I suoi occhi fugaci scannerizzarono millimetro per millimetro la figura che si presentò al suo fianco. Ciò che la sorprese prima di ogni cosa fu l'abbronzatura perfettamente dorata che caratterizzava la sua pelle. Percorse velocemente quelle mani che desiderò ardentemente sfiorare e, successivamente, le braccia rigate da alcune vene in rilievo. La ragazza si accorse in quel preciso istante di aver imboccato la via del non-ritorno. I suoi occhi risalirono fino a trovare il principio delle due clavicole pronunciate che, tuttavia, erano parzialmente nascoste dallo scollo a V della t-shirt grigia che il ragazzo indossava. Poco più su il pomo d'Adamo si mosse velocemente sotto alla pelle del collo. La mandibola squadrata del ragazzo, punteggiata dal principio di una barba chiara, era stata rasata sicuramente solo il giorno prima.
Per un momento che sembrò durare un'eternità, i loro occhi si incontrarono: le sue verdi iridi la fecero rabbrividire. La sua pelle si increspò per qualche secondo, poi, il cuore della ragazza accelerò e il suo respiro diventò impercettibilmente irregolare. In lei nacque un intenso, irrefrenabile e inspiegabile desiderio di affondare i polpastrelli fra i capelli biondo cenere del ragazzo che erano stati sistemati accuratamente. Tutto a un tratto pregò perché le sue braccia la cingessero. Non appena lo sguardo del ragazzo si abbassò, per lei fu inevitabile andare a poggiare gli occhi sulle rosee labbra di lui. Sembravano scolpite accuratamente, come solo i grandi artisti del Quattrocento erano in grado di fare. In quell'istante il cuore della giovane perse un battito. Le labbra, in due millesimi di secondo, si incurvarono verso l'alto a formare un dolce, sorriso. Il suo stomaco sembrò esser diventato dimora di uno stormo di farfalle che, agitate, sbattevano velocemente le proprie ali all'interno di quello spazio ristretto.
La ragazza voltò il viso verso l'enorme vetro convesso che, insieme alla struttura di alluminio, dava forma a una delle cabine della ruota panoramica che ormai era giunta alla sommità. Il sole stava tramontando e il cielo si era fatto del colore roseo-aranciato che lei amava tanto. Le mani afferrarono nervosamente il maniglione argenteo davanti a lei e il solo palmo caldo che il ragazzo appoggiò improvvisamente e inaspettatamente sul dorso della sua fredda mano riuscì a farle allentare lievemente la presa. "Soffri di vertigini?". La voce di Begli Occhi le fece trasalire. Era profonda e rassicurante. A fatica la ragazza si voltò ancora verso di lui. "S-sì" rispose "E come mai ti trovi qui da sola?" continuò lui appoggiandosi con il gomito destro al maniglione e facendo un ampio gesto con il braccio sinistro per farle notare la cabina vuota. Lei lo guardò negli occhi e sollevò un angolo della bocca. "Per questo" gli disse indicando di fronte a lei quello spettacolo della natura che tanto amava. "Capisco. Beh, in caso questo" rispose indicando la struttura "si rompa, giusto per prevenzione..." fece una breve pausa "credi che potrei venire a conoscenza del nome della ragazza del tramonto?". Una sonora risata nervosa e divertita avvolse lo spazio vuoto intorno a loro due, lei indugiò qualche secondo. "In caso si rompesse...forse" affermò e lui sorrise ancora una volta facendola arrossire. "E in caso di caduta libera? Io, nei tuoi panni, vorrei sapere con chi mi schianterei" ribatté con una prontezza che la sorprese piacevolmente. "Guarda che sono io quella che ha la fobia dell'altezza" scherzò la ragazza "Quindi, questa ragazza ha un nome?" chiese lui non demordendo "È uno dei tuoi tanti tratti questo?" domandò lei "Quale? E poi è maleducazione rispondere a una domanda con un'altra domanda" replicò "La testardaggine. Ah, per la cronaca, l'hai appena fatto anche tu" sottolineò lei. Quella volta fu il ragazzo a scoppiare in una risata che lei trovò davvero attraente. "Piacere, Enrico" le tese la mano che, all'inizio, aveva desiderato tanto anche solo sfiorare. "Aurora". Lei staccò la mano dal sostegno di acciaio e strinse la sua in una presa che le fece battere irregolarmente il cuore, ancora una volta. In quel preciso istante, la ruota panoramica produsse un suono sinistro che l'allarmò, ma, subito dopo, capì che aveva solo ripreso a girare. "E, dimmi, Aurora" Enrico ne sottolineò il nome "hai già impegni per stasera?" domandò sospirando lievemente e avvicinandosi all'altro corpo. Il sorriso della ragazza si fece ampio sul viso. Abbassò leggermente lo sguardo, nascose una ciocca di capelli dietro all'orecchio, poi tornò a guardarlo negli occhi di cui si era già prematuramente innamorata e che, ora, erano ancora più vicini. Riuscì quasi ad ammirarne ogni singola sfumatura.
"No, tu?".
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Storie di incontri
RomanceUna ruota panoramica, una metropolitana, un negozio. Questi sono solo i primi luoghi che hanno dato origine alle fortunate relazioni fra i protagonisti di questa raccolta. Ricorda: non sei tu a scegliere l'Amore, ma è quest'ultimo a scegliere te.