Perche ti voglio bene

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DESCLAIMER: La comprensione di questa storia è soggetta alla visione della serie "Un professore" andata in onda su rai1 e facilmente recuperabile su rai play.
Nasce, in parole povere, dal rodimento di culo che è preso a me e alle mie amiche durante la puntata dieci. Memori anche della serie originale (Serie originale Catalana "Merlì") siamo rimaste perplesse.
Così nasce questo missing moment che ha come scopo raccontare cosa potremmo esserci perse.
Dal mio punto di vista ovviamente.
Le mie vecchie lettrici/vecchi lettori lo sanno, per le/i nuove/i: SE SIETE SENSIBILI A RAPPORTI DI TIPIO SESSUALE DETTAGLIATI TRA MASCHI ADULTI CHIUDETE QUI LA STORIA E PACE AMORE A TUTTI.
Questo scritto è frutto di fantasia e non intendo offendere nessuno.
Grazie ad Annalisa, la mia bellissima beta.
Buona lettura.

Ai confusi,
ai distratti,
a chi lascia a terra pezzi d'amore,
nell'attesa che qualcuno li raccolga.

No, non ti lascio. Non ti lascio perché ti voglio bene!"

Simone glielo urla in faccia sotto la luce rossa di un cantiere a cielo aperto nel retro della loro scuola.

Ti voglio bene.

Quante volte se lo è sentito dire, Manuel, nella sua breve vita?

Troppo poche.

Quelli di sua madre non contano.

È sua madre.

Li deve dire per una sorta di contratto che probabilmente non ha mai voluto firmare quando l'ha messo al mondo.

È un fastidio pure per lei, questo lui lo sa.

Un fastidio, come quei pelucchi che ti appiccicano addosso quando hai i golf di lana, quelli che provi a togliere con forza ma rimangono là attaccati alla manica, così alla fine lasci stare, impari a conviverci ma non vuol dire che non ti diano fastidio.

Anche ad Alice dava fastidio a quanto pare.

Peggio: per lei era stato un giocattolo.

Preso, usato e rigirato, prima di essere buttato.

Poco importa se, nella caduta dentro il secchio, il cuore si sia spaccato in mille pezzi.

E lui quei pezzi li rivuole disperatamente indietro.

Per questo, in mezzo a quelle macerie di cemento, si ferma dal cercar di distruggere tutto e guarda il ragazzo che ha di fronte.

Simone.

Il suo migliore amico.

Quel finto rugbista di un metro e ottanta che non l'ha mai lasciato negli ultimi mesi, anche quando se lo sarebbe ampiamente meritato.

Che ha coperto le sue cazzate e gli ha impedito di farne altre.
Che gli perdona tutte le stronzate che dice e che fa.
Che adesso lo tiene per le braccia e gli dice che gli vuole bene.

La cosa incredibile è che Manuel ci crede.

Lo guarda negli occhi e ci crede che gli vuole bene ed è incredibile per lui pensare che per qualcuno, a questo mondo, non è solo un pelucco fastidioso su un golf.

Forse è l'alcool che gli manda a fuoco la testa, il cuore rotto, quello sguardo sincero o semplicemente un bisogno a cui non sa dare un nome, forse è per tutte queste cose insieme che lo prende per il collo e poggia con violenza le labbra sulle sue.

Perché ti voglio beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora