parte uno.

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Dove cazzo sei finito coglione

Manuel fissa lo schermo del cellulare torturandosi il labbro inferiore, strappando con i denti tutte le pellicine che si sono formate a furia di mordicchiarlo dal nervosismo. Fissa le parole nella chat con Simone, picchiettando il lato del telefono con gli indici. Il pollice si avvicina al tasto d'invio, ma non ha il coraggio di premerlo. Con un sospiro, cancella il messaggio per quella che sembra la cinquantesima volta e posa il telefono accanto a sé.

Sono passati due giorni da quando Simone è completamente sparito dalla circolazione. Non lo vede più a scuola né in giro, e detesta sapere che è colpa sua. È colpa sua e della marea di cazzate che gli ha detto, mosso dalla rabbia, dalla confusione, da altri sentimenti che non capisce e a cui non sa dare un nome, ma che gli attanagliano le viscere e non lo lasciano mai solo.

Vorrebbe andare a casa sua, vorrebbe suonare il campanello, bussare alla porta, urlare sotto la sua finestra finché non vede il suo volto e non sente la sua voce, anche se fosse solo per mandarlo a fanculo. Se lo meriterebbe e lo sa bene, ma sa anche che non ha il diritto di andare da lui. E non ha il coraggio di parlare con il suo professore, non ha il coraggio di guardarlo in faccia dopo quello che ha detto a suo figlio.

Si preme il palmo delle mani contro gli occhi, spremendosi le meningi per cercare una soluzione, per riparare l'unica vera amicizia che sente di avere. Frustrato, prende di nuovo il telefono, la chat con Simone ancora aperta.

Non c'è bisogno che stai a casa da scuola per colpa mia, tanto me ne vado io

Fissa lo schermo. Troppo stronzo, troppo passivo-aggressivo. Esattamente il contrario di come vorrebbe apparire.

Perché sei sparito?

Fissa lo schermo. Che cazzata, sa benissimo perché. Per colpa sua, perché aveva bisogno di spazio, di aria, di stare lontano da chi sa solo fare casini e dire stronzate. Cancella di nuovo il messaggio.

Mi manchi

Si morde il labbro. Dentro di sé sa che è vero, Simone gli manca, ma come potrebbe dirglielo dopo quello che è successo tra loro? Simone non dovrebbe mancargli, e lui non dovrebbe mancare a Simone. Stanno meglio lontani, separati, senza che uno come lui possa rovinare uno come Simone. Un perfettone, un bravo ragazzo, uno con la testa sulle spalle, che è sempre andato bene a scuola. Uno con un futuro.

"Vaffanculo," borbotta Manuel tra sé, buttando il telefono sul letto, senza curarsi di cancellare il messaggio o uscire dalla chat.

Chiude gli occhi e ripensa agli ultimi giorni. Quella specie di bacio con Simone, le parole arrabbiate che gli ha rivolto, quella stupida rissa a casa sua... Dio, si sente un vero stronzo.

Una notifica lo riporta al presente, nella sua camera, su quel letto disordinato dal quale non si è mosso per tutto il pomeriggio.

Vaffanculo Manuel

Strizza gli occhi, scuote la testa e rilegge quelle parole. Vaffanculo Manuel.

"Cazzo!" esclama saltando in piedi. "No no no, merda merda merda!"

Dio, il caso, la Dea Fortuna, il destino o qualsiasi entità ci sia a guidare l'universo deve avere uno strano senso dell'umorismo, ed evidentemente prova un gran piacere nel distruggere la vita di Manuel pezzo dopo pezzo, con una lentezza angosciante.

"Merda," grida tirandosi i capelli fino a farsi male.

Non aveva la minima intenzione di inviare quel messaggio, non aveva la minima intenzione di affrontare Simone senza aver prima trovato le parole giuste.

On the Edge of Seventeen | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora