C'era un giardino lì , un angoletto di paradiso in mezzo alla sabbia rossa e arida. Stava lì. C'era e non c'era, un'utopia misteriosa, una bugia non definita.. però c'era. Era lì effettivamente. Aveva fiori e piante e alberi.. per lo più salici piangenti che con i loro lunghi rami pendenti fino a terra e le loro numerose foglie, coprivano e nascondevano maggiormente il piccolo giardino come grandi veli verdi. C'era un ruscello in mezzo agli alberi, sgorgava dalla stessa terra, in mezzo alle rocce bianche. Lo scorrere dell'acqua era l'unico sottofondo di quel silenzio mortale, una melodia lenta, sonnolenta, di un altro mondo. Era tutto immobile lì dentro, circondato ai margini dai polveroni di sabbia ramata che non scalfivano minimamente quell'ordine silenzioso, come se fosse protetto e isolato da un'invisibile e infrangibile teca di vetro. Non c'era "vita" lì, eppure ecco una coccinella rossa appoggiata su una foglia farsi piccola piccola; non c'era nessuno lì, però ecco un bambino giocare con l'acqua sulla riva del ruscello, cercando di afferrarla, meravigliandosi ogni volta di non riuscire a farlo e che essa le scivolasse tra le piccole mani. C'erano fiori lì si, ma ecco che tutti rientravano nei boccioli verdi. Cosa c'era o cosa non c'era lì, in quel posto?
Dalla sabbia emerse una figurina acciambellata, rosso fuoco come la sabbia che la ricopriva quasi totalmente. Era una volpe, un cucciolo di volpe. Strizzava gli occhi, che sparivano ogni volta chiusi sotto tutto quel morbido lungo pelo, eppure erano lì. Cominciò ad annusare l'aria secca con il piccolo nasino nero. Improvvisamente si alzò e si mise a quattro zampe, cominciando a camminare verso quel prato verde che l'attirava inspiegabilmente, ignorando la sabbia che mentre camminava le scorreva delicata sul corpo gracile e tornava a sparire in mezzo a tutta l'altra sabbia. Spariva ma era lì, come tutto il resto. Camminò fino al piccolo ruscello e si chinò lentamente verso quell'acqua cristallina e apparentemente non profonda più delle sue eleganti zampette nere. L'acqua era lì, eppure ogni volta che la volpe stava lì lì per bagnarsi la ruvida lingua, essa si ritirava con uno scatto indispettito. La volpe continuava ad avanzare tentando invano di berla, eppure non riusciva, l'acqua "scappava da lei". Si fermò per un momento però, non si spostò quando lei la sfiorò con il muso e la volpe, approfittando all'istante dell'occasione, allungò una zampa tentando di "acchiappare" il ruscello sfuggente. Il letto del ruscello si intravedeva, una spanna sotto il pelo dell'acqua, di chiaro brecciolino; eppure la volpe, pur ormai con l'acqua che le solleticava la pelliccia ramata del ventre, non tastava con la zampa il fondale, ma solo acqua, stranamente calda al tatto.Improvvisamente l'acqua la attirò a sé, ma la volpe nonostante si divincolasse con forza guaiendo impazzita, non riusciva a ritirare la zampa da quelle sabbie mobili azzurre e perdendo l'equilibrio cadde con un tonfo in acqua.
Si ritrovò lì sotto, in quell'abisso senza fine, con la superfice a una spanna dal muso, ma impossibilitata anche solo a muovere un muscolo da una forza misteriosa. Era lì, cullata dall'acqua calda che con calma gelida la soffocava entrandole nei polmoni dalla bocca spalancata e dalle narici e bruciandole gli occhi, dove non si distingueva più la pupilla dall'iride giallo, tanto era dilatata, di un nero pece che rimandava il riflesso della morte. Sopra la superficie dell'acqua tutto era tranquillo. Non c'era nulla lì sotto. Tutto sembrava sollevato di godere di nuovo dello spettrale silenzio, turbato un attimo prima da.. che cosa?