Dicembre

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Per quanto bella e accogliente possa essere una stagione gelida come l'inverno, sa distruggere affetti e colori. O almeno, questo è quello che ha fatto a lui. Il biancore della neve si sporca di orme di suole, sottraendone la sua purezza, mentre sul terreno e sulle macchine si appoggia gradualmente un nuovo velo bianco che cancella ogni segno di vita e sottrae i veri colori delle cose: dei grandi pini, dei corrimano colorati, festoni, tetti di macchine d'epoca francesi. i lampioni illuminano timidamente il cielo grigio e malinconico. Mentre il freddo congela tutti. Congela fuori, ma tiene al caldo l'interno.

Io però sento solo freddo. Dentro e fuori. Solo freddo.

Il freddo rallenta e stanca. Come se il freddo ibernasse i ricordi più felici e la gioia che già scarseggiano l'autunno da poco terminato.

Ammetto che la veduta non è minimamente paragonabile ad un panorama di New York: sembra che sulla capitale francese si sia steso un velo che non permette ad alcun raggio di sole di entrare, tutto è insipido, sporco, malinconico, ma ha il suo splendore. Parigi ha il suo splendore. Ogni città ha il suo splendore. Ogni cosa ha il suo valore.

Più mi rendo conto del valore che perdono le cose che tengo fra le mani, più mi raffreddo. Vorrei si congelassero i miei pensieri ma lavorano e scavano nel profondo della mia anima. Sono freddo fuori, ma caldo dentro. Vorrei essere freddo anche dentro. Congelare la mente perché il cuore già lo è.

I grattacieli alti, abnormi, asimmetrici, riempiono Parigi e impediscono di catturare il tramonto o anche una piacevole alba parigina. Se solo le persone trovassero piacere anche nelle piccole cose, non si guarderebbe il mondo con degli occhi diversi? Non è una riflessione universale perché il piacere è soggettivo. C'è a chi piace il tramonto, a chi piace l'alba, ma anche a chi non frega se una giornata finisce o inizia. Per un periodo, per lui, è stato così. Non notava il passare delle giornate. Notava una valanga infinita di bancarelle che venivano allestite e che riempivano ogni strada francese ma non era al corrente che fosse o meno un'orario di punta del fine settimana. Notava le voci snervanti dei passanti e la loro caratterizzante goffaggine ma non ricordava se nella sua testa o attorno a sé ci fosse mai stato silenzio. Di recente nella sua testa era apparso il pensiero che da lì a poco tutto questo non sarebbe più stata un'abitudine.

Non pensavo di dovermi trovare con questo biglietto in tasca. Non riesco a toglierlo dalla giacca...mi chiedo se c'è una spiegazione al mio entusiasmo per questa idea o è illogico. Tornare a Tokyo dopo tutti questi anni non mi sembra più una buona idea, sinceramente "

La voce era fredda e spezzata, il fumo del tabacco usciva dal naso mentre cercava una consolazione dall'altra parte del telefono. I respiri profondi erano ottenuti dai tiri di sigaretta, così da darsi il tempo di formulare bene le frasi.

"Avevo già immaginato che questo umore non ti lasciasse stare. Non cambiare i piani. Non ora. Non ora che siamo a metà" 

La femmina cercava di cacciare via l'aria di insicurezza che sentiva dall'altra parte del telefono ormai da mesi.

"Sarà un debito che non riuscirò a ripagare e lo sai. Sai che mi da fastidio averne. Soprattutto con te. In questa situazione di merda avrei i piedi dentro solo io se solo.."

"Ji , non voglio parlarne"

"Non mi permetti di parlarne da quando è successo, sono io a dovermi vergognare. Non te"

"Smettila. Non fai altro che darti colpe che non hai. Cazzo, come pensi che io possa andare avanti se non fai altro che ripetermelo? Proviamo a non litigare anche oggi."

Il tono era tutt'altro che quello che si voleva sentirsi dire in quel momento. Non udiva nemmeno più i clacson delle auto che sfrecciavano a pochi metri da lui, nemmeno le voci che prima lo infastidivano. Non udiva più nulla. L'udito si era congelato assieme al suo sguardo mentre si portava la sigaretta nuovamente alle labbra facendo profondi tiri, più lunghi che poteva, per costringersi a star zitto, mentre ascoltava le lamentele ormai scoppiate al di là del telefono su un discorso che lui stesso aveva aperto. Buttò la sigaretta a terra e tagliò la voce femminile.

"Siamo rimasti solo noi due. Come pensi che io, invece possa sentirmi? Un sopravvissuto? Un fortunato che è riuscito a salvare solo una amica e gli altri sono stati degli sfigati? Non manipolare i miei pensieri che ricordano la verità in modo ben chiaro e nitido. Sappiamo le cose come sono andate, perciò smettila di insultarmi quando faccio il coglione. Non ti comportare come facevi con lui. Siamo solo io e te e purtroppo ci sei anche te in sta merda e ne usciremo una volta che arriverò a Tokyo."

"Prometti?"

"Prometto"

Al chiaro di luna si stava già scatenando una massa di civili attorno alla torre e ai negozi di sfiziosità calde. Era ora di tornare per un po' a casa. Chiusa la chiamata, velocizzò il passo verso il garage di fronte alla stazione dei treni di Parigi.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 21 ⏰

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