#simuel (da leggere dopo la decima puntata)
Simone ricorda ogni secondo di quella notte. Sotto il ponteggio, lo aveva fermato prima di compiere il disastro. Manuel aveva gli occhi infuocati di rabbia ma quando l'amico aveva confessato di volergli bene, aveva cambiato subito espressione. Di certo non era quello che si aspettava. "Ti voglio bene" era stato strano da sentire ma anche da dire. Simo era in imbarazzo, come capitava spesso nell'ultimo periodo al suo fianco. Si sentiva piccolo ed indifeso, accanto ad una bomba che sarebbe potuta esplodere da un momento all'altro.
Manuel, dopo quel bacio al museo, s'era accorto di tanti dettagli che prima non avevano senso. Piccoli punti che non sembravano essere legati tra loro. S'erano avvicinati così, per caso. E s'erano trovati bene, forse per mancanza di qualcun altro. Ma non importava, perché insieme erano forti. Erano cambiati. Erano loro stessi, senza maschere.
Manuel aveva sentito la sua mancanza in quei giorni in cui Simone era andato a Glasgow ma non glielo aveva mai detto esplicitamente. Ma c'era da aspettarselo da uno come lui. Dal più bello e più stronzo della scuola.
Aveva sentito il banco vuoto, una presenza assente. Non sentire più il suo motorino di prima mattina parcheggiare accanto a lui, o passare i pomeriggi a cazzeggiare gli mancava.
Ma si era meritato quell'allontanamento, tanto da chiamarlo e convincerlo a tornare.
Sì, lo aveva baciato sotto al ponteggio e la mano di Simone era finita in mezzo alle sue gambe. Gli era piaciuto sentirsi amato a tal punto da eludere ogni pensiero d'essere in un luogo poco nascosto. Ma a Simone non importava di essere visto. Aveva bisogno di fargli capire che ci sarebbe stato per lui, perché i suoi sentimenti andavano ben oltre quel "ti voglio bene".
Pochi minuti dopo però si sentiva perso. Non sapeva se quel gesto gli era piaciuto perché tale o perché con Simone. Avrebbe potuto fermarlo ma stava troppo bene. E se stava troppo bene, significa che forse, Simone, non gli faceva affatto schifo da quel punto di vista.
Ma, come s'era sollevato la zip o la spallina della felpa, aveva deciso d'alzare anche un muro per potersi proteggere da subito. Ora era lui quello piccolo, quello indifeso. Simone aveva chiaro ogni sentimento, ogni palpitazione e l'aveva capito grazie a quegli sguardi che l'hanno sorretto durante l'atto. Manuel invece aveva il cervello impastato da tutto ciò che non riusciva a capire. Troppi pensieri, troppe complicazioni.
È sdraiato sul letto a ricordare ogni secondo, ogni millimetro del suo palmo sul suo cazzo. Ogni bacio ed ogni sguardo: scudo e lama di quella notte.
È domenica e non ha le forze per alzarsi dal letto. Dopo la serata, finita in ospedale, era tornato a casa e quel sabato l'aveva passato lì, senza muoversi. Senza nemmeno toccare il telefono per paura che Simone potesse scrivergli.
Continua a farsi domande su domande ma senza darsi troppe risposte. Se non filosofiche. Ma della filosofia adesso se ne fa ben poco. Vorrebbe poter spaccare qualcosa, sperando di liberare la mente, ma già sa che non è la soluzione giusta ai suoi problemi.
Però sa di non essersi pentito di ciò che è accaduto. E sa che domani sarà lunedì e dovrà per forza tornare a scuola. Quindi si solleva, lasciando sua madre senza risposte ed uscendo di casa. Con la moto guida fino alla villa di Simone, non avendo la minima idea di ciò che dirà, di ciò che farà e di ciò che accadrà.
Parcheggia ed è pronto a tornare indietro dopo un secondo, perché non è più sicuro di quell'unico dubbio che era riuscito a sciogliere. Così si pone nuovamente la domanda. T'è piaciuto? Te sei pentito?
Sì. No.
Prende l'ultima boccata d'aria ingenua e bussa. Il prof gli apre subito, pronto ad uscire per andare chissà dove.
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Una Domenica Per Potersi Ritrovare - Simone x Manuel
Fanfiction"Un venerdì sera per farsi male, una domenica per potersi ritrovare" - Vetro, Montegro Simuel Dopo quel bacio sotto il ponteggio, nessuno dei due poteva fare a meno di pensarci. Le labbra di entrambe avevano bisogno di rincontrarsi. Di scusarsi e di...