III - Guerriero

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Contesto: I Bastardi di Pizzofalcone 3 ~ episodio 3x06 - Verità

Quando ormai l'indagine sulla bomba sembra essersi conclusa con l'omicidio di Manetti per mano di Mary Musella, compagna di Ciro Maiulo, l'esecutore materiale dell'esplosione, ingenuamente i Bastardi tornano alla normale amministrazione. In quella notte di inizio primavera, Romano si trova ad affrontare un turno di notte difficile con la rabbia di chi deve accettare la perdita della piccola Giorgia, di cui gli è stato revocato l'affido, e la fine, questa volta definitiva, del suo matrimonio.

Romano
♫ Guerriero (Marco Mengoni)

*****

III

Guerriero

Di case ormai vuote e dolorose cadute

Romano guidava nel buio delle undici passate con gli occhi stretti, fissi sulla strada.
In quella giornata strana, in cui avevano finalmente arrestato la Musella, archiviando così in modo definitivo la storiaccia della bomba, erano tutti tornati all'ordinaria amministrazione e ai casi minori che erano rimasti in sospeso.
Nello specifico, a lui era toccata la scocciatura di scontare quel rognoso turno di notte in cui, niente di meno, era dovuto uscire per andare a vedere se fuori da un bingo schifoso sarebbe uscito quell'usuraio stronzo che tenevano sott'occhio da un po'. Lo avevano già torchiato un paio di volte negli ultimi mesi, si trattava del solito pesce piccolo e senza scrupoli, ma, da qualche domanda fatta in giro per il quartiere, era saltato fuori che sentirlo poteva essere utile ai fini di un'indagine minore che stavano seguendo in quel periodo. Purtroppo, era proprio il caso di dire: chi non muore si rivede.

Tanto sarà lì dentro a giocare a carte e a sbronzarsi come se non ci fosse un domani, quell'omm 'e merda - pensò Romano, fissando il semaforo che tardava a diventare verde, mentre nell'attesa, per noia, accendeva la radio sperando potesse alleggerire un po' l'atmosfera.

Era arrabbiato, Francesco.
Niente di nuovo sotto il sole, alla fine dei conti.
La verità era scomoda, ma - anche se l'avrebbe negato fino alla morte - si era sentito sollevato quando Aragona gli aveva chiesto di sostituirlo all'ultimo momento.
Davanti a lui, ovviamente, aveva fatto il diavolo a quattro, dandogli dell'inaffidabile e del "tira pacchi", minacciando persino un bel destro sulle lenti azzurrate del collega, ma anche se non poteva dirglielo, gli era stato profondamente riconoscente.
Non voleva tornare a casa.

Cosa ci avrebbe trovato, d'altronde?
Niente. Il vuoto siderale.
C'era riuscito di nuovo, l'iracondo Francesco Romano, assistente capo, a radere al suolo ciò che lo circondava, a distruggere tutto.
Varcare la porta di casa significava ammettere quell'ennesimo, colossale fallimento.
Era così da qualche giorno, da quando Giorgia se n'era andata.

Quale Giorgia?
La piccola o la grande?
Entrambe. Perché se si fallisce, bisogna farlo in grande stile.
Almeno, per lui era sempre stato così.
Le cadute della sua vita erano sempre state mastodontiche, con echi profondissimi e conseguenze quasi sicuramente spiacevoli.

Francesco non era più riuscito ad andare a trovare la piccola Giorgia da quel giorno.
Si sentiva in colpa e inadatto, si vergognava.
Era come se l'avesse tradita; non era riuscito a proteggerla, a tenerla con sé portandola via da quello schifo che era stato l'inizio della sua vita.
Di gente sbagliata, quel cucciolo indifeso ne aveva già incontrata a frotte, nonostante avesse solo pochi mesi, e lui cosa aveva ben pensato di fare?
Aveva avuto la supponenza di ergersi a salvatore della Patria, di credersi migliore di quei mostri da cui si era ripromesso di proteggerla, ovviamente senza riuscirci.
In quel momento, infatti, Romano pensava di essere come tutta quella feccia che l'aveva maltrattata e abbandonata, anzi forse era a pieno titolo il peggiore di loro.
Si era fatto portare via la persona che più amava al mondo.
Perchè sono il re dei coglioni - pensò Francesco mentre ripartiva allo scattare del verde.

Notti Insonni per i Bastardi di PizzofalconeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora