Capitolo 1

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Archie, in piedi di fronte alla finestra del secondo piano, sta osservando il grande giardino sul retro dell'orfanotrofio. Stringe le labbra sottili, trovando la via totalmente spianata tra i cespugli ormai del tutto privi di foglie e la desolata distesa di erba secca.

La lucente superficie del lago è lì, a circa trecento metri dalla porta sul retro, nel bel mezzo di una vecchia distesa di alberi rinsecchiti. L'aria è gelida, sia fuori che dentro il grande monastero che lo ospita, obbligandolo a vestirsi pesante già dentro le quattro mura della camera da letto in comune. Il maglione grigio topo è stato coperto da una piccola giacchetta di pail blu notte, mentre i pesanti pantaloni di flanella a stampa tartan gli avvolgono le gambe. Gli scarponcini dalla suola consumata gli proteggono i piedi insolitamente piccoli, proprio come la generale fisicità del bambino. Il piccolo si dondola sulle punte dei piedi, indeciso sul da farsi.

Il sogno della notte prima era stato chiaro: dovrà andare verso il vecchio e limaccioso lago del monastero per poter incontrare la Strega.

Tutti gli altri bambini sono nel cortile principale, troppo intenti a giocare per accorgersi della sua assenza, dandogli la possibilità di poter vagare indisturbato nel monastero. Archie solleva alla luce pallida del sole malaticcio quello che stringe nella mano destra: una piccola spada di legno. Non un vero e proprio spadino, quanto più un vecchio crocifisso intagliato con mano malferma e privato del Cristo sofferente che gli era stato incollato sopra. Era un oggetto che aveva trovato in un polveroso angolo del ripostiglio accanto alla cappella della Chiesa, circa un anno prima, di cui nessuno sembrava più avere in nota da molti anni. Per mesi aveva intagliato, pezzo dopo pezzo, il cedevole legno. Lo aveva fatto di notte, fingendo di dover andare al bagno per poter creare la spada di legno senza essere visto. Giusto il tempo di un piccolo o grande bisogno, niente che gli rubasse più di un quarto d'ora a volta, per non far insospettire le vecchie suore. Se avessero trovato il suo prezioso tesoro, glielo avrebbero sequestrato e gliene avrebbero date di santa ragione.

È stato cauto, sempre. La Strega lo pregava, nei suoi sogni, di prestare ascolto ai suoi avvertimenti, di non farsi scoprire dalle suore e vedersi privato della spada che a lei stava tanto a cuore.

Il bambino stringe gli occhi, richiamando alla mente il delicato ovale della Strega e i suoi lunghi e mossi capelli castani. Si sforza di focalizzarsi sui dettagli del suo viso, proprio come gli aveva ordinato: il naso storto e con una cicatrice sulla piccola e delicata gobbetta, le labbra pallide e i grandi occhi contornati da folte ciglia scure. Nella sua innocenza l'ha sempre trovata bella, nonostante tutte le cicatrici che le costellano il viso.

Una sul naso.

Una sulla bocca, talmente sottile da risultare quasi invisibile.

E una lunga cicatrice che dalla tempia destra corre lungo lo zigomo, fin quasi al collo. Quella è la peggiore, brutta e cucita alla buona, che gli ha sempre dato l'idea di una ferita piuttosto grave.

Ma sono sempre stati gli occhi a restargli impressi nella mente. Uno marrone e l'altro quasi del tutto di un brillante azzurro grigiognolo, differenti l'uno dall'altro. Gli hanno sempre dato l'impressione di un ricordo pronto a venire a galla, ma che non riesce a trovare la luce.

Il bambino freme, aspettando che il segno della Strega si manifesti. Qualcosa di evidente, che lei stessa gli ha confermato sarebbe stato tanto palese da indurlo a partire.

Non deve attendere molto: uno schiocco sonoro lo fa sussultare, facendolo correre verso il corridoio adiacente. Unendo le mani a coppa per poter vedere cosa stia accadendo all'esterno, il bambino riesce a vedere cosa stia succedendo: Jack, uno dei suoi compagni, è caduto da un albero. E le suore sono tutte intorno a lui, concentrate solo sul suo braccio piegato in una angolazione disumana.

Il Re del SottosopraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora