Il sogno di una fuga

52 4 2
                                    


Siamo sulla Terra, ormai non ci sono più alberi, li hanno usati tutti per carta, case, strutture. Ci sono state molte manifestazioni per salvare l'ambiente, ma, gli imprenditori, si sa come sono fatti, dicevano di avere la soluzione ad ogni problema, che avrebbero piantato più alberi di quelli tagliati, ma ovviamente, niente. Nessuna manifestazione poteva fermarli. E così anche l'ultimo albero cadde al suolo.

L'ossigeno era creato artificialmente da dei macchinari, ma le piante non riuscivano a sopportarlo. Senza le piante le risorse alimentari si ridussero, così iniziò la ricerca per nuove forme di cibo. Dopo poco tempo inventarono delle pillole. Queste pillole minuscole riuscivano a contenere tutte le sostanze di cui un uomo aveva bisogno, proteine, latticini, vitamine e altre cose del genere.

Questo Finn non poteva sopportarlo. Anche se ormai era adulto, era rimasto affascinato dalle storie che suo nonno gli raccontava quando era piccolo. Le sue storie parlavano di prati verdi pieni di fiori colorati, di alberi altissimi su cui ci si poteva arrampicare, del buon cibo e dell'odore dell'aria, diverso da quello che si respirava sulla Terra all'epoca di Finn.

Ormai aveva più di trent'anni, ma era stanco di vedere solo fabbriche, cielo scuro e pieno di fumo, di mangiare pillole insapori e di respirare quell'aria puzzolente che veniva dalle fabbriche. Così un giorno decise di partire. Aveva sentito alla televisione che su Marte avevano costruito "un nuovo mondo", o così lo chiamavano, dove ricominciare. Erano riusciti a trovare un modo per far crescere l'erba e gli alberi, che sulla Terra era impossibile da applicare. Bisognava agire sull'atmosfera e lì era troppo rovinata. Marte era perfetto, era il pianeta più simile alla Terra.

Dopo poco il razzo era pronto, il giorno del lancio fissato. Alcune persone avrebbero ricominciato la loro vita sul Pianeta Rosso. Queste persone erano principalmente scienziati e alcuni ricconi che potevano permettersi il viaggio. Finn non era tra questi, ma voleva comunque andare su Marte a bordo del razzo.

Fece richieste e compilò moduli, telefonò e lesse regolamenti su regolamenti. Mandò la richiesta per entrare a far parte dell'equipaggio, ma la risposta non lo soddisfò per niente. Era negativa.

Perché lui non poteva andare su Marte per ricominciare la sua vita, mentre dei ricconi potevano? Non erano forse tutti cittadini con gli stessi diritti? Certo, non era l'unico a volersene andare, ma perché proprio lui non poteva?

Insistette, ma non ci fu niente da fare, non lo avrebbero preso. Nonostante questo non si arrese, se la strada facile non era percorribile, allora avrebbe preso quella più lunga.

Era deluso, ma mille idee gli frullavano nella mente. Un prestito? No, un umile segretario come lui non sarebbe stato in grado di restituirlo. Infiltrarsi di nascosto nel razzo? Aveva controllato, decine e decine di guardie lo sorvegliavano ventiquattro ore su ventiquattro.

All'improvviso gli venne un'idea. Si ricordò di un favore che aveva fatto ad un suo vecchio amico. Adesso era diventato un uomo molto influente nella vita politica del suo paese. Gli avrebbe chiesto di restituirgli il favore.

Andò nel palazzo della sua azienda. Si ritrovò davanti ad un enorme grattacielo molto alto, dalle finestre di vetro, così alto che non si poteva vederne la fine. Quando varcò l'enorme porta nera che fungeva da entrata principale, lo scenario cambiò completamente; interni bianchi e bellissimi, piante sintetiche da tutte le parti, specchi che facevano sembrare l'interno più grande e decine e decine di persone che andavano avanti e indietro per il piano terra, come api operaie, intente nel loro lavoro.

Nonostante fosse sopraffatto dalla maestosità di quel posto, si fece coraggio e si avvicinò alla scrivania della segretaria.

"Buongiorno", disse "Vorrei parlare con il proprietario dell'azienda". La segretaria lo squadrò e poi cominciò a scrivere sul suo piccolo computer. "Ha un giorno libero tra tre settimane", disse la segretaria con un tono indifferente.

"È urgente, può dirgli che Finn, il suo vecchio amico, vuole parlargli?". La segretaria sbuffò. Prese il telefono, chiamò il su capo e gli spiegò la situazione.

L'incontro era fissato per il pomeriggio del giorno dopo. Non gli restava che aspettare.

Tornò a casa e attese, pensando a cosa chiedere.

Mancavano dieci minuti all'appuntamento, ma lui era già lì. La segretaria gli disse di raggiungere l'ultimo piano. Prese l'ascensore e aspettò in una grande sala d'attesa. Dopo poco uscì il suo amico, che lo salutò dicendo: "Finn, vecchio mio, accomodati, spiegami cosa c'è che non va". Allora lui gli raccontò tutto, dal suo desiderio di vivere in un mondo ricoperto di verde e dei suoi problemi per riuscire ad arrivare su Marte. Quando finì il suo amico disse "Mi dispiace, ma non posso aiutarti, questo non è il mio settore".

Finn tornò a casa sconcertato. Si sdraiò sul divano e si mise a guardare un vecchio documentario sulla Terra, così bella e verde, proprio come suo nonno la raccontava. All'improvviso gli venne un'idea. Un macchinario in grado di pulire l'aria e di riadattarla alle esigenze delle piante. Prese i suoi vecchi libri sulla meccanica e sulla biologia e cominciò a progettare la sua invenzione. Se fosse riuscito nel suo intento, lo avrebbero sicuramente mandato su Marte per compiere ulteriori ricerche.

Lavorò giorno e notte e il tempo passò. Passò così in fretta che Finn non se ne accorse e il razzo decollò. Decollò senza di lui.

In quel momento era addormentato sul divano, con la TV accesa sul canale del telegiornale e il tavolo pieno di libri, cacciaviti e marchingegni che servivano alla sua invenzione.

SI risvegliò con il rombo dei motori del razzo. Seguì la scena con gli occhi spalancati. Tutti i suoi sforzi sprecati. Non gli restava che assistere alla partenza della navicella che avrebbe dovuto accompagnarlo alla felicità.

Dopo poco tempo si avvertiva una certa agitazione nell'aria, c'era stato un grande guasto ai motori. Cinque minuti dopo il razzo esplose, e con sé tutto il suo equipaggio.

I giorni seguenti passarono lenti, tristi; ci furono grandi funerali di stato per tutte le vittime dell'esplosione. Finn continuò la sua invenzione più piano, ma visto che per il momento Marte era lontano, sapeva che la sua invenzione era molto importante.

Passarono anni e lui riuscì nel suo intento. Finì il macchinario e lo distribuì in tutto il mondo.

Ormai la Terra è quasi tornata alla normalità e lui può addormentarsi felice in mezzo al verde che aveva sempre sognato.

Il sogno di una fugaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora