Prologo

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L'alta foresta di betulle è silenziosa, avvolta dalla penombra e dall'umidità autunnale che traspare dal terreno. Un'umidità fredda, viscosa, che si insinua nelle ossa con un vago odore di muschio e fango.

Il rumore degli animali, unici abitanti della grande, sconfinata, distesa di alberi dalle foglie tinte di scuro, riesce a dare dei segnali di vita: il grido di una civetta spaventata, il battere d'ali di un qualche grosso insetto che si allontana nel buio.

E dei passi che, di corsa, si fanno strada tra i tronchi lisci e le foglie cadute sul terreno.

Una bambina sta correndo nel folto degli alberi, facendo attenzione a non cadere sul terreno viscido. La gonna , all'altezza delle caviglie, non le intralcia il cammino come farebbero invece le foglie ed il fango sotto ai suoi piedi.

In preda all'angoscia, la bambina non smette di guardarsi intorno, facendo scivolare nell'aria i lunghi capelli mossi ad ogni disperato movimento della testa. La cuffia che fino a poche ore le teneva insieme l'arruffata massa di capelli è stata persa lungo la strada, ma è troppo spaventata per curarsene. 

Il buio la confonde, così come le urla indistinte che arrivano dalle sue spalle, ormai lontane, e il disgustoso odore di bruciato che aleggia nell'aria.

Si ferma, ansimando con forza per riprendere fiato, sforzandosi di ricordare la strada che hanno preso. Gli alberi le sembrano tutti uguali, tutti sul punto di trasformarsi in un soldato armato di spada pronto a tagliarle la gola.

Il rumore del sangue pompato nelle orecchie è assordante. La bambina si sforza di ascoltare i suoni che le vibrano intorno, ma sa di essere troppo sconvolta per riuscirci. 

Lo sgorgare di una massa d'acqua le strappa un leggero sussulto.

- Il fiume.- mormora tra le piccole labbra appena carnose, strascicando i piedi per riprendere di nuovo il suo cammino, sentendo il leggero scrosciare dell'acqua di un piccolo fiumiciattolo scorrere lontano dalle mura. Il pensiero del paesino di pietra ai piedi del castello arresta di nuovo i suoi passi, bloccandole le gambe.

La bambina si volta verso la collina, sentendo il cuore schizzarle in gola, osservando le alte mura di pietra illuminate dalle fiamme. I primi focolai appiccati dai nemici sono diventati un unico, enorme incendio pronto a divorare ogni cosa gli si pari davanti, tingendo il grande castello e le case sottostanti di una inquietante luce aranciastra nella notte scura.

Il castello, la sua casa, rigetta immense lingue di fuoco dalle finestre ridotte in frantumi dal calore o dagli squarci causati dalle catapulte. Il ricordo degli enormi blocchi di pietra scagliati contro le pareti le mozzano il fiato, facendole venire le vertigini. 

Il primo colpo l'aveva svegliata di soprassalto, sconquassando il letto della sua stanza. Aveva fissato per qualche secondo i lunghi drappi del baldacchino oscillare nella penombra, chiedendosi se fosse un terremoto, prima che riuscisse a vedere i primi nemici accorrere lungo le ballatoie delle mura. Si era buttata giù dal letto, spaventata. 

Un assedio. 

Non era mai successo, prima. Lei e i suoi genitori vivevano in una Corte felice, senza nemici. Erano almeno quarant'anni che non entravano in guerra. 

Henry, uno dei soldati di suo padre, si era parato davanti alla finestra. La spada sguainata e un accenno di elmo in vista dal bordo della finestra. Lo aveva visto muoversi e combattere, prima che una freccia lo colpisse sulla testa.

Aveva urlato, terrorizzata. 

Sua madre, in quel preciso istante, era accorsa in camera. L'aveva fatta vestire in fretta con vecchi abiti della servitù troppo piccoli per lei, ma di cui la bambina non si era lamentata. Mentre la madre la vestiva, troppo angosciata per capire cosa stesse vedendo la figlia, non si era accorta del cruento spettacolo a cui Morgana stesse assistendo in quel momento: la spada del nemico che trapassava senza sforzo l'addome di una delle sentinelle, lorda di sangue e scintillante alla luce delle torce. A Morgana era bastato quell'immagine per farle capire che fossero nei guai e che i capricci non sarebbero serviti a nulla.

Il Re del SottosopraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora