Mancanza

1.8K 82 2
                                    

I giorni senza sapere dove Simone fosse gli erano sembrati vuoti e infiniti. Manuel non riusciva a capire cosa lo facesse stare così male, come mai il solo pensiero di Simone gli facesse venire le farfalle nello stomaco. Si voltò, vedere il banco vuoto di fianco al suo era doloroso.
Gli mancava.
Gli mancava come l'aria.
E non poteva nemmeno farci nulla perché dopotutto lui era stata la causa di tutta quella situazione. Ma allora non capiva perché stesse così quando credeva di aver fatto la cosa giusta. Aveva detto a Simone ciò che pensava e non solo, lo aveva anche insultato e umiliato davanti a tutti, ma ora non era più sicuro delle sue idee.
Aveva proprio voglia di mollare tutto, andare a Glasgow e riportare Simone in Italia.
Non sapeva nemmeno perché, ma c'era una cosa dentro di lui, un sentimento indefinito nei confronti di Simone che lo spingeva ad avvicinarsi a lui anche quando voleva stargli lontano. Un sentimento che, per quanto lui cercasse di reprimerlo, era lì, era presente ed era anche forte. Guardò il banco vuoto un'altra volta e sospirò. Come aveva detto il prof, Simone stava solo cercando il suo terreno, si disse Manuel tra sé e sé, ma in realtà lui lo sapeva che era scappato per colpa sua.
Dopo la lezione il professore lo fermò per parlargli.
"Però prof, je dica qualcosa... je dica che le manca, che ci manca... che mi manca" gli mancava, e pure parecchio.
"Diglielo tu" Ma come? Come poteva farlo, se non gli parlava da una settimana? Come, se l'ultima volta che avevano parlato si erano menati?
Arrivato a casa, decise di fare una videochiamata e non poteva negare che si era sentito sollevato quando Simone gli aveva risposto. Vedere il suo sorriso era stato come una ventata d'aria fresca. Gli chiese scusa, sinceramente e senza fronzoli. E poi gli chiese anche di tornare a casa, una richiesta che racchiudeva un "mi manchi" celato ancora da una corazza di insicurezza e confusione. Anche se non sapeva se Simone lo avrebbe ascoltato, era veramente fiducioso.

Quando si presentò a scuola due giorni dopo, per Manuel fu una sorpresa, ed era così felice che non riusciva a stare fermo. Ma ora che la questione Simone era chiusa, c'erano altri pensieri che lo preoccupavano, oltre al suo cuore che si comportava in modo strano: Alice e Sbarra.
Con Alice aveva una specie di relazione, lui si sentiva innamorato ed era fantastico quando si vedevano. Tuttavia, aveva notato che i suoi sentimenti gli parevano gli stessi che provava quando era con Simone, ma con lui era diverso. Alice era adulta, indipendente e Manuel non negava che gli desse una certa sicurezza stare con una più grande. Ma lei ultimamente aveva cercato di tagliare i ponti, di smettere di vederlo eppure lui non ci riusciva, non riusciva ad abbandonare quella figura che per lui rappresentava un mondo lontano e desiderato.
E poi c'era Sbarra. Non negava che il discorso che il prof gli aveva fatto il giorno prima gli avesse smosso qualcosa dentro. Aveva paura di Sbarra ma forse non voleva davvero ammetterlo a sé stesso. In più ora c'era pure di mezzo una pistola, con cui avrebbe dovuto minacciare un kebabbaro per dei soldi.

Nel pomeriggio, lui e Simone erano seduti sul bordo di una piscina svuotata vicino a casa di Simone. Chiacchierarono un po', scherzarono e Manuel si scusò ancora una volta per aver fatto lo stronzo. Poi tirò fuori una pistola e spiegò a Simone cosa Sbarra lo avesse incaricato di fare. Dopo un omento di silenzio però Simone lo guardò:
"Vengo con te" eccolo, un'altra volta che provava a rendersi partecipe. Perché lo faceva? Perché continuava a seguirlo e a mettersi nei casini? Per amore?
"Lo fai per amore?"
"Mica sono innamorato di te io" disse, anche se Manuel non ci credette molto... aveva provato a baciarlo proprio una settimana prima...
"Sei sicuro, sì?"
"Te la posso dire una cosa? Non sei proprio il mio tipo"
"Meno male" ridacchiò un po' cercando di ignorare la sensazione di disagio che si stava facendo largo in lui. Ancora non capiva il perché di tutto quello.
Non capiva perché provasse determinati sentimenti.
Non capiva perché fosse così confuso.
Manuel ci pensò molto, anche il giorno dopo che era tornato a casa sua, anche dopo che aveva cercato di fare la bravata senza riuscirci. Si diresse con gli occhi sgranati verso Simone e realizzò che era come un'ancora di salvezza, come un luogo sicuro in cui poteva dimenticare le sue responsabilità ed essere sé stesso, un ragazzo di diciassette anni. Ancora però non capiva cosa fosse cambiato dopo che Simone era partito per Glasgow. Perché qualcosa era cambiato sicuramente, ma non sapeva cosa. O meglio, lo sapeva ma voleva non affrontare l'argomento con sé stesso. Non voleva nemmeno mettere in dubbio tutto solo perché si sentiva in un certo modo verso un ragazzo. Certo, sapeva dell'esistenza delle persone bisessuali e non aveva nulla in contrario, ma non si sentiva pronto.
Il giorno dopo poi, Simone annunciò che la sua festa di compleanno si sarebbe fatta a scuola la sera stessa, e Manuel andò in visibilio. C'era un che di emozionante nel trasgredire le regole ed era felice che Simone si stesse un po' lasciando andare.
Poi però gli scrisse Alice, gli disse di trovarsi quella sera. Quando la raggiunse iniziarono a parlare e Manuel non voleva crederci di essere stato lasciato così. Gli disse di averlo usato, che tutto era stato un gioco. Non riusciva a crederci nonostante sapesse che quella cosa che c'era tra loro non sarebbe potuta durare ancora per molto. Si sentì usato e ferito e deluso e incazzato. Corse via e, scappando, decise che quello era l'unico momento per eseguire il compito a lui assegnato da Sbarra.
Sapeva che doveva farlo e quindi si presentò davanti al negozio cercando di fare il duro. Nemmeno lì purtroppo andò come previsto, dato che il kebabbaro era molto più grosso di lui e si rifiutava di ascoltarlo. Preso dalla paura sparò persino un colpo ma poi scappò da quel luogo rifugiandosi ancora una volta dove sapeva ci sarebbe sempre stato posto.
Andò infine alla festa di Simone, ma si sentiva a disagio, era ancora troppo incazzato con Alice e troppo in ansia per ciò che sarebbe successo con Sbarra. Cercò qualcosa da bere e, dopo aver aperto una bottiglia di birra si appoggiò ad un muro guardando Simone che si divertiva. Questi, dopo essersi accorto della sua presenza, lo raggiunse poco dopo e provò anche a parlargli ma lui era ancora furioso e non lo trattò benissimo, non voleva aprirsi, non se la sentiva di avere certe conversazioni, non quella sera, quando l'unica cosa che voleva per Simone era che lui fosse felice, perché quella era la sua festa. Non voleva rovinare tutto, non voleva passare sempre per lo stronzo di turno, perciò dopo qualche birra e drink per alleggerire la tensione si diresse fuori dall'edificio, in un disperato tentativo di far zittire i pensieri nella sua testa.
Tuttavia, quando spaccò la bottiglia di birra contro la transenna del cantiere e inveì contro di essa buttandola a terra, due braccia familiari lo strattonarono lontano cercando di farlo fermare. Manuel era fuori di sé.
"Lasciami!" disse cercando di allontanare malamente Simone. Lui però non lo lasciava, ma anzi lo portò sotto i ponteggi per parlare.
Ma Manuel di parlare non ne aveva proprio voglia, perciò fece per andarsene, ma Simone ancora una volta lo prese per la felpa e lo trattenne. Non riusciva nemmeno ad essere arrabbiato con lui...

"Lasciami!"
"Non ti lascio va bene? E non ti lascio perché ti voglio bene!"
Manuel guardò Simone scrutando ogni singolo centimetro del suo volto. Osservando i suoi lineamenti perfetti, i suoi occhi così espressivi, le sue labbra.

Bacialo, bacialo, bacialo.

Diceva la voce nella sua testa ma non sapeva come farla fermare.
Cosa stava succedendo? Non si riconosceva più Manuel, aveva così tante domande e così tanta confusione in mente. Ma sentì che la cosa giusta era baciare Simone.
Baciarlo fino a che la voce nella sua testa non si fosse spenta.
Baciarlo perché Manuel non voleva soltanto bene a Simone, ma qualcosa di più anche se forse non si rendeva conto ancora della vera entità di quel più. Come più volte si era trovato a pensare quella settimana, si sentiva confuso e disorientato.
Simone c'era stato sempre, ed ora era lì di fronte a lui, nonostante tutte le cazzate che gli aveva detto, che stava aspettando qualcosa.
E guardando quegli occhi tanto comprensivi, tanto buoni e anche desiderosi in un certo senso, Manuel non ci vide più.
Prese Simone per il mento e lo baciò d'impeto, scontrando le labbra con quelle morbide del ragazzo di fronte a lui. Simone strinse i suoi ricci mentre continuava a baciarlo e Manuel si sentì al settimo cielo. Dopo essersi staccati poi risero, risero di gusto osservandosi con la testa piena di domande. Poi Simone corse dentro la scuola e lui lo seguì, ritrovandosi poi in un'aula. La chiusero accuratamente a chiave e poi? E poi Manuel si gettò di nuovo sulle labbra di Simone, sbattendolo contro il muro e poi levandosi la felpa rimanendo in canotta nonostante il freddo. Anche Simone si levò la felpa mentre Manuel era rimasto incantato a guardarlo.
"Mica non ti piacevano i ragazzi?" Lo canzonò poi Simone schioccandogli le dita davanti alla faccia
"Zitto Simo', te prego" gli rispose Manuel
E presi dalla foga del momento consumarono un amore che c'era, c'era ed era profondo, più profondo di qualsiasi sentimento che sia Simone che Manuel avessero mai provato.
Manuel si sentì felice nonostante tutto ciò che provava era nuovo e confuso e strano. Aveva scoperto qualcosa di sé stesso che mai avrebbe pensato di scoprire, ma in quel momento era troppo confuso anche solo per fermarsi a pensare. Simone era lì, senza maglietta, jeans sbottonati e capelli arruffati, davanti a lui che gli sorrideva. E Manuel era anche lui li, senza maglietta, jeans sbottonati e capelli arruffati, che sorrideva di rimando a Simone.
Era proprio vero. Innamorarsi è una delle cose più belle del mondo.

Ed anche questa è terminata!!! A breve arriverà una due parti o una tre parti con pov Simone. E poi ne sto scrivendo anche un'altra... questa serie mi ha reso prolifica.
Alice

MancanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora