Su un pavimento di solido legno, nel buio e nel freddo più assoluti, inizia la nuova esistenza di Matt Butcher... fra gli insetti e la polvere, odori di scolo, umide pareti, e altro sudiciume. Riverso sulla schiena, ancora a metà strada fra il sonno e la veglia, per un attimo il sopravvissuto pensa soltanto all'oscurità che lo avvolge; dopo la realtà comincia a farsi concreta, il contatto con le cose prende importanza, e i rumori della notte acquistano un senso. Lo sgabuzzino in cui si trova, assume un senso.
Crede di essere ubriaco, Matt Bucher: troppo annebbiata è la sua mente, e troppo invadente è il senso di vertigine che lo travolge. Eppure, altrettanto veloce, in lui si fa strada l'idea che dietro la nebbia ci sia altro, che ci sia qualcosa di molto sbagliato nel suo risveglio. Ha fame, Matt, oppure sonno... o forse non ha niente di tutto ciò. È strano, si sente come se il suo corpo fosse totalmente scavato, sente un bisogno atavico da soddisfare. Tutto pare distante.
Nella confusione e nel torpore, nella sensazione di rovinare nel vuoto nonostante la sua totale immobilità, Matt si guarda intorno senza guardare veramente. Nel muovere la testa sente del ruvido sul volto, come il graffiare d'un sacco di iuta (forse una maschera, o magari un cappuccio con due buchi per gli occhi); poi pensa di trovarsi in una cassa da morto, tanto è poco lo spazio, getta sguardi su un baule che gli sfiora la gamba destra... e dopo alla sua sinistra, su una porta in legno scuro, aperta a spiraglio. Anche alla sua destra ce n'è una, pensa, mentre chiude gli occhi e qualche cosa lo trascina ancora in un abisso. «Ma che diamine...», borbotta senza fiato.
C'è una piccola finestra alta, sullo stesso metro e mezzo di parete sfiorato dai suoi scarponi fangosi: mentre Matt si chiede com'è finito lì, e pensa che è successo qualche cosa di terribile, da questa apertura inizia a far capolino la luce della luna. La notte è nuvolosa, la stanzetta s'è già illuminata e rabbuiata alcune volte. Pensa pure a questo, Matt... e il fastidio della luce lo riporta fra i vivi.
«Non devo addormentarmi», si dice da solo.
La porta di destra è uguale a quella di sinistra, però è ricoperta di assi di legno inchiodate... come conchiglie sullo scafo d'una nave, pensa Matt, mentre riapre gli occhi e osserva bene il tutto. L'idea è fonte di disagio, e lo fa sentire come se un liquido freddo e denso scivolasse nella sua testa e nelle sue viscere. Ma già se ne dimentica...
Non è la prima volta che accade tutto questo, pensa lui: altre notti, quarti di luna e lune piene, e altri giorni si sono dati il cambio davanti a quella finestrella... e tramonti rossastri, e albe grigie o color pesca hanno fatto lo stesso. «È una storia che si ripete...», borbotta Matt fra sé e sé, quasi senza pensarci. Come in un sogno, un'immagine di lui che si alza in piedi e apre la porta non inchiodata gli si para di fronte alla mente; poi è quella di un corridoio tetro e privo di mobilio a fare lo stesso; alla fine, lo strano individuo si rivede al centro di una stanza, fra casse di legno illuminate da una candela... in piedi, fisso immobile, con una tavoletta di pietra scura stretta fra le mani. Cosa significa?
«Non è casa mia», commenta infine, ripensando meglio a com'è finito lì; e solo pensando a questo, voltando la testa verso la porta non inchiodata e allungando la mano per aprirla meglio, Matt si rende conto della cosa più agghiacciante di tutte: non solo lui non sa dove è, ma non sa neanche da dove arriva... e neppure sa chi è. Il terrore così inizia a travolgerlo, penetrando un po' nell'ovatta mentale del suo cervello, che tutto attutisce.
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La Notte del Male
ParanormalEsistono cose veramente orribili, sulla faccia di questo assurdo mondo malato... e luoghi altrettanto orrendi, dove il buio e la follia permettono a queste cose di muoversi, crescere e moltiplicarsi. Siamo stati abituati a credere che tutto ciò non...