Mani.

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Erano passati un po' di giorni dal compleanno di Simone e tra lui e Manuel sembrava non essere successo assolutamente niente.
Nessuno dei due aveva più toccato l'argomento, Manuel perché, come sempre, pur di non affrontare i problemi faceva finta che non ci fossero, Simone invece perché sapeva che Manuel non voleva parlarne e per evitare l'ennesima discussione preferì tenersi dentro le mille domande che gli frullavano in testa.

Con te è diverso gli aveva detto, Simone gli rispose di aver capito ma non aveva capito proprio un bel niente e ripensandoci in quei giorni non era nemmeno tanto sicuro che quella frase avesse senso per Manuel stesso. Cosa era diverso? Cosa aveva di diverso dagli altri maschi?

I maschi non mi piacciono ma con te è diverso

Più la ripeteva e più non aveva senso questa frase per Simone. Non assunse nessun senso nemmeno nell'istante in cui Manuel gli posò una mano sulla spalla mentre era seduto al suo banco.

«ao Simò»

Simone girò la testa verso di lui ma non puntò lo sguardo sul suo viso, bensì sulla mano a contatto con la sua spalla. Manuel notò questo particolare, lui notava qualsiasi particolare delle azioni di Simone. Interruppe il contatto con il ragazzo ma non spostò la mano troppo lontano da lui, la mise sullo schienale della sedia. Simone si mosse un po' a disagio girandosi leggermente verso di lui, gli avrebbe voluto tirare uno schiaffo perché non capiva il motivo di quei contatti continui e forse la cosa che gli dava più fastidio era il fatto che, se glielo avesse chiesto, Manuel non gli avrebbe comunque dato una risposta che non fosse "Simò la smetti de fa domande?".

«senti quella de matematica ha chiamato mi madre, è tipo la quarta volta sto semestre però mo sul serio me voglio mette in paro»

Simone alzò entrambe le sopracciglia, sapeva dove volesse andare a parare l'amico ma non capiva questo improvviso cambio di pensiero.

«e com'è sto cambiamento?»
«ao lo voi ancora un compagno de banco l'anno prossimo o no?»
«non so mica così tanto sicuro della risposta»
«ma vaffanculo Simò»

Manuel gli diede una leggera spinta sulla spalla e si misero a ridere insieme, guardò le fossette di Simone e per un attimo ebbe l'istinto di spostare quella mano dallo schienale e poggiarla sulla sua guancia, ma a quel gesto sarebbero seguite delle domande e lui non era pronto a dare delle risposte.

«oggi pomeriggio me aiuti? Ha detto che domani me interroga»
«va bene ma se inizi a parlare di filosofia con mio padre anziché studiare matematica giuro che trovo il modo di farti bocciare»

Manuel sorrise e alzò la mano dallo schienale per infilarla nei ricci di Simone e scompigliarli un po', Simone abbassò lo sguardo sul banco sorridendo e continuando a cercare il senso delle parole, dei gesti, degli sguardi dell'altro, più andavano avanti e più era confuso, diceva una cosa ma faceva tutto il contrario e Simone si sentiva come un paio di cuffiette in una tasca, più Manuel si muoveva e più i suoi pensieri si incasinavano.

Appena terminato l'orario scolastico i due andarono a casa di Simone, ognuno con il proprio scooter e con i propri pensieri. Ci misero poco a pranzare poiché la nonna di Simone aveva già preparato il pranzo per entrambi. Era quasi un'abitudine ormai, Manuel era a casa loro praticamente tutti i giorni e alla nonna e Dante andava bene così purché Simone fosse felice.
Loro la vedevano la complicità tra i due, la vedevano ancor prima che sapessero dell'innamoramento di Simone e avevano sempre cercato di non ostacolarla perché sapevano fosse una delle poche cose che teneva Simone in piedi dopo tutti quei cambiamenti nella sua vita.

«dai Manuel fai il serio»

I due erano entrati in camera e Manuel, dopo aver lanciato lo zaino vicino la scrivania, si era buttato sul letto sotto lo sguardo severo di Simone.

Mani. | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora