𝓓𝓸𝓿𝓮 𝓽𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓱𝓪 𝓪𝓿𝓾𝓽𝓸 𝓲𝓷𝓲𝔃𝓲𝓸.

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Un fruscio di lenzuola

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Un fruscio di lenzuola.

Sospiri affannosi.

Gemiti mal trattenuti.

La sua mente originava, in un circuito senza fine, ciò che in realtà avrebbe anelato.

Perché al di là dello specchio, vi era lui.

Lui che gli protendeva la sua mano, così da afferrarla saldamente e varcare, insieme, quel labirinto intricato e interminabile.

Cristalli lucenti disorientavano il suo cammino, troncandogli ciascuna possibilità di scandagliare e, dunque, scoprire cosa quel ragazzo desiderasse concretamente dalla sua persona.

Il rumore fastidievole di una penna, la quale veniva picchiettata ripetutamente su un tavolo a lui fin troppo prossimo, iniziò a rimbombargli nelle orecchie, inducendolo a ridestarsi dalla miriade di pensieri aggrovigliati che lo stavano martoriando. Un miscuglio di voci lo accompagnava in quell'istante, mentre si trovava in solitudine nell'abnorme mensa della sua accademia d'arte. A poca distanza, era presente il vassoio tuttavia colmo di pietanze mai sfiorate; aveva preferito non toccar cibo, ancora.

Sembrava che quella triste giornata di dicembre lo guidasse nell'esplorazione del suo dolore.

Un colore grigiastro ornava il cielo, che appariva spento e stranamente... silenzioso; gocce di pioggia amara punteggiavano il vetro sensibile della finestra, e una gelida brezza ne oltrepassava i lati, provocando brividi percettibili in ogni scaglia del suo essere.

Contemplava l'ambiente esterno come se non esistesse alternativa, le lucine di Natale che irraggiavano i terrazzi.

Il suo percorso di memoria lo fece viaggiare verso una direzione ben precisa; quel sogno.

L'ennesimo.

Lo stesso di sempre.

Quella volta, l'ultima, v'era stata, però, un'unica differenza.

Era riuscito a toccarlo, seppur fuggevolmente.

«Yeonjun, tutto bene?»

Un richiamo lo fece sobbalzare sul posto.

Con un movimento secco della mano, il nominato sistemò in fretta e furia alcuni ciuffetti ebano che gli erano ricaduti sulla fronte data la posizione assunta, e issò la schiena, abbandonandosi alla scomoda sedia che lo ospitava. Rivolse distrattamente lo sguardo a colui che gli si trovava dinanzi, in attesa di una risposta.

«Beomgyu.» disse soltanto, dopo aver rilasciato un vigoroso sospiro.

«Credevo ti fossi addormentato.» ridacchiò questi, le gote che si imporporarono.

D'altronde, di fronte vi era il ragazzo per il quale avvertiva un'esorbitante cotta sin dal principio dei loro studi.

«Tranquillo, sono abbastanza sveglio.»

Maze In The Mirror [YeonBin] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora