travor's pov.
ebbene si, la Sicilia era il posto adatto per poter commettere crimini, non ero il primo diciottenne della cittá a farlo, io facevo parte di una gang, in realtà.
Di mafia ce n'è troppa, e funzionava proprio in modi particolari. Le gang dei camorristi, dominano un loro paese, terrotorio, sono loro a decidere se far scoppiare qualcosa, sono loro a manipolare i sindaci e grazie alla legione straniera molti di loro erano protetti, e la polizia o qualunque altra forma militare di quel genere, non poteva intervenire.
La legione straniera è una sorta di militare, dove vengono ammessi solo ed esclusivamente criminali di alti livelli, quelli pericolosi nel vero senso della parola; una volta entrato, ti fanno una carta di identitá falsa, con tutti i dati praticamente modificati, diventavi un'altra persona in modo da non far conoscere a nessuno chi sei; nessuno sa dov'è e chi ci sta, è qualcosa di molto segreto.
Sfortunatamente io non sono un criminale doc, dovevi fare molta esperienza ho solo diciotto anni, ma per la mia etá è davvero tanto quello che facevo.
~ -:"pronto per i 6 anni in prigione, Mathers?"-
La voce divertita di quell'uomo mi fece tornare al mondo reale, lo guardai in silenzio e poi distolsi lo sguardo.
Ed era proprio la loro convinzione che mi faceva divertire; io, Travor Mathers, non avrei mai passato sei anni della mia vita in quella lurida e fredda cella, avrei trovato un modo di uscirne, molto presto.
Avevo le manette ai polsi e non potevo fare nessun movimento con le braccia, quindi lo seguii fin quando non sentii qualcosa sbattere contro il mio petto; abbassai lo sguardo sulla minuta figura femminile e le rivolsi il mio solito sorrisetto arrogante e mormora:
-:"mi farai passare, dolcezza?"- ~
-:"travor!"-
mi richiamò Josephine, mormorai a stento un 'mh?', riportando lo sguardo su di lei, che riprese a parlare.
-:"a cosa pensavi?"-
-:"non ho dormito questa notte, stavo solo dormendo ad occhi aperti."-
feci spallucce provocando la sua piccola risata; aveva 15 mia sorella Josephine, era davvero molto carina e senza dubbio aveva preso da me.
Le sorrisi lievemente e nel sentire una sedia spostarsi accanto alla mia, voltai il viso per curiosare; fu li che io mio sorriso sparì, e i miei muscoli si irrigidirono.
Grace's pov
Tornai indietro ed entra nella mia camera, mi sedetti sul letto e levai quel che copriva il mio corpo, lasciando la tovaglia umida sul letto; mi alzai e camminai verso l'armadio, aprii le ante e presi da dentro dell'intimo pulito e infilai per prima il reggiseno, allacciandolo, dopo di che infilai le mutandine; lasciai che i miei capelli umidi tocchino le mie spalle e ripresi a saltare per la stanza, riprendendo a ridere da sola.
《hai davvero qualche problema al cervello, cara.》
non ho nessun problema, vocina del cazzo.
A quel punto mi fermai e rimasi nella mia convinzione, mi avvicinai all'armadio prendendo un jeans a vita alta con delle strappature sulle ginocchia e lo indossai abbotonandolo.
Chissá se anche questa volta avrei incontrato quello strano ragazzo biondo, lo chiamerò così prima d'ora, ragazzo biondo.
Improvvisamente tutti i chissá inizarono a venirmi in mente.
Chissá cosa avrá commesso, chissá quanti anni ha, chissá come si chiama, chissà se ha una famiglia, chissá se è italiano.
《Grace, può bastare》
devi sempre rovinare i miei pensieri, ti odio, caspita!
《io sono frutto dei tuoi pensieri, cogliona!》
-:"sparisci!"-
sbottai frustrata; cazzarola, stavo sul serio parlando con me stessa, e ho sbottato a me stessa. Avevo fatto una cosa buona, allora, almeno quella vocina fastidiosa non avrebbe infastidito i miei limpidi pensieri per molto.
Scesi le scale ormai pronta, con una canotta blu infilata nel pantalone ed arrivai al piedi di sotto, afferrai la giacca di pelle dal divano e la infilai, pronta per andar a trovare il mio papâ.
Aprii la porta ed uscii aspettando che Allyson mi accompagniasse.
-:"lo sai che dovevi andare a scuola, signorina? sono ben tre giorni che non ci vai!"-
roteai gli occhi ed entrai in macchina dopo di lei, senza parlare o fare storie, mi toccherebbe solo i nervi.
Per tutto il viaggio il silenziò dominò, il mio sguardo era perso e ogni tanto i sospiri scappavano dalle mie labbra.
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Mi sedetti sulla sedia, e poggiai le braccia sul bancone bianco diviso in sue da una lastea di vetro con in un basso solo una piccola apertura.
Grace, lì c'è il ragazzo biondo, è così carino dannazzione! Aveva gli occhi color caramello, era sempre così rilassato?
-:"Grace."-
Portai lo sguardo immediatamente su mio padre, che mi fissava con serietá.
-:"papá?"-
-:"devi stare alla larga da quel ragazzo, chiaro?"-
Stop, un secondo.
Si conoscevano? Da quando? Perchè non dovevo? Non capisco.
-:"eh?"- sussurrai nella confusione più totale.
-:"qualunque cosa succeda, non fidarti."-.
questo è il secondo capitolo, spero vi piaccia, commentata e fatemi sapere cosa ne pensate!
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imprisoned in my heart.
Fanficehilá, sono nuova e ho deciso di dedicarmi alla scrittura, amo scrivere e a volte grazie ad essa riesco a sfogarmi. È la prima volta che scrivo una storia, quindi mi scuserò in anticipo se ci saranno degli errori, e cose varie. Imprisoned in my hear...