Capitolo 20

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Han quella sera era particolarmente stressato: con la situazione con Minho, ormai pressoché inesistente dato che non si era minimamente fatto vivo e non sapeva neppure dove cercarlo, e il nuovo caso a cui stava lavorando le sue forze si stavano letteralmente prosciugando.

"Lix, sei al club stasera? Ho bisogno che mi trovi qualcuno" lo implorò.


"Certo che sono al club stasera" disse il biondo dall'altro capo del telefono sussurrando "ti prenoto la 110 e ti ci faccio trovare qualcuno per le 11. Ora se permetti torno a lavoro che ho


una collezione da finire" così gli riattaccò in faccia senza nemmeno salutare.


Jisung sbuffò: avrebbe lavorato fino all'ora di cena, poi si sarebbe fatto una doccia al volo e infine sarebbe saltato in macchina pregando di trovare un ragazzo che lo soddisfacesse in quella stanza.

Si avviò nel suo studio dove passò le restanti cinque ore, provando a trovare una via d'uscita per quel povero ragazzo di soli diciotto anni che aveva picchiato a morte un altro ragazzo.


Da quando Minho gli aveva lasciato quella lettera gli sembrava insoddisfacente tutto il lavoro che faceva per gli altri. Lo avrebbe potuto tirare fuori di prigione, mentre invece era arrivato qualcuno con tanti soldi e puf lo aveva fatto uscire come per magia.


Odiava la corruzione, odiava il modo in cui in quel momento stava svolgendo il suo lavoro e


soprattutto odiava Lee Minho con tutto se stesso.

Scese dalla macchina con il suo completo blu di Armani indosso.


Entrò nella grande porta nera opaca del palazzo prima di scendere qualche scalino e


intravedere l'insegna rossa del locale, leggermente sotto il livello della strada.


"Lee Felix mi ha prenotato la stanza 110 per le 11"


"Certo signor Han Jisung, prego mi segua"


Il biondo si fece scortare per i lunghi corridoi beige dalle cui stanze uscivano rumori alquanto discutibili. In fondo vide la stanza rossa, probabilmente occupata dato la luce del medesimo che la illuminava. Lo accompagnò in una dalla luce verde e lo lasciò solo raccomandandogli, come


sempre, tutte le regole del locale.


Entrò sfilandosi la giacca e lasciandola sulla prima sedia libera all'ingresso.


"Han Jisung?" chiese il ragazzo dai capelli rosa che sbucò dalla stanza. Indossava una camicia


bianca, quasi trasparente, lo copriva fino a metà coscia. Sotto probabilmente non aveva nulla e il biondo si leccò le labbra al solo pensiero.


"In persona" rispose avvicinandosi al corpo esile e pallido, squadrandolo dalla testa ai piedi "e tu sei?" chiese appoggiandogli una mano sul fianco.


"Mi hanno vietato di dare informazioni personali, mi dispiace" si avvicinò un po' di più facendo scontrare le proprie intimità.


"Sei minorenne?"


"Diciassette anni, diciotto a dicembre"


"Sembri più grande" lo prese dalle cosce, che poi strinse al suo bacino.


"Davvero?" gli si illuminarono gli occhi, probabilmente doveva essere un complimento che il


piccolo gradiva particolarmente.


"Davvero" confermò il maggiore posandolo sul letto e mettendosi a cavalcioni su di lui, bloccandolo con il suo corpo.


Gli lasciò qualche bacio umido sul collo prima di slacciargli quei pochi bottoni della camicia che aveva allacciati. Scoprì che i suoi dubbi erano effettivamente realtà e sotto quella stoffa


quasi trasparente era nudo.


Rialzò lo sguardo e vide le gote del ragazzo che si stavano arrossando pian piano.


Han si sfilò la camicia lanciandola ai piedi del letto.


Stava per abbassarsi pronto a portare piacere al piccolo quando sentì qualcuno bussare


insistentemente alla porta.


"Che cazzo" imprecò alzando gli occhi al cielo "ei, vestiti e rimani qua mi raccomando. Vado a


controllare che succede"

Play With Fire - HyunlixDove le storie prendono vita. Scoprilo ora