Chapitre I: I wanna be drunk when I wake up
Sette, sette, sette
Sono le sette.
Sette, sette, sette.
Si, sono le sette.
Sette, sette, sette.
- Basta! - grido con tutta la voce che ho in corpo mentre la voce nella mia testa continua a ripetere l'orario. Quasi come una sveglia, una noiosissima e monotona sveglia.
Ho sempre odiato il lunedì.
Pensiero sconnesso.
Ho sempre odiato il lunedì perché è lunedì.
Non è una motivazione, Amira.
Uno, due, tre quattro.
Odio il lunedì perché è l'inizio di un'altra settimana di sofferenza che non sono pronta ad affrontare.
Brava Amira.
Odiosa vocina stridula, esci dalla mia testa.
Nah.
Fottiti.
Mi alzo dal letto, smettendo di pensare a quella stupidina che ha deciso di vivere nella mia testa senza permesso da quando mio padre aveva, invece, deciso di lasciare la mia vita.
Beh, forse la scelta non era stata la sua ma lui lo aveva permesso.
Io lo avevo sentito quel rumore.
C'era davvero.
Dopo aver sentito quel rumore ho gridato. Lo chiamavo ma lui non rispondeva più così sono andata a cercarlo e lui non c'era più, così ho chiamato nonna Marylin. Si, era ancora viva dieci anni fa.
Dieci anni fa avevo cinque anni e quindi ora ne ho.
Sei, sette, otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, quattordici, quindici! Ho quindici anni.
Ad ogni modo, ho chiamato la nonna Marylin, com'era bella anche in pigiama, e lei è corsa da me, si, perché mi ha sentita spaventata e poi ha trovato papà con gli occhi chiusi nell'armadio tutto sporco di salsa e poi è caduto a terra, sembrava addormentato. Sto ancora aspettando che si svegli.
Arrivo fino al bagno in poco tempo e mi infilo sotto la doccia da cui esco solo quando mi sento soddisfatta del risultato finale.
Mi rivesto.
Una semplice felpa bordeaux, delle calze e dei calzini neri più alti. Metto anche degli stivali e saluto la mia famiglia.
Non è la tua famiglia.
Si, lo è.
No, non lo è.
Smettila.
Mi fermo alla fermata dell'autobus, mettendo quel suono a tacere, di nuovo e attendo. Quello è l'autobus che mi porterà a scuola, poi a casa e poi dal dottor. Sheeran e dal suo bellissimo gattino che sembra capire meglio di chiunque altro. Riesce a dare anche ottimi consigli quel gattino.
E passa un'altra mattinata tra libri, sgridate, sguardi difficili da decifrare e un pranzo poco soddisfacente.
La mia seconda madre, Nina, non è mai stata molto brava ai fornelli e il mio secondo padre non ci aveva nemmeno mai provato ma non era il cibo, il mio primo pensiero.
Neanche l'aspetto fisico lo reputavo un vero e proprio problema.
E neanche i ragazzi o le ragazze.
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I'm scared, Dad | Ed Sheeran
FanfictionA quella persona che mi ha ispirato per questo racconto, che mi ha indotto a scrivere per esternare i miei sentimenti, a quella persona che non leggerà mai queste poche righe perché è troppo sperare in un suo coinvolgimento fisico, figuriamoci emot...