Parte 1

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Lavorava nel bar nel vicino al centro, in mezzo a un piccolo parco di Torino, all'ombra dei suoi quasi diciotto anni Gin portava ancora i capelli lunghi ei braccialetti colorati ai polsi.

Pieno luglio, la calura estiva dava il tormento tutto il pomeriggio, la grande città era semideserta tutto il giorno, o almeno fino alla sera dove il locale di riempiva di adolescenti annoiati e di musica tecno.

Ginevra la mattina arrivava presto quando Alex era in post sbronza, si sedeva al bancone a fumare aspettando che qualche mattiniero decidesse di interromperle la noia e magari scambiare due parole, un mercoledì era terribilmente grigio il tempo e pareva dovesse piovere. 

Aprì l'ombrellone sopra ai tavolini e tirò fuori le Winston dallo zaino e l'accese sbuffando, l'aria era umida e appiccicosa per essere le sette del mattino, si sedette una ragazza ad uno dei tavoli, era impossibile non notarla.

Stava seduta con le gambe incrociate e una biro dietro l'orecchio, aveva un caschetto color melanzana e i ciuffi tenuti indietro da un mollettone, sembrava una vera scappata di casa, tirò fuori da uno zaino una serie di cose, un libro, un quadernino tutto sbrindellato e del tabacco, forse Pueblo.

Gin rimase un po' a fissarla, l'altra non alzava lo sguardo, sembrava fosse sola al mondo e non si fosse minimamente accorta della sua presenza, era assorta nello scribacchiare frettolosamente sulle pagine spiegazzate. 

Balzò giù dal bancone, e si incamminò schiarendosi la voce roca, "Ciao, che cosa ti porto?" mormorò cercando di sorridere come le raccomandava sempre Alex, la ragazza sobbalzò leggermente come risvegliata da un torpore.

Fece per scusarsi, ma la ragazza alzò lo sguardo e sorrise sfuggente, "Una granita alla menta per favore", Ginevra sgranò gli occhi, chi diavolo prende una granita a quest'ora? Annuì e entrò nel chiosco continuando a chiedersi che problemi dovesse avere una simile sciroccata.

Mentre preparava la granita continuò a fissare l'unica cliente che c'era, si stava girando una sigaretta ma sembrava avere un aria trasognata, una con la testa fra le nuvole. Prima di portarle l'ordinazione si fece di nuovo la coda di ricci neri e che le lasciava scoperta la rasatura e fissò l'immagine nel vetro della macchinette delle bibite, provò a sorridere di nuovo e si avvio verso lo strano personaggio.

Fumava guardandosi intorno, la pioggerellina fine cadeva fitta e si era alzato un vento caldo, era un temporale estivo, il primo della stagione. Ginevra le portò la granita e le disse solo: "Sono 2,50 prego", la ragazza, frugò nello zaino e un minuscolo portafogli variopinto, le porse le monete sempre con lo stesso sorriso un po' beffardo.

Erano le 8 ormai e nessun cliente era ancora arrivato, erano tutti in vacanza forse, o la pioggia li aveva tenuti a casa, la ragazza però non accennava ad andarsene, beveva la sua granita con una lentezza esasperante e Gin cominciò a chiedersi se non stesse aspettando qualcuno o avesse un appuntamento.

Timidamente si accostò al tavolino, "Scusa per caso avresti un accendino?" chiese alla ragazza,

- pff che scusa idiota dai potevi inventarti di meglio Gin- pensò fra sé.

Per un attimo l'altra si limitò a fissarla intensamente, gli occhi erano verdi o forse grigi, c'era anche un po' d'azzurro, poi disse "Ma certo, tieni" e glielo porse, "Qualcuno ti ha dato buca?" rise Ginevra, la ragazza si rabbuiò per un attimo e abbassò lo sguardo sconfortata, poi però tornò a guardarla e sorrise mesta: "In effetti aspettavo mio fratello circa un ora fa, ma deve essersene dimenticato" fece le spallucce e si accese anche lei la sigaretta.

La cliente sconosciuta si sporse di nuovo nello zaino, tirò fuori un mazzo di carte, carte da scopa quelle vecchie però: "Allora come te la cavi a carte?" chiese gentilmente, Gin sorrise e si sedette davanti a lei.


Smettila di pensarciWhere stories live. Discover now