Natale in un qualsiasi lunedì

961 51 4
                                    


È notte fonda quando Manuel si strappa con violenza le cuffiette dalle orecchie, è ubriaco e non sa più quale sia il suo posto nel mondo. Si sente spaesato, si sente perso, non sa più dove andare. Respirando profondamente, si accascia in maniera goffa sul marciapiede di qualche via a lui sconosciuta. Roma è grande, lo sa bene, ma in quel preciso momento gli sembra di guardare tutto dall'esterno, come se fosse seduto sul mondo ad osservare le altre persone vivere la loro felicissima vita, con i loro affetti più cari, mentre lui se ne sta in disparte, con le ginocchia raccolte dalle sue braccia, a piangere dalla tristezza, come un bambino che ha perso i genitori in un enorme supermercato. Cerca di calmare i suoi respiri corti, affannati, e il cuore che sente battere fino alle orecchie, guardando un punto impreciso dell'asfalto, ma la sua mente non riesce a scrollarsi di dosso un unico pensiero: Simone Balestra.

Da quando era diventato così? Da quando aveva lasciato che qualcuno mettesse in dubbio tutto? La sua sessualità, i suoi pensieri, la sua vita? Guardando nel vuoto, realizza di non aver mai provato nulla di così forte come i sentimenti contrastanti che prova per Simone. È vero, ha avuto Chicca e la famosa "architetta", ma sono stati amori passeggeri. Diversi tra di loro, ma passeggeri. "Pura lussuria con entrambe" continua a dire Manuel tra sé e sé, un po' per convincere se stesso e cercare di mettere a posto i pezzi del puzzle, un po' perché è la verità. Aveva detto a Simone che "con lui era diverso" e, anche allora, non riusciva a darsi una risposta del perché lo avesse detto in maniera così convinta, quando non ne era minimamente convinto nemmeno lui. Ma aveva visto un sorriso insinuarsi sulle labbra di Simone, e questo gli bastava, aveva messo a tacere l'onda di emozioni nuove e inesplorate che aveva travolto Manuel.

E ora si ritrova in un punto indefinito di Roma, su un marciapiede sudicio, a guardare il vuoto con le lacrime agli occhi che minacciano di fuoriuscire da un momento all'altro.

"Fai pace col cervello Manuel, vaffanculo!" gli aveva urlato Simone una volta, fuori di sé, dopo un'accesa discussione tra i due. Simone ha sempre voluto parlare di quella famosa notte dove Manuel si lasciò trascinare, per la prima volta, dalla corrente di emozioni troppo grandi per essere contenute in un solo corpo.

Il telefono vibra nella tasca dei pantaloni di Manuel, ma sceglie di ignorarlo, così come sceglie di ignorare tutto quello che sente.

«Tanto 'sta sensazione prima o poi andrà via, no?»

Il cellulare continua a vibrare, ancora e ancora, fino a quando Manuel si decide ad estrarlo dalla sua tasca per controllare chi lo sta chiamando: sua madre. Non è una novità, chiama sempre quando lui non è in casa. Ha uno strano rapporto con Anita, che ha sempre cercato di crescerlo nel migliore dei modi. Non le ha mai rimproverato nulla, proprio perché è cresciuto con tutto l'amore possibile, nonostante il padre non fosse mai presente. Rimugina e temporeggia, non ha molta voglia di rispondere e spera che Anita si arrenda presto. E così sembra, il cellulare smette di vibrare, almeno per il momento. Manuel sa benissimo che di lì a poco riprenderà a vibrare, ma poco gli importa. Non è Anita la persona con cui vuole parlare. Con un movimento veloce, sblocca il cellulare e compone un numero che sa a memoria ormai da un po'. Portandoselo all'orecchio, abbassa il capo e ascolta gli squilli perdersi nel vuoto.

«Pronto?» risponde una voce impastata dal sonno dall'altra parte del telefono.

Manuel tace, vorrebbe dire tante cose, scaricare al mondo tante parole e lasciare che esso gli alleggerisca il peso sulle sue spalle.

«Pronto, ma chi è?»

«Buon Natale, Simo » abbozza Manuel, con un singhiozzo sommesso

«Manuel, ma che cazzo chiami alle 4 del mattino, ma sei pazzo? Dove sei?»

Natale in un qualsiasi lunedìDove le storie prendono vita. Scoprilo ora