La nascita di un mostro

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Ogni tanto credeva di vederlo. Lì in un angolo della stanza, seduto a borbottare col suo solito caratteraccio e dare istruzioni sul lavoro da svolgere in clinica. Spesso lo incitava a tornare ai suoi esperimenti, ad allontanare i malati ed i feriti per concentrarsi sulla ricerca e la sperimentazione. 
Era ben consapevole della morte del nonno, eppure quelle sostanze alchemiche gli creavano allucinazioni così dannatamente realistiche: inizialmente eran solo ricordi, poi divennero sussurri e poi ancora apparizioni. Era certamente strano, ma non gli dava fastidio, anzi a volte assumeva sostanze col solo scopo di vederlo e ricevere istruzioni su come comportarsi. Cose che in realtà sapeva lui, ma a causa dello stato in cui era aveva bisogno di creare un'immagine mentale che gliele imponesse, altrimenti non avrebbe avuto la lucidità per pensarle.

Quest'abitudine continuò per settimane, finché non si risvegliò dagli effetti delle droghe mentre compiva esperimenti su un senzatetto vivo: cosa diavolo gli era passato per la testa mentre era sotto l'effetto dei mutageni? Il ragazzo si spaventò a morte: come era stato possibile che le sostanze gli avessero fatto ignorare i suoi pochi ideali nobili rimasti? Aveva giurato che non avrebbe mai fatto del male a nessuno, eppure era finito a pagare un poveraccio per fare esperimenti su di lui. Ma era la prima volta? Oppure aveva già agito in modo simile, privo di senno? Terrorizzato da ciò, decise di chiudere la clinica fino a data da destinarsi.

Una sera si chiuse in camera e gettò via la chiave, per evitare di ripetere azioni meschine sotto l'effetto di stupefacenti. Si denudò e si mise davanti allo specchio: il suo corpo era pieno di cicatrici e suture dovute ai suoi esperimenti di spostamento e inspessimento dei tessuti interni, niente di strano. Non notando nulla di strano, si girò per guardarsi la schiena e qui rimase impietrito: dietro la spalla destra c'era una grumo, una sacca di sangue violacea che su due piedi diagnosticò come un tumore in fase avanzata, che non gli procurava il minimo dolore. Tuttavia non ebbe il tempo di disperarsi e di temere per la sua vita, perché girando completamente la schiena verso lo specchio, altro catturò la sua attenzione: al centro della schiena, sulla colonna vertebrale, gli spuntavano due ali simili a quelle dei pipistrelli e scoprì di poter muovere un minimo e con grande sforzo. Erano comunque troppo piccole per permettergli di volare. 

Sconvolto da queste scoperte, decise di assumere subito le sostanze, per vedere cosa sarebbe successo una volta perso il lume della ragione: aveva modificato il mutageno in modo tale da rimanere cosciente delle sue azioni, pur non avendone il controllo. Bevve.
Subito sentì una fitta dolorosa alla schiena che lo piegò in due, poi come se le ali fossero cresciute leggermente. Tornò dritto e si guardò negli occhi, che non erano più azzurri, ma rosso sangue: la sua pelle si stava tingendo di un color violaceo mentre i suoi denti crebbero fino a diventare zanne, che faticavano a rimanere all'interno della bocca. Lo sconcerto lo fece barcollare all'indietro, ma si arrestò non appena vide che anche le sue unghie erano diventati artigli affilati e in quel momento sentì venir meno il controllo del suo corpo.

"Oh ciao nipote, come stai? Fatto qualche esperimento interessante?" disse la figura bestiale nello specchio "Ah scusa, dimenticavo... sono io ad avere il controllo, tu adesso non puoi parlare. Beh, di questo ti devo ringraziare. Condividiamo la stessa testa, per cui se hai qualcosa da dire, pensalo, io ti sentirò"

"C-Cosa sei? Perché stai usando e modificando il mio corpo a tuo piacimento?"

"Come "cosa"? Sono il tuo caro nonnino, o almeno ciò che ne rimane nei tuoi ricordi... sono qua per allievare il tuo stress e aiutarti, nel tuo lavoro e negli esperimenti. Non ti preoccupare"

"I tuoi metodi non mi sono mai piaciuti, non ti permetterò di fare qualsiasi cosa tu voglia"

"Oh, perdonami, quella volta dovevo ancora comprendere la situazione, ho agito d'impulso... non ti preoccupare, la mia esistenza dipende dalla tua, per cui farò qualsiasi cosa per proteggerti, oltre ad aiutarti nel lavoro. Inoltre, qualora qualche tuo "alto ideale" ti impedisse di perseguire la ricerca della conoscenza... Ma comunque, vediamo di realizzare qualcosa di utile" e si mosse verso il laboratorio. La porta chiusa non fu minimamente d'intralcio, sfondò la serratura senza troppo sforzo.

"Ehi, quella costa!"

"Coi soldi che faremo grazie alle nostre scoperte potrai comprarti una reggia, altro che una stupida serratura"

"Da quanto tempo esisti? Cosa hai fatto prima che mi accorgessi che c'era qualcosa di sbagliato?"

"Un paio di settimane, direi. Niente di che, ciò che ho realizzato son tutti progetti che ti giravano per la testa da un po'. D'altronde son pur sempre una parte di te, non le mie idee sono le tue e viceversa."

"Quindi le ali dovrebbero effettivamente arrivare a farci volare, un giorno. Invece quel tumore deve essere uno di quegli esperimenti per creare la vita"

"Esatto. Dato che sapevo avresti avuto da ridire, ho usato il nostro corpo come base. Gli ho dato la forma di uno scorpione. Ho sempre desiderato uno scorpione" disse sorridendo innocentemente, ma risultando comunque minaccioso per via delle zanne.

"Ti terrò d'occhio, vecchio. Almeno finché non scoprirò come mandarti via. Dovresti essere morto da un pezzo."

"Così mi ferisci, ragazzo. Non eravamo amici, oltre che parenti? Non ti preoccupare, mi prenderò ancora cura di te." disse la creatura, con un ghigno. 
"Ripeto, la mia esistenza dipende solo da te, non permetterò che ti accada qualcosa e farò sempre in modo che tu ti possa fidare di me. Anche se i nostri metodi non sono gli stessi, il nostro obiettivo è comune: potenziarci sempre di più, diventando l'essere umano perfetto, in barba a Irori!"

"Non sdegnare il Maestro, Lui è colui che mi ha guidato, fin da bambino, per mezzo della bontà dei miei genitori"

"Oh suvvia, non sei un prete idiota, sei un cazzo di alchimista! Noi abbiamo un modo tutto nostro di ricercare la perfezione" e nel frattempo si stava incidendo il braccio per realizzare un esperimento lasciato a lungo in sospeso: "tatuaggi" di naniti mobili ed in grado di illuminarsi come candele. 

Kalkstein: le origini del mostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora