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Improvviso. Così totalmente e stupidamente improvviso da farlo andare fuori di testa.

Sentire le sue labbra sopra le proprie, la sensazione della sua incolta barba sul suo viso glabro gli pizzicava le guance. Quasi quanto quell'azione gli pizzicava il cuore. Un misero idiota, tanto disperato da dargli vinta. E lo aveva semplicemente accettato, senza esitazione. Lo aveva corrisposto, lo aveva aiutato a ferirlo. Perché quello stavano facendo. Lo stavano uccidendo, con un semplice ed unico bacio.

Forse era colpa dell'alcool, forse tutta quella merda gli aveva spento i freni inibitori. Magari era per quello che Manuel stava commettendo una minchiata dopo un'altra e ovviamente Simone lo stava seguendo, cercando di fermare la rabbia esplosiva dell'amico.

Patetico, si sentiva tremendamente patetico, ma era normale quella sensazione di libertà e calore che stava provando? Era come se stesse bevendo vodka per la prima volta: un calore scottante ed invasivo gli cresceva nello stomaco fino ad essere nauseante.

Ma era bello, accogliente ed estremamente vero, reale.

Le sue mani sembrarono muoversi da sole quando scivolarono dal retro della felpa di Manuel fino al suo colletto, senza alcun tipo di controllo. Con un gesto secco lo strattonò verso di sé, in modo da intrappolarlo in quel bacio che lo stava già rendendo privo di fiato.

Manuel d'altro canto afferrò con veemenza la felpa di Simone, stringendola tra il palmo della sua mano. Come se stesse cercando di riversare la tensione di quel bacio sulla sua stretta, fin troppo in balia di quel contatto. Ma man mano che passavano i secondi, la sua presa divenne sempre più debole fino a sciogliersi, esattamente come quel loro piccolo scambio. Quando le loro labbra si separarono, nessuno dei due osò pronunciare una singola parola e in un silenzio di reciproco consenso Simone fece indietreggiare Manuel fino a quando non si scontrò contro qualcosa.

Il più giovane guardò dall'alto al basso il suo migliore amico, se così si poteva ancora definire. Chinò lievemente il viso, riducendo parzialmente la distanza tra le loro labbra e tenendo lo sguardo fisso in quello di Manuel. Il riccio aveva il fiato corto, la mente era offuscata da mille domande e dubbi, dall'alcool ingerito, dalla rabbia che saliva quando pensava ad Alice e dalla voglia che cresceva in lui quando guardava Simone.

Non era gay, o almeno, non aveva mai pensato di esserlo. I ragazzi non lo avevano mai attratto e preferiva di gran lunga le ragazze. No, non era gay. Di questo era certo.

E il non essere gay significava che non gli piacessero i ragazzi, giusto? Sbagliato.

Perché se "piacere" voleva dire sentirsi attratto, aver voglia di togliersi i vestiti e semplicemente essere travolto dalla fremente eccitazione che gli provocava...allora era certo che gli piacesse Simone. E Simone era un ragazzo. In quel modo tornava al punto di partenza.

Quanti cazzo di pensieri davanti alle labbra del suo migliore amico. Poteva giurare che in quel momento stesse perdendo ogni straccio di abilità nel formulare pensieri sensati.

Perché pensare allora? Perché farsi così tante seghe mentali? Perché non poteva fare quello che sapeva fare meglio? Reagire d'istinto, in modo impulsivo, come aveva sempre fatto.                           

Pensare era così fottutamente difficile in quel momento, Simone non gli avrebbe fatto una colpa se per un attimo non avesse ragionato su ogni sua singola mossa, no?

E così fu, Manuel spense il cervello, chiuse gli occhi, avvicinò i loro visi, facendo riunire le loro labbra in un bacio ben più passionale e profondo del precedente, ma non per suo volere. A quanto pare Simone stava aspettando un qualche segno per procedere. Il tutto era molto più travolgente rispetto a prima, anche per questo Manuel dovette aggrapparsi alla rete metallica sulla quale si era scontrato, nel vano tentativo di non farsi investire dal più alto. Il quale aveva deciso di cambiare approccio, posando i palmi sul bacino del riccio con una straordinaria delicatezza, contrariamente alla passione con la quale guidava quel bacio. Manuel dovette posare interamente la testa alla rete per cercare di trovare quel minimo di stabilità che il suo corpo si era rifiutato di avere, che tempismo di merda. Proprio in quel momento di massima agitazione, una singola azione del più alto riuscì a fargli sbarrare gli occhi.

Di fatti percepì la mano di Simone farsi strada sotto la sua maglietta e arrampicarsi sul suo fianco, carezzando di tanto in tanto la sua pelle con il pollice. Istintivamente allontanò il viso, esalando un profondo respiro e cercando di riprendere fiato man mano, il tutto evitando il più possibile lo sguardo di Simone. Al contrario l'altro non riusciva a distaccare i suoi occhi dal volto di Manuel, il quale ansimante sotto il suo tocco sembrava star ricercando un po' di controllo. "Manu..." disse con un cenno di preoccupazione nella sua voce, non aveva mai visto il più grande in quelle spoglie e probabilmente neanche Manuel stesso si era mai trovato in quel tipo di situazione. Il riccio non disse niente, si limitò ad alzare il mento, con il capo posato alla rete, ancora immerso negli ansimi, gli occhi leggermente lucidi scrutavano l'espressione di Simone.

Si era sentito assolutamente impreparato per quel tipo di sensazione. Era abituato ad essere quello che dava attenzioni, che toccava e carezzava, facendo perdere la testa alle ragazze grazie al suo tocco leggero. L'essere dall'altra parte, così ridicolamente inesperto, lo rendeva ansioso, rigido. Però per qualche strana ragione che ancora non riusciva a processare gli piaceva tanto, troppo, veramente troppo.

Simone non fece altro che osservarlo: osservava la sua bocca socchiusa ancora in cerca di aria, la sua mandibola irrigidita e i suoi occhi imploranti. Cosa stessero implorando? Non lo sapeva nemmeno lui. Forse di fermarsi, forse di continuare, forse stava esagerando, ma forse se erano arrivati a quel punto era perché lo volevano entrambi. Per questo, quasi tentennando, fece salire ulteriormente la sua mano sull'addome di Manuel, fino a fargli raggiungere il suo pettorale sinistro, il tutto fissando il viso del più grande, come se volesse captare i suoi pensieri. Il castano non sembrò comprendere i dubbi di Simone, in quanto, appena percepì le sue dita ardenti attraversare il suo corpo, rovesciò la testa all'indietro e chiuse gli occhi nascondendo così il suo volto, rilasciò un lungo respiro. Per Simone quella fu la certezza in mezzo a tutti i suoi dubbi.

Non era il solo a volerlo. Non era il solo a desiderare quello che stavano facendo. Non era il solo a sentirsi finalmente bene dopo tanto, dopo quelle settimane di merda che li stavan uccidendo.

Proprio per questo si accostò all'orecchio di Manuel con rinnovata sicurezza e con una sorprendente gentilezza sussurrò. "Leviamoci dalla strada". Al sentire le lente parole di Simone, il riccio aprì gli occhi, sbatté le palpebre un paio di volte prima di mettere a fuoco il volto del più giovane, ricordandosi che effettivamente erano ancora all'esterno del cantiere. Con incredibile dolcezza Simone lo prese per mano, per poi trascinarlo all'interno dell'edificio scolastico in costruzione, ancora abbastanza rustico e vuoto, ma lievemente più isolato dal resto del mondo.

Un unico pensiero nacque nella mente di Simone in quell'istante: sarebbe sicuramente stato scomodo ma terribilmente gratificante.















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Quindi, emh, I did something Ig

Stavo rosicando leggermente troppo per la censura della Rai e perciò mi son detto "ma sì, facciamolo noi", tbh non avevo intenzione di pubblicarla perché sono una pussy, però per l'internet ho visto che altre persone avrebbero voluto vedere effettivamente la scena.

E niente, eccola, scritta male e più nel mio stile che in quello della serie in generale ma kek

Spero vi sia piaciuta, I go away now 🚶‍♂️

That NightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora