma non mi ha mai fatto mancare nulla. Preparo la sacca, le do un bacio e corro via verso il giardino. Salgo sulla bici e mi precipito di tutta furia in libreria dove lavoro part time per arrotondare qualche soldo in più..."buongiorno", mi dice con aria sorridente la titolare,la signora Ducal "a lavoro,su!"
Indosso la mia divisa da lavoro e inizio un'altro dura giornata. Marc come sempre è già arrivato. È un mio caro amico con la passione per i libri a cui voglio molto bene. La sua aspirazione più grande sarebbe riuscire ad emergere come scrittore. Lo conosco da una vita!. Ricordo che da bambini lui scriveva delle poesie ed io molte volte le cantavo La passione per la musica l'ho sempre avuta. Mia madre mi racconta che quando ascoltava una canzone mentre ero ancora nel suo grembo iniziavo a scalciare. A volte si domanda se iniziai prima a cantare o parlare. Il giorno del mio quinto compleanno mia madre mi regalo' un piano. Da quel momento in poi capii che la mia aspirazione sarebbe stata fare musica, cantare. Così cominciai a scrivere testi per alcune canzoncine che parlavano di coniglietti salterini. Con il passare degli anni i temi delle mie canzoni sono cambiati ovviamente. A casa conservo tantissimi bozzetti di canzoni che so non avró mai il coraggio di pubblicare. Nonostante ció poco tempo fa sentii che alla Herbol, una delle accademie di arti sceniche più importanti della città, erano aperte le audizioni per il nuovo anno. Così, spinta da mia madre, mi decisi a mandare il mio curriculum. Da quel giorno aspetto con ansia la lettera della Herbol anche se so che questo è destinato a rimanere un sogno perché non potrei mai permettermi un'accademia come quella. Non vivo nel lusso e con quello che io e mia madre guadagniamo è già tanto che riusciamo a pagare il mutuo della nostra casetta di periferia.La dura giornata di lavoro è finita e Marc mi accompagna fino a casa. Si è fatto buio e non vuole lasciarmi andare da sola. Arriviamo davanti la soglia del cancello di casa "Ti va di cenare con noi? mamma ha fatto il pollo e sai che ai fornelli se la cava" tento di persuaderlo prendendolo per la gola..."Non vorrei disturbare" risponde imbarazzato. "Ma dai entra! Magari dopo cena guardiamo un film" dico. "Solo se a scegliere il film sono io" ribatte. Sono affamata quindi accetto il compromesso. Entriamo in casa e mia madre è lì ad attenderci. Marc la saluta. Lei ricambia dicendoci che la cena è quasi pronta. Sta ancora preparando la tavola. Poi mi guarda e come se lo avesse scordato mi dice: "ehm tesoro è arrivata una lettera per te...dalla Herbol" "Herbol?" dico sorpresa. "È laggiù, sul comodino" indica con la mano destra. Corro nel soggiorno, cerco fra la posta,prendo la lettera e la apro frettolosa e curiosa di sapere cosa ci sia scritto. "La Herbol vorrebbe offrirmi l'opportunità di partecipare alle selezioni finali per il nuovo anno accademico,è rimasta colpita ma...io non posso crederci".Urlo emozionata..."Tu no tesoro,ma io si. Ne ero sicura" "Cosa? ma non possiamo permettercela!". Non faccio in tempo a finire la frase che mi interrompe:"tranquilla tesoro hai ottenuto una borsa di studio". Sono ad un passo dal sogno di una vita. Mamma non ho parole." "Che ne dici di un: si accetto?" mi dice guardandomi e sorridendomi "ehm...accetto! Ma non so quando saranno le audizioni ne quando dovrei partire" . "Le audizioni saranno fra due giorni,di conseguenza abbiamo poco tempo per preparare tutto". Mia madre sembra essere più informata di me sulla questione. "Non so come ringraziarti mamma. La abbraccio forte. Sono felice, siamo felici. Marc è rimasto in un angolo zittito, poi sussurra un "sono felice per te" con aria insicura e mi da un bacio sulla guancia. "Guarderemo un film un'altra volta, se ci sarà". Saluta mia madre e si concede. Sembra contento ma pensieroso allo stesso tempo. Probabilmente non si aspettava un simile svolgimento della serata. Vado in camera mia. Mi addormento ansiosa, aspettando domani. Questa volta a svegliarmi non è la luce del sole ma mia madre che, con la delicatezza di un elefante, inizia a scuotermi per farmi alzare. Dopo un paio di scossoni sono sveglia. Mi dirigo verso l'armadio, indosso un paio di jeans e una maglietta. Corro di fretta in bagno. Un po' di lucido e un po' di blush e sono pronta. Mamma ha deciso di portarmi a fare shopping per il grande avvenimento di domani. Saliamo sul nostro maggiolino e ci dirigiamo verso il centro. Compriamo tutto ció di cui avrò bisogno una volta andata via: tovaglie, maglie nuove, pigiami, pantofole.Dopo aver fatto compre prendiamo un gelato, passeggiamo per il parco per poi andare a prendere il biglietto aereo.Torniamo a casa che sono le 10. Ci spostiamo in cucina e tiriamo dal frigo gli avanzi della sera precendete.Finita la cena andiamo a dormire.
È il gran giorno. Oggi per la prima volta nella mia vita potrei realizzare il mio sogno. Faccio una doccia veloce. Non ho neanche tempo di fare colazione così mamma mette tutto in una borsa termica e mi accompagna alla porta: "Amore mio sai quanto ti voglio bene. Io saró lontana ma sempre vicina." Mi dice emozionata "Ti voglio bene anch'io. Mi mancherai" rispondo altrettanto emozionata. "Vai amore o perderai l'aereo" dice, lasciandosi scendere una lacrima. "Non piangere ti prego, altrimenti inizio anch'io". "Ricorda per qualunque cosa io sono qui". "Forse è meglio che vada prima che cambi idea" "Corri e attenta,i ragazzi di città sono..." "Cosa? Cosa sono?" "Tu sta attenta" dice, senza darmi alcuna risposta. "Mamma...." Insisto ma niente.Un ultimo abbraccio e sono sul taxi. Durante il tragitto ripenso alle parole di mia madre. Cosa avrà voluto dire?
Arriviamo davanti all'aeroporto. Il tassista mi aiuta con le valigie stracolme. È affollato e solo dopo una lunga attesa posso fare il check in. Il volo decolla dopo un po'. Impiego quattro ore circa ad arrivare.L'aereo atterra. Non sento più i timpani! Prendo le valigie che peseranno un quintale, faccio il check out ed esco dall'aereoporto. Rimango a bocca aperta alla vista di una città così trafficata. Essendo una ragazza di periferia non sono abituata alla vista di tante auto, grattacieli e negozi lussuosi. Cerco di attirare l'attenzione di un taxi su di me ma niente, sono una frana! Dopo vari tentativi un tassista di buon cuore, probabilmente in preda alla compassione accosta. Così carico nuovamente le valigie e salgo sul taxi. "Allora signorina dove siamo diretti?" mi domanda sorridendo." Sulla 72esima. Herbol academy". Non sembra capire quello che gli sto dicendo. annuisce e risponde"come vede c'è traffico, molto traffico. Ci metteremo un pó ad arrivare". Poco dopo la strada si sgombera e riusciamo finalmente ad arrivare. Il tassista, o meglio Rob, così mi ha detto di chiamarsi, durante la lunga chiacchierata fatta durante il tragitto, mi è parso un uomo gentile.Mi aiuta con le mie pesanti valigie. "Signorina, buona fortuna". "Grazie Rob. Spero di rivederla presto" fa un cenno con la mano, risale sul suo veicolo e va via. Davanti a me vi è un maestoso palazzo che sorge al centro della città. Entro dalle grandi porte scorrevoli e mi ritrovo in una hall immensa, con un grande sofà, tantissime porte che condurranno alle varie sale e ai dormitori.Mi sento davvero spaesata, non ho la minima idea di dove possano trovarsi gli uffici ammissione.Giro intorno come una trottola e quando finalmente sto per dirigermi verso gli uffici, grazie alle indicazioni di una giovane dai capelli rossi, mi ritrovo carponi per terra insieme ai mie documenti. Credo di aver travolto qualcuno."Ti sei fatta male?" Sento una voce rivolgersi a me. Alzo gli occhi e mi ritrovo davanti un ragazzo dai capelli castano chiaro e grandi occhioni verdi a tendermi la mano "Scusa è stata colpa mia, non volevo travolgerti" dice imbarazzato. "No tranquillo, è colpa mia. Non ti ho visto arrivare"arrossisco. Rccoglie i fogli da terra e mi lo porge "Tieni, questi sono tuoi. Dove andavi così di fretta" "Stavo cercando la sala delle audizioni". Guardo l'orologio. Sono come sempre in ritardo. "Scusa devo scappare o faró tardi" . Prendo i fogli restanti alla svelta. Mi sorride "Buona fortuna per l'audizione" mi dice, mentre mi allontano. "Grazie". Mi dirigo verso una grande sala che sembra essere quella dove si tengono tutti i casting con tanti specchi,una sbarra e un microfono. Davanti a me c'è una scrivania con due uomini e una donna. Presumo siano i professori che giudicheranno le perfomance. "Prego signorina Claire" la donna dai capelli castani raccolti e i grandi occhioni neri mi invita ad entrare. "Io sono Kristine Lawren, insegnante di danza. "Sa di essere in ritardo?" L'uomo dai pochi capelli e gli occhi castani mi fa notare di essere arrivata dieci minuti dopo l'orario previsto. "Sono il signor Brown, direttore dell'accademia". "Scusate non riuscivo a trovare la sala,poi sono inciampata e..." cerco di giustificarmi ma mi accorgo di straparlare dal nervoso quindi preferisco non continuare a blaterare. "Non si preoccupi signorina, docente di canto Paul Ferri." Mi stringe la mano. "Quando è pronta può iniziare" ."Allora? Vuole iniziare? Non abbiamo tutto il giorno" Brown è un tipo abbastanza burbero. Accendo lo stereo e inizio a cantare. Lascio andare tutta l'ansia e cerco di dare il meglio di me. Chiudo gli occhi per godermi il momento. Quando mi esibisco riesco ad essere me stessa. Ad essere libera. Il suono dell'ultima nota della canzone si sente a stento, è coperto dagli applausi "brava complimenti" mi dice la Lawren mentre i due prof ,continuano ad applaudire. Brown sembra incredulo. "non immaginavo un'esibizione del genere. Discreta per una novellina" Gli sorrido. Il prof Ferri mi guarda e con aria interrogativa "La canzone...l'ha composta lei?" Si,è la prima volta che presento a qualcuno un mio pezzo" E ne sono davvero orgogliosa. "Incredibile,mi ha davvero colpito signorina" "Dobbiamo andare avanti con le audizioni" Lo interrompe Mr Brown. "A breve vi saranno i risultati, adesso dobbiamo continuare a lavorare. Buona giornata" la Lawren mi concede. "Buona giornata e buon lavoro". Prendo la mia borsa e vado via. Esco dalla porta ed eccolo di nuovo, il ragazzo misterioso dai grandi occhioni davanti a me. "L'audizione è andata bene" "E tu come fai a saperlo?" "Diciamo che ti ho vista" "Mi stavi spiando?" Ammetto che la cosa non mi dispiace affatto. "No!" dice, con tono sarcastico ."Prima quando ci siamo scontrati non mi sono presentato, sono Logan" "Claire". Ci stringiamo la mano. Dimentico per un attimo che dovrei andare a cercare la mia camera,ma non ho ancora le chiavi." È stato un piacere ma adesso devo scappare di nuovo. Non ho ancora le chiavi della mia stanza" "Sai dove trovarle?"Mi chiede sapendo che non ne ho la minima idea "In realtà no...Sono un disastro" "Potrei accompagnarti. Sono qui da un anno ormai. Ho imparato a conoscere questo posto. Se ti va posso anche mostrarti un po' l'accademia" "Perché no" Beh, in fondo ho bisogno di una guida. ."Andiamo, è da quella parte la reception" Mi prende per mano " reception? "Chiedo perplessa. " Si,reception. Nora dovrebbe essere ancora li". Chi sarà Nora? Attraversiamo un lungo corridoio e arriviamo alla "reception". Dietro al banco in legno Nora, che scopro essere la receptionist, mi da la chiave della mia stanza, la 023. "Conosci già la tua coinquilina?" domanda Logan. "Ehm..no,sei l'unica persona che ho conosciuto oggi" mi sorride. "Il giro dell'Accademia vuoi ancora farlo?" "Certo,così magari smetteró di girovagare qua e là come una trottola". Già, sei un pericolo pubblico". Chiacchieriamo un pó mentre mi mostra la mensa "Si mangia bene qui?" domando, consapevole che nulla sarà mai buono come la cucina di mia madre. "Abbastanza. Meglio di come cucina mia madre sicuramente" "Non sa cucinare?" "Non che io ricordi." "Capisco. La mia è una cuoca eccellente e anch'io me la cavo abbastanza bene, almeno credo." "Dovrei assaggiare uno dei tuoi piatti allora" Continuiamo a camminare. Mi mostra il giardino, una sala relax con un grande schermo e tanti divani in pelle bianca, le sale di danza, canto e recitazione per poi arrivare infine ai dormitori. "Camera 023. Sono arrivata". Lo dico quasi dispiaciuta. "Se hai bisogno di una mano puoi trovarmi alla 012". dice, indicandomi la direzione della sua stanza. "Grazie ma ti ho già rubato abbastanza tempo, non vorrei disturbarti" "Non disturbi" "se avessi bisogno di aiuto, ti chiameró. Grazie". "Ci vediamo". Inserisco la chiave nella serratura. "A presto" risponde, voltandosi per andare via. Lo guardo, lui si gira per salutarmi e io faccio la distratta, fingo di star guardando altrove. Lui si volta e continua a camminare. Scuoto la testa. "Claire, smettila! Torna sulla terra" dico fra me e me. Smetto di guardarlo ed apro la porta. Oh no! La camera! Cos'è successo qui? Sembra sia passato un uragano. Ci sono due letti stracolmi di calzini, vestiti, maglie, jeans. A quanto pare la mia coinquilina non è una tipa ordinata. Mentre osservo un po' quella che sarà la mia camera se passassi gli esami, da una porta, presumo essere quella del bagno, esce una ragazza in accappatoio verde con un asciugamano a raccoglierle i capelli. Sussulta "Oh mi hai spaventata" "Perdonami,non volevo". Perchè combino sempre guai? "Scusa il disordine, da poco la mia compagna di stanza si è diplomata,di conseguenza ho avuto lo spazio tutto per me. Mi ero quasi abituata, ma iniziavo a sentirmj sola. Piacere Janet". "Claire" "Sgombero il tuo letto così potrai metterti comoda" "Ti aiuto" Tolgo alcuni dei suoi vestiti dal letto. "No, lascia, è compito mio. Voglio farti sentire a tuo agio. E poi sarai stanca del viaggio. Questo disastro l'ho combinato io quindi tocca a me riordinare" Sicura di non volere una mano?" "Sicura" .Mi sorride. Sembra molto gentile. Mente sistema tutta quella roba che ingombrava il mio letto, spuntano fuori vari baby-doll e completini intimi sexy. Guardo Janet stranita. Lei se ne accorge. "Ti piace?" Ne prende uno in pizzo, ridacchiando. "Se vuoi te lo presto" Si avvicina a me con la mutandina più sottile che io abbia mai visto. "Sei gentile ma no...non uso questo genere di cose". Cerco di non essere scortese. Quando la conversazione finalmente perde quella piega imbarazzante che aveva preso. disfo le valigie stracolme e sistemo i miei vestiti all'interno di una delle due ante dell'armadio. Un cellulare inizia a squillare. È quello di Janet. Appena sente la suoneria pop che mi sembra di conoscere, corre vicino al comodino dove c'è il suo iPhone e risponde. "Hey,stavo aspettando che mi chiamassi. " La sua voce assume un tono molto sensuale. Chissà chi sarà. "Allora stasera....Ah! E da quando?. Non potevi dirmelo che so...prima? Sai che ti dico?! Ti rendo il compito più semplice: Scordati che esisto! Imbecille." Riattacca furiosa. "Tutto bene?" chiedo con discrezione. "Questa sera avrei dovuto uscire con un giocatore di calcio che mi ha appena dato buca." "Ti va di parlarne davanti ad una bella cena ipercalorica?. Magari dopo guardiamo un film..." Le strappo un sorriso. "Ma si,dai! Chi se ne frega dei ragazzi. Cena, film e chiacchierata fra donne. Mi sembra perfetto! Cosa vuoi che vada a prendere? Hamburger, nachos, onion rings?" "Mi va bene qualsiasi cosa". "Aspettami qui ci metto un attimo". Sgattaiola a cambiarsi. Indossa uno short e una maglia rosa. Adesso che si è tolta l'asciugamano, noto i suoi capelli color castano lunghi fino alle spalle. È molto carina. Si toglie le pantofole e al volo indossa un paio di converse, per poi avviarsi verso la porta ed uscire. Nell'arco di tempo in cui è via frugo su una mensola dove sono riposti un paio di dvd. Fra questi trovo Casablanca. Janet ritorna carica di buste e inizia a svuotarle. C'è di tutto! Cheeseburghers, Nachos, pop corn e gelato alla panna. "Ho voluto esagerare" dice sorridendo. Ed ha ragione. "Tu intanto hai scelto cosa guardare?" "Si,opterei per Casablanca." Come potrei scegliere un altro film? "Ok. Non l'ho mai visto" "Dici sul serio? È un classico!". Accendiamo la TV e inserisco il dvd nel lettore. Ci sediamo sul mio letto ed il film inizia. Divoriamo tutto ciò che aveva preso in un battibaleno e quando il film è finito, saranno l'una di notte, iniziamo a chiacchierare per conoscerci meglio. Io le racconto un po' di mia madre, della mia vita. Lei scopro essere cresciuta a Seattle, insieme a suo padre, sua madre e suo fratello. I suoi si sono separati quando aveva 17 anni e questi ultimi anni li ha passati dividendosi fra Seattle e Chicago, dove suo padre lavora come agente immobiliare. In fondo non siamo poi così diverse.Credo diventeremo grandi amiche. Sono stanchissima così mi infilo velocemente il pigiama, lego i miei capelli in due codine e finalmente mi stendo sul letto. cadendo in un sonno profondo.
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Who i'm gonna be
Teen FictionClaire è una ragazza di un piccolo paesino che sin da bambina sogna di fare musica.Un giorno per caso invia il suo curriculum ad un'accademia prestigiosa che la ritiene idonea a frequentare il nuovo anno. Così parte per questa nuova avventura lascia...