I just want a normal life

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Xena e Madison stavano ritornando in taxi dal loro turno di lavoro. Quella giornata era risultata pesante, tra fischi e complimenti non richiesti da signori ubriachi.

Non avevano mai capito cosa ci trovassero di invitante in una ragazza con dei pantaloni della tuta e una felpa abbastanza larga di color blu che scriveva su un taccuino le ordinazioni dei clienti.

Forse non lo capiranno mai.

In fondo, erano solo delle ragazze di diciannove anni che ricevevano quotidianamente queste piccole e insignificanti ingiustizie.

Ma dovevano sopportare di tutto pur di pagare l'affitto del loro appartamento al secondo piano. 

Xena e Madison erano coinquiline da un anno e migliori amiche da tredici. Tutto iniziò da quando Xena difese la ragazza dagli occhi verdi come le foglie d'estate.

Era la prima elementare, e un gruppo di bambini avevano deriso e cercato di alzare le mani a Madison. Non ricorda molto, ma aveva impressa le immagini delle ciocche bionde di Mady tirate violentemente da una sua compagna e degli occhi segnati dal pianto della povera bambina.

La maestra era andata a prendere un caffè, ma anche se ci fosse stata non ci sarebbe stata differenza, perché a lei non importava niente dei bambini; era la prima a non sopportarli e a picchiarli pesantemente, schiaffi e teste sbattute sui banchi violentemente erano all'ordine del giorno con lei e i piccoli e indifesi bambini tacevano.

In fondo, la maestra si giustificava dicendo che aveva il permesso dai genitori.

Madison era paralizzata e non faceva nulla. Da bambina, ella credeva nella bontà e gentilezza delle persone, li aiutava sempre nonostante tutto e, quando subiva questo tipo di cose, semplicemente non si lamentava.


Perché tanto scherzavano, pensava i primi giorni.

Perché tanto le cose cambieranno, pensò successivamente.

Ma le cose non cambiarono.

Ma lei ci sperava, fino a un punto indefinito della sua vita.

Perché era così.

Una volta Xena le chiese il perché di così tanta carineria, e lei rispose.

"Gli esseri umani sono inaspettati, come le onde che s'innalzano in un mare agitato. Magari un'onda sarà grande e aggressiva, l'altra docile e piccola. Non te lo aspetti. Possono cambiare. E io associo gli esseri umani alle onde. Magari non mostrano alcuni aspetti di loro, sono insicuri e paurosi a loro volta. E io non voglio che si sentano così."

E Xena, sentendosi stupida, non capì il suo ragionamento. Per lei non aveva senso le parole della bambina di fronte.

"Madison, loro ti insultano e ridono alle tue sofferenze."

"Lo so."


Stufa di quella situazione Xena intervenne, il resto era sfocato.

Sinceramente tutta la situazione risultava sfocata, come se tutto ciò l'avesse creata la sua mente.

Poteva essere accaduto benissimo il contrario, ma lei non sapeva.

Non aveva mai chiesto a Madison la sua versione, forse per la paura di scoprire che tutto ciò che credeva fosse falso e che la sua mente fosse troppo perfida.

In quel momento, Mady appoggiò la sua testa sulla spalla dell'amica, che non poté che intenerirsi. 

Spostò lo sguardo dall'amica al finestrino, che mostrava in una notte cupa e spenta la luna che splendeva in cielo.

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