Ancora

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Una gelida coltre di nebbia lo stava avvolgendo. Sentiva su ogni millimetro della propria pelle l'artica e angosciante sensazione di glaciali respiri, freddi soffi d'aria sulla sua epidermide già ghiacciata. Udiva, in lontananza, come dei sussurri, come dei bisbigli, nella propria mente, che gli dicevano quanto tutta la sua vita fosse sbagliata, quanto lui fosse sbagliato. Si strinse le ginocchia tra le braccia, accostandole al busto, o almeno così gli sembrò, perché tutto, attorno a sé, pareva confuso, sfocato, distante.

D'un tratto, tra l'oscuro manto di quella foschia lugubre, comparve una figura. Alta, magra ed incredibilmente bella. In qualche modo gli pareva familiare.

In un batter d'occhio, si ritrovò in tutt'altro luogo. Era disteso su un prato, accanto a sé, Oikawa gli sorrideva coricato verso l'alto. Il suo sguardo si spostò tra di loro. Non erano molto vicini, ma le loro mani si stringevano, intrecciate in una calda sensazione di pace, sicurezza e serenità. A differenza di poco prima, non provava freddo, solo calore, non udiva bisbigli, solo il cinguettio di un uccellino e le risate dei bambini.

Stava bene e, per la prima volta, sorrise veramente.

Il rumore della sveglia lo riportò alla realtà, nella dura, crudele ed imbarazzante realtà in cui aveva baciato il suo migliore amico senza dare spiegazioni.

Sdraiato sul proprio letto, nel buio della propria stanza, ripensò al sogno che aveva fatto poco prima. Gli era già capitato molte volte di sognare Tooru, ma mai in quel modo così abominevolmente sdolcinato. Aveva pensato, quella notte, mentre tentava, alle due del mattino, di addormentarsi una volta per tutte, che, se proprio avesse dovuto sognare il castano, avrebbe immaginato di baciarlo ancora o di scappare da lui a gambe levate. Quelle dita tra le sue, però, erano in qualche modo più intime di un semplice bacio ed era questo che lo spaventava.

Durante tutte le ore che aveva trascorso in bianco a fissare il soffitto, si era posto numerosi quesiti, senza arrivare mai, però, ad una conclusione, forse a causa della stanchezza. Con la nascita di un nuovo giorno, anche quei pensieri risorsero nella sua mente: cosa provava per l'alzatore? Come doveva comportarsi di lì in avanti? Quel bacio andava a significare che gli piacevano gli uomini?

Si rigirò ancora tra le coperte. No. Non saltare a conclusioni affrettate. Il fatto che tu abbia voluto baciarlo non significa certo che ne sei innamorato o robe simili! Quell'idiota è oggettivamente bello, è solo questo il motivo della mia sbagliatissima reazione. Oggi mi basterà comportarmi come al solito e tutto andrà al proprio posto.

Solo in quel momento si rese conto che, in effetti, era un giorno di scuola e che, quindi, era inevitabilmente in ritardo.

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Arrivò a scuola prima del suono della campanella, quando tutti i suoi compagni erano già arrivati. Con "tutti", ovviamente, presumeva anche lui, la persona che più avrebbe voluto evitare in un momento simile. Il cuore gli martellava nel petto, mentre i suoi occhi saettavano con circospezione da una parte all'altra del cortile, alla ricerca del volto che quella notte gli era apparso sorridente in sonno.

Tra tutti quei visi sconosciuti e confusi, udì una voce:-Iwa-chan!- Aveva gridato, provocando in Iwaizumi l'accelerare improvviso del suo battito cardiaco. Sobbalzò. Ok. Si disse. Mantieni la calma, adesso. Fai un bel respiro profondo e vai da lui, comportati come se nulla fosse successo. Inspirò tutta l'aria che gli fu possibile inalare e camminò nella direzione di quel suono.

Passo dopo passo, arrivò fino a tre figure molto familiari, due di esse intente a ridere a crepapelle. Rimase di stucco, a quella vista. Hanamaki e Matsukawa quasi non si reggevano in piedi, mentre lo guardavano in faccia e scoppiavano in un altro attacco di ridarella. -Non ci credo, hai visto che faccia?- Balbettò il primo, additando colui che era appena arrivato, rivolto all'amico. -Ci è cascato in pieno!

~❀ «Baciami ancora» Iwaoi ❀~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora